Uruguay: la Ley de Caducidad resta in vigore
Un esito inaspettato e, per certi aspetti, incredibile, ha segnato la giornata del 20 Maggio in Uruguay: la Ley de Caducidad, sulla via dell'abrogazione in seguito al voto favorevole arrivato anche dal Senato nell'aprile scorso, continuerà a rimanere in vigore.
L'epilogo è arrivato dopo oltre quattordici ore di dibattito al Congresso uruguayano in cui 49 congressistas si erano schierati a favore dell'annullamento della legge e 49 contro. Il tema, in Uruguay, è stato da sempre oggetto di grandi discussioni poiché la Ley de Caducidad, detta anche Ley de Impunidad, varata nel 1986, concede l'amnistia ai militari legati alla dittatura e colpevoli di omicidi politici tra il 1973 ed il 1985. L'esito del voto resta inspiegabile perché il Frente Amplio, la coalizione di centrosinistra al governo del paese capeggiata dal presidente Pepe Mujica, aveva la possibilità di far cancellare la legge se tutti i suoi cinquanta congessistas avessero votato per l'abrogazione. Invece, a sorpresa, è stato proprio Víctor Semproni, deputato frenteamplista e soprattutto ex-guerrigliero che sotto il regime militare era stato anche torturato, a scegliere di astenersi, consentendo così alla Ley de Caducidad di non essere cancellata. Semproni ha motivato la sua scelta spiegando che non si sentiva di esprimersi contro la volontà popolare, favorevole a maggioranza al mantenimento della legge nelle due consultazioni del 1989 e del 2009. Resta da capire, inoltre, l'atteggiamento di Mujica, anche lui ex-tupamaro per anni nelle mani degli aguzzini della dittatura. Secondo alcuni il presidente aveva chiesto a Semproni di votare per l'annullamento della legge, attenendosi quindi alle direttive del Frente Amplio, altri invece sostengono che lo stesso Mujica non intendesse invalidare la Ley de Caducidad per equilibrare così l'amnistia concessa agli ex-guerriglieri. Di certo c'è che Semproni è stato accusato di disobbedienza di fronte ad un ordine di partito, e, soprattutto, che i circa settemila prigionieri politici torturati durante gli anni del regime militare non hanno ottenuto giustizia. Solo nel 2015, con il cambio di legislatura, si potrà tornare a parlare di eventuale annullamento per la Ley de Caducidad. La reazione dei familiari dei desaparecidos è consistita nell'urlare "traditori" ai congressistas non appena conosciuto l'esito della votazione. Tra l'altro, l'esito del voto è doppiamente oltraggioso per i parenti degli scomparsi e per la società civile uruguayana poiché, proprio il 20 maggio di ogni anno, a Montevideo viene organizzata una marcia in memoria dei desaparecidos. La manifestazione, lanciata per la prima volta nel 1995, intende ricordare l'assassinio di Zelmar Michelini ed Héctor Gutierrez (personalità di primo piano del Frente Amplio e del Partido Nacional) ed i tupamaros Rosario Barredo e William Whitelaw, uccisi il 20 Maggio 1976 durante il loro esilio a Buenos Aires. L'esito del voto lascia perplessi anche per il parere espresso, in rapida successione, sia dalla Corte Suprema di Giustizia sia dalla Corte Interamericana per i Diritti Umani: entrambe avevano giudicato l'Uruguay responsabile per la sparizione di María Claudia García, nuora del poeta argentino Juan Gelman. Un elemento in più che sembrava spingere Congresso e, più in generale, l'opinione pubblica, verso l'annullamento della Ley de Caducidad.
Purtroppo il 2015 è ancora lontano e l'Uruguay ha perso un'occasione storica per fare i conti con il proprio passato
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore.
Articoli correlati
- Anche un terzo dell’elettorato di centro-sinistra favorevole alle perquisizioni volute dalle destre
Uruguay: l'ossessione per la sicurezza contagia il Frente Amplio
Promosso sul tema un referendum per il 27 ottobre, in contemporanea con le presidenziali che sanciranno chi guiderà il paese dopo i cinque anni di governo neoliberista di Lacalle Pou.23 settembre 2024 - David Lifodi - Se ne è andato a 87 anni, l’uomo che svelò gli “Archivi del terrore” e il Plan Cóndor
Paraguay: Martín Almada, il cacciatore dei repressori
Prigioniero della dittatura stronista dal 1974 al 1978, ha dedicato la sua vita a smascherare i torturatori che tra la metà degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, uccisero un’intera generazione di lottatori sociali in America latina. Grazie a lui, la memoria non si cancella.29 aprile 2024 - David Lifodi - I primi mesi della presidenza Milei sono un incubo
Una motosega sull'Argentina
Milizie parapoliziesche, aggressioni, negazionismo in tema di diritti umani e indulto per i repressori. Lo denuncia, in un dossier, anche Amnesty International14 aprile 2024 - David Lifodi - Il presidente Obrador non vuol mettere in discussione le forze di polizia
Messico: i normalistas di Ayotzinapa senza giustizia
Obrador vuole la verità sulla strage dei 43 studenti avvenuta nel 2014, ma solo a parole e, per questo, i familiari degli scomparsi hanno sospendere qualsiasi forma di interlocuzione con il governo.26 febbraio 2024 - David Lifodi
Sociale.network