Latina

Lunedì 24 Gennaio è morto monsignor Samuel Ruiz

Messico: Hasta siempre Don Samuel

Il ricordo di Tatic nelle parole di indigeni, zapatisti e movimenti sociali

29 gennaio 2011
David Lifodi

Festeggiano. In privato e in pubblico, perfino sfilando di fronte al feretro. Il loro è un falso cordoglio, è quello dei personaggi politici, locali e nazionali, dal governatore chiapaneco Juan Sabines Guerrero all'inviato personale del presidente Calderón, Luis Álvarez. Hanno deciso di dar luogo ad una sorta di passerella per salutare Don Samuel Ruiz, il vescovo degli indigeni e dei poveri scomparso lunedì scorso. L'Ezln lo ha sottolineato con forza nel suo toccante messaggio di saluto a "El Caminante", uno dei tanti nomignoli affettuosi con cui era soprannominato Don Samuel.

"Per molti anni sono stato come un pesce, dormivo con gli occhi aperti, guardavo e non vedevo", amava ripetere Ruiz, riferendosi alla trasformazione del suo pensiero quando, a soli 35 anni, fu nominato vescovo di San Cristobal de las Casas. Tatic (padre in lingua tzotzil) scoprì la complessa realtà del Sud-est messicano e del Chiapas in particolare, capì che gli indigeni valevano meno delle bestie (ed è ancora così per latifondisti, paramilitari e aristocrazia locale ad essi collegata) e da allora entrò nel solco di quella generazione di cristiani e credenti impegnati che non è mai stata complice di fronte alle violazioni dei diritti umani, civili e sociali in tutta l'America Latina, da Proaño a Hélder Camara fino a Romero, Juan Gerardi, Casaldáliga e il cardinale Arns solo per citare i più conosciuti. A questo proposito è significativa la testimonianza di Don Samuel in "Chiapas, perché?" pubblicazione curata dal gruppo Mani Tese di Lucca uscita nel 2000: "Da noi il problema non è come annunciare Dio a un mondo ateo, il nostro è un mondo credente, solo che qui abbiamo il <>, colui che non ha i diritti umani, colui che si trova calpestato. In che maniera annunciare qui il Vangelo? In queste circostanze il Vangelo non può che essere decisamente liberatore. Questo ci portò a far si che nell'assemblea di Medellin la Chiesa latinoamericana adottasse l'opzione per il povero (...) E' una posizione radicale che coinvolge fondamentalmente la Chiesa. Si parla di un'opzione, di una libera scelta, ma in realtà è un'opzione obbligatoria. Se non la facciamo, non siamo più figli del Signore, non saremmo più qui a servire dal punto di vista del Signore". Se la commozione delle autorità è stata finta, è invece autentica quella delle comunità indigene e dei movimenti sociali. "E' interminabile il fiume di persone che sfilano davanti al feretro del Tatic Samuel Ruiz. In migliaia, di ogni età e condizione sociale... un fiume di gente scossa", ha scritto Hermann Bellinghausen, storico inviato ed esperto conoscitore dello zapatismo per il quotidiano messicano La Jornada. Fondatore del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas nel 1988, universalmente conosciuto come Frayba, Ruiz ha dedicato la sua vita alla causa indigena e zapatista fino all'ultimo nonostante le continue minacce di morte ricevute. A gennaio 2010 si erano svolte le celebrazioni per il 50° anniversario della sua ordinazione episcopale a San Cristobal, alla faccia delle organizzazioni paramilitari e pseudo-cristiane, due su tutte Paz y Justicia e l'Ejercito de Dios, che non hanno mai cessato la loro pratica di guerra a bassa intensità volta a dividere quelle comunità indigene con cui Don Samuel aveva continuato a lavorare anche se dal 1 Maggio 2000 non era più vescovo del Chiapas per limiti di età. Vescovo dei poveri è l'appellativo che maggiormente è stato utilizzato a proposito di Tatic, ma forse è un po' riduttivo. Ruiz è stato "un profeta della giustizia e della speranza, lavoratore instancabile per la pace, il rispetto delle differenze e la difesa della terra", ha scritto Alainet, e lo ha ribadito con forza Raúl Vera, vescovo di Saltillo e collaboratore di Don Samuel a San Cristobal tra il 1995 ed il 1999 in un passo della sua appassionata omelia: "Tu, Tatic, sei stato perseguitato per aver seguito la causa della giustizia. Sei stato oggetto di ingiurie e calunnie e di innumerevoli persecuzioni, vituperi e insulti per aver difeso la causa di Gesù", identificata da Ruiz con quella dei popoli oppressi. Mediatore di rilievo tra i vari governi che si sono succeduti a Los Pinos presentando falsi piani di pace e l'Ezln, Ruiz ha ricevuto, tra gli altri, l'omaggio della comunità Las Abejas, che nel Dicembre 1997 subì una strage ad opera degli squadroni paramilitari mentre era riunita in preghiera nel municipio di Chenalho. Quella strage segnò uno dei passaggi più violenti nel conflitto tra lo Stato messicano e le comunità in resistenza, al pari dell'omicidio di Digna Ochoa, assassinata nel 2001 per il suo impegno a favore dei diritti umani in qualità di avvocato. Uno dei portavoce del Centro a lei intitolato ha dichiarato a La Jornada: "Il Tatic Samuel ci ha lasciato in eredità la lotta e la difesa dei diritti umani, e per la giustizia. Per questo i membri di questo centro seguiranno i passi del Caminante e sorvegliante dei popoli per proseguire nel processo di pace, giustizia e rispetto dei diritti umani dei popoli in Chiapas". Tuttora le organizzazioni per i diritti umani ricevono aggressioni e minacce continue, soprattutto il Frayba, mentre i vari governi messicani, ben prima della comparsa dell'Ezln, il 1 Gennaio 1994, avevano attaccato la Diocesi di San Cristobal. Scrive l'Ezln: "L'Esercito Federale non è rimasto indietro. Mentre finanziava, addestrava ed equipaggiava i gruppi paramilitari, si diffondeva la tesi che la diocesi seminava violenza". Uno degli episodi più surreali accadde in effetti quando i militari esibirono come prova del legame tra Ezln e Diocesi il "Vangelo secondo Marco" scambiandolo per Marcos.

Ruiz è stato interprete dei cambiamenti sociali avvenuti in Chiapas ed ha restituito la dignità alle popolazioni indigene: il lavoro del Frayba e della Diocesi di San Cristobal andrà avanti, anche se peserà l'assenza di una figura storica del Messico (e di tutto il continente latinoamericano) del nostro tempo. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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