Panama: modificato il Código de Recursos Mineros
L’offensiva minera prosegue in tutto il continente sudamericano. Dopo Honduras, Guatemala, Perù, Messico (e potremmo andare avanti a lungo), adesso tocca a Panama per volere del suo presidente Martinelli, ribattezzato ironicamente dai movimenti sociali Minerelli per la sua ferma volontà di riformare a qualsiasi costo il Código de Recursos Mineros. L’obiettivo è quello di sempre: favorire gli investimenti delle multinazionali straniere di settore nel paese.
Dieci giorni fa il Congresso panameño ha approvato le riforme da apportare al Código Minero a maggioranza schiacciante. Quarantadue voti favorevoli (quindici i contrari) hanno sancito quello che le imprese minerarie da tempo aspettavano: libertà di sfruttare a piacimento i territori da sempre abitati dalle comunità indigene e contadine. Il Cerro Colorado rappresentava il sogno proibito degli investitori stranieri almeno dal 2010 e proprio sul quel territorio, abitato dai popoli indigeni Ngóbe e Buglé, il presidente Martinelli aveva deciso di fare cassa e svendere le risorse naturali (insieme alla sovranità) del paese: conosciuto come la seconda riserva mondiale di rame, il Cerro difficilmente avrebbe resistito a lungo agli appetiti delle multinazionali. Inoltre, la mossa di Martinelli si colloca nel solco di un ventennio di politiche orientate verso le privatizzazioni di stampo neoliberale, ulteriormente accelerate quando il presidente di origine italiana è entrato in politica fino a vincere le elezioni che nel 2009 lo hanno consacrato alla guida del paese. A lui si deve la cosiddetta Ley Chorizo, una serie di norme capestro che, tra le altre cose, riducono fortemente i diritti dei lavoratori e diminuiscono, non casualmente, il potere di controllo dell'esecutivo in materia ambientale. I risultati della presidenza Martinelli sono pessimi secondo gli studi del professor Gandásegui (docente presso l’Università di Panama), pubblicati in un suo articolo per l’agenzia di notizie latinoamericane Adital: “A Panama la povertà estrema non esisteva, mentre dal suo insediamento il 20% dei panamensi vive in uno stato di miseria e quasi il 50% in condizioni di povertà”. Alle contestazioni rivolte verso
Le ultime notizie provenienti dalla Comarca indigena segnalano la presenza di infiltrati al solo scopo di provocare una situazione di caos: difficile pensare che ancora una volta non ci sia lo zampino di Minerelli.
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