Latina

La costruzione delle dighe causa nuove povertà e sfollamento ambientale

Brasile: crescono i conflitti per l'acqua

I casi del Maranhão e del Rio São Francisco
4 settembre 2010
David Lifodi

In Brasile, paese da sempre attraversato da forti disuguaglianze sociali, nei primi sette mesi del 2010 sono aumentati i conflitti sociali. A divulgare dati e cifre assai preoccupanti è stata la Commissione Pastorale della Terra (Cpt) che, nella sua indagine denominata "Conflitos no Campo", ha denunciato un aumento del numero dei conflitti per l'acqua e per la terra ed un incremento costante della violenza nei confronti di indigeni, piccoli agricoltori e comunità contadine.
Il motivo principale del contendere è l'acqua. La relazione della Cpt, a cui ha dato ampio risalto Adital, sostiene che dai 22 conflitti per l'oro blu nel 2009 siamo passati ai 29 dal 1 Gennaio al 31 Luglio 2010. Inoltre, il numero delle famiglie coinvolte nei conflitti per l'acqua è passato da poco più di ventimila ad oltre venticinquemila. E ancora: la maggior parte delle guerre per l'acqua che si combattono in Brasile sono dovute soprattutto alla costruzione delle dighe, che nel 2010 stanno interessando finora ben 14 stati della federazione.
Una delle ultime usinas hidrelétricas attualmente in costruzione si trova nella città di Estreito, (Maranhão), e dovrebbe sorgere al confine con lo stato di Tocantins. I problemi derivanti dai lavori per la diga, che sarà pronta probabilmente in ottobre, sono quelli già riscontrati in tante circostanze simili: sfollamento ambientale, zero risarcimenti per le famiglie che vivono nella zona, aumento della violenza. La diga, spiegano quelli del Mab, il Movimento dos Atingidos por Barragens, che ha fatto della lotta alle centrali idroelettriche la propria bandiera, fa parte del discusso Programa de Acelaração do Crescimento (Pac), un insieme di grandi opere volte, secondo il Planalto, a far crescere la già forte economia brasiliana. In realtà la crescita economica avverrà ad un prezzo molto alto: già circa 1150 famiglie (in maggioranza comunità di pescatori) non hanno ricevuto alcun indennizzo per lo sgombero, mentre hanno ottenuto un risarcimento garantito coloro che potevano dimostrare, documenti alla mano, di essere proprietari di un appezzamento di terreno. Niente da fare, quindi, per occupanti di fazendas, ribeirinhos, barqueiros e barraqueiros, che cercano di vivere sfruttando soprattutto la vendita di birra, pesci ed altre cose ai visitatori della zona. Per alcune famiglie, denuncia il Mab, si tratta del secondo sgombero in poco tempo, in entrambi i casi per far posto alle dighe. La centrale non sconvolgerà solo la vita di Estreito, ma anche di Carolina (sempre nel Maranhão), e di dieci città nello stato di Tocantins. Allo sfollamento degli abitanti si sommano i gravi danni che subirà l'ecosistema: già adesso è diminuito fortemente il pescato di cui vivono le comunità di pescatori e le coltivazioni non hanno dato i frutti della terra sperati. Gli argomenti di coloro che sono favorevoli alla diga, dalle grandi imprese costruttrici alle istituzioni, sono i soliti ripetuti in queste situazioni: se le grandi opere, in questo caso le centrali idroelettriche, si fermano, lo sviluppo economico del Brasile subirà un duro colpo. Pensieri e parole dell'Advocacia Geral da União. L'ultimo tentativo del Mab sarà quello di chiedere un tavolo di confronto, il cosidetto Fórum de Negociação, ma le controparti non sembrano essere interessate.
Resta da sfruttare il clima da campagna elettorale ormai aperta: in Brasile in ottobre si terranno le presidenziali, ci sarà dunque un ricambio alla Camera Federale e al Senato, si voterà anche per i governi statali della federazione. Punta su questo l'Articulação São Francisco Vivo (Apsfv), che dopo una lunga battaglia ed il coraggioso sciopero della fame del vescovo Flavio Luiz Cappio negli anni scorsi, è in lotta contro la trasposizione del Rio São Francisco ed i progetti di falsa rivitalizzazione del fiume che vedono nel Projeto de Trasposição una soluzione al problema della carenza idrica del Semiárido. Così popoli tradizionali e movimenti urbani, indigeni e piccoli agricoltori riuniti nell' Apsfv hanno dato vita ad una serie di richieste indirizzate a tutti i candidati in corsa per le presidenziali, Congresso e stati della federazione, fondate su alcune questioni ineludibili: tutela di acqua, terra e territorio. "La campagna elettorale è una competizione tra gruppi di potere orientati solo all'interesse privato", ha scritto l'Articulação São Francisco Vivo, e per questo, stufi di "promesse vuote e di una crescente corruzione politica" hanno deciso di impegnare direttamente i candidati sulla tutela e sulla difesa dei beni comuni, soprattutto acqua e terra.
Proprio i dati sui conflitti per la terra, anche questi resi pubblici dalla Cpt, non sono incoraggianti: fino al luglio 2010 sono stati registrati ben 126 conflitti contro i 95 del 2009.

 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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