Honduras: 518 anni di resistenza indigena, nera e popolare…e continuiamo a lottare
Veglia di protesta del Copinh di fronte alle ambasciate di Stati Uniti e Spagna
14 ottobre 2010
Giorgio Trucchi
Il Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras, Copinh, ha realizzato una veglia a Tegucigalpa per commemorare "518 anni dall'arrivo degli invasori europei nel nostro continente". La veglia di protesta è stata fatta in tarda serata di fronte alle ambasciate degli Stati Uniti e Spagna. Con cartelli, striscioni, candele e slogan, uomini e donne di questa combattiva organizzazione hanno condannato "i genocidi, i saccheggi delle nostre ricchezze naturali, lo sfruttamento immisericordioso dei nostri popoli da parte dei paesi colonialisti e le oligarchie locali.".
"Siamo qui di fronte all'ambasciata nordamericana per condannare il progetto di morte che questo paese ha sviluppato per decadi contro il popolo honduregno e contro tutti i popoli che esigono libertà ed emancipazione", ha detto Bertha Cáceres, coordinatrice nazionale del Copinh.
Secondo Cáceres, bisogna continuare a segnalare le responsabilità dell'impero nordamericano e di quello europeo, perché come più di 500 anni fa, continuano a sviluppare "il colonialismo, saccheggiando i nostri paesi attraverso i trattati di libero commercio, colpi di Stato e l'occupazione militare.
Inoltre, con le loro multinazionali continuano a promuovere progetti di morte, come il settore minerario, la privatizzazione dell'acqua, la distruzione dei boschi e il saccheggio della nostra cultura, conoscenza e diversità biologica.
Si vuole ostacolare il nostro diritto a essere sovrani e sovrane -continuò la coordinatrice del Copinh-, ad avere autodeterminazione. Queste potenze rappresentano nel mondo l'impero della morte, dell'avidità e del saccheggio".
Per il Copinh, il 12 ottobre non è il Giorno della Razza e ancora meno della Scoperta dell'America o dell'Incontro tra Razze, bensì è un giorno di Resistenza.
"Commemoriamo il giorno della resistenza indigena, nera, meticcia e popolare in tutto il continente. Continuiamo a lottare contro l'occupazione, come ci hanno insegnato Lempira, Mota, Barauda, Cincumba, Copan Calel e tutti i nostri liberatori e liberatrici", ha affermato Cáceres.
In un comunicato diffuso dal Copinh, si sottolinea che il progetto di dominazione è accompagnato da colpi di Stato. “Ci hanno provato in Venezuela, ci sono riusciti in Honduras e poco fa ci hanno provato in Ecuador.
Lo abbiamo detto fin dall’inizio: l’Honduras è stato un copione da seguire nel futuro per imporre il progetto di dominazione e continuare a impadronirsi delle nostre risorse. Ora cercano di mostrarsi interessati a un’Assemblea Costituente, che non è quella che vuole il popolo.
Serve invece a rafforzare lo stesso progetto di dominazione e saccheggio", ha denunciato la coordinatrice del Copinh.
La Rifondazione è la via
Nel comunicato, l'organizzazione indigena e popolare ha evidenziato che i popoli continuano la resistenza, "rafforzando la lotta per la costruzione di società più giuste e più umane".
Nel caso specifico dell’Honduras, il Copinh, insieme a un'infinità di organizzazioni che integrano la Resistenza, promuove la rifondazione di un paese che deve essere "multiculturale, multilingue, in cui si promuova la democrazia interculturale, con il diritto alla partecipazione diretta dei nostri popoli mediante un’Assemblea Nazionale Costituente plenipotenziaria, indipendente, popolare e democratica", spiega il testo del comunicato.
L'obiettivo è di creare una nuova Costituzione della Repubblica, "che generi un patto politico in cui si definisca che le ricchezze naturali sono dei nostri popoli e non dell'oligarchia o delle multinazionali".
Che permetta inoltre "i referendum revocatori delle cariche istituzionali, che riconosca i diritti delle donne, dei giovani, dei bambini e delle bambine, che ridistribuisca in modo equo la ricchezza, mettendo fine ai privilegi delle oligarchie nazionali, che tanto danno hanno fatto ai nostri paesi".
Allo stesso modo,il Copinh chiede una Costituzione "che restituisca la sovranità alla patria, obbligando le truppe straniere a ritirarsi e che ci permetta l'integrazione regionale con i paesi e i governi democratici e popolari della nostra America".
Il Copinh chiede, infine, che finisca l'impunità di chi viola i diritti umani, dei corrotti e di chi ha "propiziato colpi di Stato". E anche che la nuova Costituzione "riconosca la proprietà comunitaria, i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, che protegga l'ecosistema e contribuisca a frenare il cambiamento climatico", spiega il documento.
"Il fine della lotta di resistenza è la rifondazione dell’Honduras e l'Assemblea Costituente è uno strumento per raggiungere questa meta. In questo senso –ha concluso Cáceres- è necessario che a questo sforzo partecipino tutti i settori in resistenza, senza esclusioni.
Dobbiamo sviluppare processi partecipativi, orizzontali, in cui ci siano dibattito e critica costruttiva, perché sono gli elementi che ci fanno crescere".
Nel comunicato, il Copinh ha anche rivolto un appello al coordinatore del Fronte nazionale di resistenza popolare, Fnrp, ed ex presidente Manuel Zelaya Rosales, affinché "nonostante tutti i rischi e le persecuzioni giudiziarie contro di lui, ritorni nel paese e contribuisca, dall’interno, alla rifondazione della patria, poiché il momento è cruciale e c’è bisogno della sua presenza".
Note: © (Testo e foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua www.itanica.org )
Galleria fotografica: http://nicaraguaymasespanol.blogspot.com/2010/10/honduras-12-octubre-copinh-protesta.html
Documento originale in spagnolo: http://nicaraguaymasespanol.blogspot.com/2010/10/518-anos-de-resistencia-indigena-negra.html
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