Latina

Nicaragua: “Non c'è forza al mondo che possa fermare il dragaggio del Río San Juan”

Intervista con Edén Pastora
6 dicembre 2010
Giorgio Trucchi

  Edén Pastora durante l’intervista (Foto G. Trucchi)

La controversia tra il Nicaragua e il Costa Rica a causa del dragaggio del Río San Juan e di una presunta presenza di militari nicaraguensi in territorio costaricano, continua a generare forti tensioni tra i due paesi. Prossimamente il caso potrebbe approdare alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia (CIG).
 
L'ex comandante guerrigliero sandinista Edén Pastora è stato incaricato dall'attuale governo nicaraguense delle opere di pulizia del San Juan. In occasione del Foro “Progetto Nazionale: Dragaggio del Río San Juan”, organizzato dalla Facoltà di Scienze Giuridiche dell'Università Centroamericana (UCA), Pastora ha accettato di conversare con la Lista Informativa “Nicaragua y más”.

- Nel passato si è parlato molto del dragaggio del Río San Juan. Ora che comincia a essere una realtà il Costa Rica reagisce in questo modo. Si aspettava una reazione come questa?
- Veramente non me lo aspettavo. Sapevamo che ci poteva essere qualche tipo di reazione, ma mai all'estremo di accusarci di un’invasione, di ricorrere a organismi internazionali, né che ritornasse nuovamente alla Corte di Giustizia dell’Aia.

Non ci aspettavamo questa reazione violenta perché il Trattato Caña-Jeréz, i Lodi Cleveland e Alexander, la stessa risoluzione della CIJ del 2009 sono chiari e dicono che il Nicaragua ha il diritto di pulire il nostro Río San Juan. Ed è proprio quello che stiamo facendo.
 
- Tuttavia, il Costa Rica mantiene la sua posizione e addirittura ha presentato una denuncia  alla Corte Internazionale di Giustizia accusando il Nicaragua per delitti ambientali...
- Il Costa Rica si vende molto bene di fronte al mondo. Maneggia magistralmente i mezzi di comunicazione e vuole dimostrare di essere un grande difensore dell’ambiente. Ma la verità è che ha depredato la sponda destra del San Juan, con la sua industria agropecuaria ha permesso la sedimentazione, ha causato l'erosione e l'inquinamento.
 
Tutte queste cose le abbiamo raccolte in un Libro Bianco che ha realizzato il Dipartimento di Storia dell'Esercito del Nicaragua. In questo libro dimostriamo che il Costa Rica ha provocato gravi danni ambientali al Río San Juan. Presentiamo le prove per contrastare le menzogne del Costa Rica.
 
- Quali sono gli obiettivi del Costa Rica in questo conflitto?
- Ci sono vari interessi. Da un lato ci sono interessi politici per occultare gli scandali che sono scoppiati in quel paese. Stanno tentando di sviare l'attenzione usando il conflitto con il Nicaragua. Dall’altro ci sono anche forti interessi economici.
 
Hanno investito molto denaro in questa zona, sfruttando le nostre acque che sono deviate verso il Río Colorado. Risanando il nostro fiume e recuperando la sua portata e corso storico, il Costa Rica subisce un duro colpo economico. Temono inoltre di essere frenati nella loro politica espansionistica ed è per questo che si rifiutano di definire i confini.

- Si è parlato di interessi di altri paesi, come per esempio Colombia e Honduras...
- L'atteggiamento del Costa Rica di piegarsi agli interessi della Colombia e di stare in linea con le politiche dell’Honduras ci dà la sensazione di essere circondati da nemici. Con la loro politica espansionista, questi tre paesi vogliono ridurre il nostro mare territoriale al volume di una vasca da bagno. Ci sono inoltre interessi maggiori contro il progetto dell'Alba.
 
