Costarica: il turismo di lusso sgombera le comunità ancestrali
Il turismo di lusso contro quello comunitario, colate di cemento alla faccia dei piani regolatori sostenibili, costruzione di enormi villaggi vacanza che portano allo sgombero delle comunità dai loro luoghi d'origine: accade in Costarica, dove gli interessi economici prevalgono sui diritti delle persone.
L'ondata privatizzatrice arriva in Costarica nel 2007 con l'approvazione del Trattato di Libero Commercio: da allora i municipi si sono sentiti autorizzati, con il consenso del governativo Ict (l'Instituto Costarricense de Turismo), a sviluppare politiche volte a sfruttare il territorio tramite investimenti selvaggi in campo turistico. Gli accordi con le imprese transnazionali, approvati da buona parte della classe politica costaricense, hanno condotto in breve tempo al saccheggio delle risorse del paese e agli sgomberi, negli ultimi giorni, delle comunità residenti nella municipalità di Garabito, adagiata sulla costa centro-nord del Pacifico. Gli sgomberi programmati dal governo hanno uno scopo preciso, quello di indebolire la resistenza delle comunità locali costiere, la cui sopravvivenza è legata alla pesca sostenibile, ai progetti di turismo solidale e comunitario, alla vendita dell'artigianato. Il Frente Nacional de Comunidades Costeras, impegnato in azioni di sensibilizzazione e denuncia, spiega che negli ultimi venti anni in Costarica il turismo si è sviluppato secondo due linee guida: costruzione di enormi complessi alberghieri nella zona costiera e azioni di speculazione immobiliare con la costruzione appartamenti residenziali da affittare o vendere agli stranieri. Le coste di Guanacaste e della provincia di Puntarenas sarebbero quelle maggiormente danneggiate da questo tipo di politica. Il Frente però non si è dato per vinto, coinvolgendo nella stesura del Proyecto de Ley de Territorios Costeros Comunitarios la chiesa cattolica e ben quattro università del paese, l'Universidad de Costa Rica, l'Instituto Tecnológico, l'Universidad Estatal a Distancia e l'Universidad Nacional. Il progetto di legge è incentrato sul controllo e la gestione comunitaria delle risorse e dei territori, prevede il diritto a vivere nelle zone oggetto di speculazione senza dover pagare tasse aggiuntive speciali e l'obbligo di consultazione delle comunità originarie prima che venga approvato un qualsivoglia piano regolatore. Inoltre, e questo è l'aspetto fondamentale, deve essere garantito il diritto all'abitare nella fascia costiera per coloro che vi risiedono da più di dieci anni: in questo modo ci sarebbe la possibilità di evitare gli sgomberi. Al Frente Nacional de Comunidades Costeras hanno aderito ben 58 comunità della zona, che negli ultimi mesi hanno lanciato una massiccia mobilitazione. Sono state organizzate iniziative di pressione quotidiana sui deputati, da quelli simpatizzanti con il Frente a quelli disinformati, passando per i politici schierati apertamente per la cementificazione del territorio e in appoggio agli investimenti del grande capitale straniero, ma anche marce dalla capitale San José a Puntarenas, e ancora incontri territoriali e l'adesione a coordinamenti internazionali con tematiche simili. Sempre il Frente si è fatto portavoce di un'istanza ai palazzi governativi affinché vengano rafforzati i progetti mirati alla pesca artigianale sostenibile e al turismo rurale e sia messa in discussione la Ley de Zonas MarítimoTerrestre. Quest'ultima, approvata nel 1977, presenta alcuni aspetti assai ambigui: se da un lato si proponeva infatti la tutela degli abitanti e delle comunità residenti in territorio costiero, dall'altro sono in molti ad interpretarla a proprio uso e consumo, cioè secondo uno sfruttamento intensivo del territorio in chiave turistica.
Di recente è stata creata una commissione governativa allo scopo di studiare le proposte del Proyecto de Ley de Territorios Costeros Comunitarios, ma al tempo stesso non sono state interrotte le azioni di sgombero delle comunità, molte delle quali, dopo aver vissuto per anni su quei territori, si trovano adesso nelle condizioni di sfollati ambientali.
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