Latina

I sondaggi danno il candidato tucano in rimonta

Ballottaggio in Brasile: grandi manovre per sconfiggere Serra

Pesa l’incognita del Partido Verde sul voto del 31 Ottobre

17 ottobre 2010
David Lifodi

 A due settimane dal ballottaggio del 31 Ottobre la vittoria di Dilma Rousseff non sembra essere così scontata come invece tutti pensavano in un primo momento. In ogni caso, da una parte e dall’altra sono in corsa grandi manovre nel tentativo di conquistare il Planalto. Da destra, i sostenitori di José Serra, candidato per il Partito Social Democratico (Psdb) cominciano a sperare in una rimonta che avrebbe del clamoroso. Dilma viene infatti data ancora come vincente, ma il suo vantaggio sull’esponente tucano si è ridotto a non più di 5-6 punti percentuali, almeno secondo gli ultimi sondaggi. Sulla presunta rimonta di Serra influirebbe la martellante campagna della grande stampa, che non si limita a ritirare fuori il vecchio passato da guerrigliera della Rousseff, che pure nel tempo ha talmente moderato le sue posizioni fin quasi ad avvicinarsi al centro più che alla sinistra. I media insistono infatti sullo schieramento della candidata petista a favore di aborto e matrimoni omosessuali anche tramite campagne pubblicitarie piuttosto truculente in cui sullo sfondo del simbolo del Pt appare un feto morto e sporco di sangue. In una corsa volta esclusivamente a distruggere l’avversario, Dilma si è impegnata a dichiarare frettolosamente la sua contrarietà ad aborto ed unioni gay, con buona pace della comunità lgbt che pure aveva chiesto un impegno concreto a tutti i candidati, fin dal primo turno, a sostegno dei loro diritti. Inoltre, resta l’incognita sull’orientamento dell’elettorato di Marina Silva, la cui maggioranza sembrerebbe intenzionata ad appoggiare Serra indipendentemente dal pronunciamento delle ex-seringueira. La cosa non sorprende, perché il Partido Verde, la cui visibilità prima di queste elezioni era pari allo zero, è sempre stato alleato della destra e con la candidatura indipendente della Silva ha fatto però un acquisto vincente. Da qui le accuse alla stessa Marina di buona parte della sinistra in quanto la compagna di lotte di Chico Mendes avrebbe finito per essere funzionale al gioco del Psdb. Secondo un sondaggio di Datafolha risulterebbe che dei venti milioni di elettori che hanno votato per la Silva al primo turno, il 51% appoggerebbe Serra e solo il 22% starebbe dalla parte di Dilma Rousseff. Nonostante la pupilla di Lula non accenda gli entusiasmi del popolo di sinistra, che pure ha votato in massa alle parlamentari portando molti dei suoi rappresentanti al Congresso come mai era successo, l’obiettivo primario resta quello di sbarrare la strada a Serra a qualsiasi costo. Un manifesto di artisti e intellettuali pro Rousseff comincia spiegando che al primo turno molti di loro hanno votato candidati e partiti diversi, ma adesso è il momento di sostenere Dilma. Firmato, tra gli altri, da Frei Betto e Leonardo Boff (solo per citare alcuni dei nomi più noti), l’appello giustifica l’appoggio al Dilma “per consolidare le politiche di inclusione sociale, sviluppo sostenibile e sovranità in politica estera”, nonostante su quest’ultimo punto il Brasile lulista da tempo cerchi di giocare un ruolo di potenza sub-imperialista. Anche il quotidiano Brasil de Fato ha capito che la vittoria di Serra significherebbe un passo indietro per il Brasile in termini di conquiste sociali e diritti fondamentali, a partire dalla criminalizzazione dei movimenti sociali già portata avanti scientificamente in molti stati del paese, ma che ha subito una battuta d’arresto, perlomeno nel Rio Grande do Sul, con la sconfitta di Yeda Crusius, una delle più pericolose rappresentanti del Psdb che ha attaccato pesantemente e in più di una circostanza il Movimento Sem Terra. Si è mobilitata anche la parte progressista della Chiesa, da Dom Balduino (presidente onorario della Commissione Pastorale della Terra) a Pedro Casaldáliga, storico rappresentante della Teologia della Liberazione. Nel “manifesto dei cristiani, cristiani evangelici e cattolici a favore della vita”, sottoscritto da teologi, sociologi e docenti universitari, spiegano che “la gestione tucana si è sempre caratterizzata per l’arroganza dell’attaccamento alle politiche neoliberiste e per l’insensibilità sulle grandi questioni sociali della popolazione povera”. Al contrario, “riteniamo che per il progetto di un Brasile giusto ed egualitario, l’elezione di Dilma rappresenterà un passo più grande dell’eventuale vittoria di Serra”. Resta infine da valutare l’atteggiamento del Psol (Partido Socialismo e Libertade) una delle componenti della sinistra antagonista travolta, insieme alle altre, dai risultati disastrosi del primo turno. Il partito opterà probabilmente per il voto critico a Dilma, come dovrebbe fare il deputato federale rieletto a San Paolo Ivan Valente, anche se sembra invece intenzionato a votare scheda bianca il candidato alla presidenza Plinio Arruda Sampaio, spazzato via durante la prima tornata elettorale. La dirigenza psolista considera comunque il successo di Serra come “l’avanzamento di un’offensiva neoliberista e conservatrice nel paese”, per questo alla fine potrebbe scegliere l’appoggio a Dilma, pur considerando il suo governo ugualmente ostile, ma lontano dalla repressione sistematica dei movimenti popolari che si avrebbe nel caso in cui il candidato tucano raggiunga davvero il Planalto.

 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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