- Si è parlato anche di presunti interessi del crimine organizzato e del narcotraffico nel promuovere questo conflitto...
- Qualcosa di strano c’è. Così come è strano che il Costa Rica stia proteggendo Agustín Reyes Aragón, il capo della banda e della struttura che gestiva il sistema logistico del narcotraffico alla frontiera tra Nicaragua e Costa Rica. È per questo che è necessario che le nostre truppe rimangano nella zona per (combattere) il crimine organizzato, il traffico di armi. Disgraziatamente, le autorità e la Polizia del Costa Rica non vogliono coordinare azioni con il Nicaragua.
 
- In Costa Rica hanno spiccato un mandato di cattura contro di lei per presunti danni ambientali. Ha paura che possa accaderle qualcosa?
- Io non sono costaricano e non ho fatto niente in Costa Rica. Questo mandato non ha nessun valore e non c'è la possibilità fisica di potermi arrestare. Dovrebbero invadere il Nicaragua ed ammazzarmi per potermi catturare.
 
- La controversia tra i due paesi ha unito i vari settori della società e della politica nicaraguense. Tuttavia, in queste ultime settimane l'opposizione ha iniziato a criticare la strategia del governo. Il deputato Eduardo Montealegre ha addirittura messo in dubbio la sua capacità di realizzare il dragaggio del fiume. Che cosa pensa di questo atteggiamento?
- È una minoranza. Ci sono sempre servi, vendepatrias e politici che vogliono approfittare delle problematiche internazionali per fare politica nazionale. Montealegre ha criticato mezzo mondo, non solo me. Sono atteggiamenti di persone che non hanno uno spirito nazionalista e per le quali l’unico interesse è il denaro.
 
- Continuerà il dragaggio?
- Non c'è forza al mondo che possa fermare questa opera di pulizia del fiume. È un nostro diritto, riconosciuto dal mondo, dalla Corte dell’Aia, dai trattati e dai Lodi. Porteremo altre draghe e lavoratori. È una decisione del Presidente (Ortega) e nessuno ci può fermare.
 
- Nemmeno il Costa Rica?
- Nessuno, anche se dobbiamo differenziare  il popolo costaricano dagli xenofobi, un settore molto ridotto che controlla i mezzi di comunicazione, e i politici che hanno uno spirito espansionista. Per noi è un problema storico. Noi non abbiamo mai invaso il Costa Rica, non gli abbiamo mai tolto un solo centimetro di terra. Sono loro che invece  ci hanno spogliato di grandi estensioni di terra, come il Guanacaste e Nicoya, la sponda destra del Río San Juan. Sono loro che non desistono, che continuano a insistere e che non ci lasciano in pace. 
 
- In questo conflitto si è dimostrata, ancora una volta, la debolezza dell'Osa...
- L'Organizzazione degli Stati Americani non ha funzionato per il caso delle Malvinas (Falkland), né durante il colpo di Stato in Honduras e non funziona in questo caso. Ci sono state una votazione e una risoluzione sbagliate ed è per questo motivo che ricorreremo alla Corte di Giustizia dell’'Aia. Abbiamo bisogno di un altro organismo che rappresenti veramente gli interessi di noi latinoamericani e caraibici, senza Stati Uniti né Canada. 


- Per concludere, lei ha vissuto molte tappe nella sua vita. Figura storica nella lotta contro Somoza, ha imbracciato le armi contro il FSLN negli anni 80 e ora sta nuovamente collaborando con il governo sandinista di Daniel Ortega. Che cosa le ha fatto cambiare idea? 
- Io continuo a essere lo stesso sandinista e nazionalista di sempre. Ho combattuto la dittatura di Somoza e più tardi, gli errori della Direzione Nazionale (del FSLN). Non ho combattuto il sandinismo, né Daniel (Ortega), bensì gli errori di un comando collegiale. Ora, Daniel (Ortega) sta facendo ciò che io speravo facesse negli anni 80 e sarebbe assurdo ed erratico da parte mia se non lo sostenessi.

Note: © (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )

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