Latina

Honduras: Che cosa c'è in gioco nel Bajo Aguán?

Le ultime settimane di dicembre 2010 sono state di forte tensione nel Dipartimento di Colón, zona Atlantica dell'Honduras.
6 gennaio 2011
Giorgio Trucchi

Comunità Guadalupe Carney - Trujillo - Honduras (Foto Rel-UITA)

Le ultime settimane di dicembre 2010 sono state di forte tensione nel Dipartimento di Colón, zona Atlantica dell'Honduras. Una zona il cui capoluogo, Tocoa, era stato ribattezzato come la "capitale della Riforma Agraria". Una zona in cui le compagnie multinazionali e i latifondisti locali hanno gradualmente "recuperato" le terre donate ai contadini, molto spesso usando stratagemmi legali, la corruzione e la repressione generalizzata. Una zona, infine, in cui non è in gioco solamente il futuro di migliaia di famiglie contadine impoverite, ma anche quello della maggioranza del popolo honduregno. 
 
La Lista Informativa "Nicaragua y más" ha conversato su questo tema con Wilfredo Paz, attivista sociale e membro del Comitato Esecutivo del Fronte nazionale di resistenza popolare, Fnrp. 
 
- Che cosa rappresenta per l'Honduras la Valle dell'Aguán e le lotte che qui si stanno portando avanti? 
- Le organizzazioni contadine di questa zona hanno un sistema organizzativo e una proiezione della loro lotta molto più combattiva ed effettiva che nel resto del paese. I poteri di fatto che dominano il paese vedono la Valle dell'Aguán come un grave problema per i loro affari, un focolaio che temono possa crescere ed estendersi. Pertanto, per questi settori retrogradi è strategico sconfiggere le organizzazioni contadine e il movimento popolare nell'Aguán, perché in questo modo assesterebbero un duro colpo a tutto il movimento popolare honduregno. 
 
- Una lotta strategica che i gruppi egemonici e le forze repressive dello Stato non possono perdere... 
- Per loro è strategico porre termine a questa lotta perché ha un alto contenuto politico e devono mantenere lo status quo esistente nel paese. L'oligarchia non può cedere, non può permettere che ci siano cambiamenti. In questo senso, questi settori che storicamente fanno parte del regime e che si sono consolidati dopo il 28 giugno 2009, stanno scoprendo tutte le loro carte e stanno perfezionando strategie per distruggere il movimento popolare e il movimento contadino. 
 
- E la loro arma migliore sembra essere la militarizzazione e la repressione. 
- Ci sono due tendenze. Una prima tendenza è quella del discorso vuoto e senza contenuto delle istituzioni. Porfirio Lobo dice che la soluzione del conflitto deve essere pacifica, tuttavia ciò che stiamo vedendo è che esiste una seconda tendenza, collegata con la prima, che privilegia l'uso della forza, delle armi, della repressione. Una vera e propria dichiarazione di guerra contro il movimento contadino. In questo modo è oramai più che evidente che chi comanda nel paese sono i militari, gli oligarchi, che impongono i loro interessi. Non importa se per farlo devono assassinare, violentare i diritti umani, né importa loro l'immagine che il paese mostra a livello internazionale. 
 
- Il sistema giudiziario fa parte di questa strategia? 
- Senza alcun dubbio. Gli operatori di giustizia in questa regione si vendono al miglior offerente e sono al servizio dei latifondisti. Al momento di firmare l'accordo tra il Movimento unificato contadino dell'Aguán (Muca) e Porfirio Lobo, c'erano circa 45-50 ordini di cattura contro membri delle organizzazioni contadine. Sono trascorsi sei mesi e gli ordini di cattura sono ora 350. Questo significa che da una parte chiedevano il dialogo, ma dall'altra facevano di tutto affinché la negoziazione fallisse, in modo da giustificare l'applicazione di misure repressive che, in tutto e per tutto, assomigliano a una versione aggiornata della Dottrina della Sicurezza Nazionale degli anni 80. Ogni azione o denuncia fatta dal movimento contadino e popolare viene considerata come "un'insurrezione" e in questo hanno il pieno sostegno dei governi degli Stati Uniti e della Colombia. 
 
- È stato tolto il blocco stradale indefinito e militarizzata la comunità Guadalupe Carney, simbolo di questa lotta. Cosa accadrà adesso? 
- Non potevamo rischiare nuove vittime, cosicché abbiamo deciso di optare per una ritirata strategica prima dell'arrivo dell'Esercito e della Polizia. Tuttavia, la lotta non finisce qui. Ritorneremo nuovamente a occupare le strade. Andiamo avanti con la nostra lotta fino a ottenere la smilitarizzazione della Valle dell'Aguán e risposte concrete alle richieste delle organizzazioni contadine.

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