Latina

Due morti tra gli occupanti del Parco Indoamericano

Argentina: a Buenos Aires le squadracce di Macri assaltano i migranti

Le responsabilità del governatore della capitale e quelle del kirchnerismo

17 dicembre 2010
David Lifodi

Il Parco Indoamericano è un enorme contenitore pieno di rifiuti, erbacce, macerie e detriti. Le cronache argentine lo descrivono così, un luogo di sporcizia e degrado. Eppure proprio lì centinaia di famiglie migranti peruviane, boliviane e paraguayane sono state costrette a rifugiarsi, senza avere un tetto sulla testa, per sollevare l'attenzione sulla necessità di ottenere la garanzia alle case popolari. In pochi giorni Villa Soldati (il quartiere dove si trova il Parco) è diventata un campo di battaglia. Squadre paramilitari, Polizia Federale e Metropolitana hanno represso, in forme diverse, ma accomunate dalla stessa violenza, le centinaia di migranti che avevano dato vita all'occupazione del Parco: il saldo è stato di due morti, Bernardo Salgueiro, paraguayano di 22 anni e Rosemary Churupuña, boliviana di 28 anni.

Mauricio Macri, governatore di Buenos Aires e uomo forte della destra porteña, è il principale responsabile di quanto accaduto. Ha sobillato la gente del quartiere contro i migranti al grido di "fuera bolivianos y peruanos", ha definito l'immigrazione nella capitale argentina come la principale responsabile di tutti i mali di Buenos Aires, infine ha lasciato irresponsabilmente campo libero alla polizia. Le sue dichiarazioni sono state duramente stigmatizzate dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che ha ricordato a Macri che la stessa Costituzione argentina si richiama al dovere di promuovere e garantire il benessere per tutti coloro che vivono sul suolo argentino. E ancora, la legge in tema di immigrazione approvata proprio quest'anno in Argentina garantisce al migrante condizioni di uguaglianza e diritti al pari della popolazione indigena, compreso il diritto all'assistenza da parte dello Stato. Sul governatore di Buenos Aires pesa più di un'ombra. Già da tempo Macri aveva creato le Unidad de Control del Espacio Público, vere e proprie ronde armate nate per condurre operazioni di pulizia sociale nella città picchiando e sgomberando poveri e più in generale la popolazione marginale dalle strade della capitale. Ora queste squadracce, composte anche da elementi di spicco delle barras bravas (gli ultras delle squadre di calcio) e personaggi rimasti addirittura legati alla dittatura militare, sono stati riciclati per condurre assalti ai migranti armati di pistole e fucili. In questa operazione il governatore bonaerense però ha evitato di sporcarsi le mani personalmente, coinvolgendo invece in prima linea anche elementi del sindacato giallo Sutecba (Sindicato Único de Trabajadores de la Ciudad de Buenos Aires), conosciuto più per la messa in atto di pratiche vessatorie nei confronti di quei lavoratori "colpevoli" di preferire altre organizzazioni sindacali che per l'attitudine alle normali attività legate al mondo del lavoro. Infine la Polizia Metropolitana, agli ordini diretti di Macri, sarebbe la principale responsabile dell'omicidio dei due giovani migranti provenienti da Paraguay e Bolivia. Fin qui le responsabilità di Macri e del macrismo come fenomeno politico in grado di scatenare i peggiori istinti sociali di fasce sociali povere (gli abitanti di Villa Soldati) contro persone più povere di loro.

Alcuni siti internet di movimento argentini, tra cui Prensa de Frente e Argenpress, puntano però il dito anche contro le politiche sociali del kirchnerismo, responsabile "per non aver risolto la grave situazione di ingiustizia strutturale che sfocia in forti sacche di disuguaglianza ancora presenti". In particolare si contesta al governo nazionale e al partito kirchnerista il tentativo di ridurre la violenza xenofoba di cui sono stati vittime i migranti ad un problema esclusivamente di ordine pubblico, sia concordando con il Consolato boliviano e paraguayano lo sgombero dell'area per evitare ulteriori scontri sia per il rimpallo di responsabilità tra la Polizia Federale e Metropolitana con la prima alle dirette dipendenze del governo nazionale e la seconda agli ordini di Macri, ma costretta a subire una perquisizione disposta dalla magistratura in seguito all'omicidio di due degli occupanti del Parco. Inoltre, si rimprovera all'esecutivo kirchnerista la volontà di porsi come mediatore e pacificatore sociale senza però adoperarsi in concreto per evitare ai migranti di subire gli attacchi di Polizia Federale e squadre paramilitari. In sostanza, si richiedeva al governo una soluzione politica che cogliesse l'occasione per fare luce sulle difficili condizioni di vita e sul disprezzo di cui sono oggetto gli immigrati provenienti dai paesi più poveri del continente latinoamericano in territorio argentino e questo, secondo Argenpress e Prensa de Frente, non è successo.

Le organizzazioni popolari si augurano che dai fatti tragici di Villa Soldati possa nascere una forte mobilitazione per il diritto all'abitare di porteños e migranti sia nella capitale sia in tutti i grandi centri urbani del paese dove la popolazione che vive ai margini delle strade è un fenomeno ancora purtroppo ben presente. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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