Latina

I carabineros reprimono le proteste del movimento studentesco

Cile: studenti in piazza per un’istruzione pubblica, gratuita e di qualità

Il presidente Piñera scivola al 26% di consensi
7 agosto 2011
David Lifodi

Non siamo nel 1973, ma nell’Agosto 2011, eppure per le strade di Santiago del Cile tornano i carabineros, insieme all’utilizzo dei lacrimogeni e degli idranti. Il loro compito è quello di disperdere le proteste degli studenti, protrattesi da quasi due mesi nella capitale e in tutto il paese.

Il movimento studentesco cileno, organizzato nell’Asamblea Coordinadora de Estudiantes Secundarios (Aces – si tratta degli studenti delle scuole superiori) e nella Confederación de Estudiantes Chilenos, composta dagli universitari, è tornato in piazza per chiedere un’istruzione pubblica, gratuita e di qualità. Lo ha fatto consegnando un dettagliato documento al ministro dell’Istruzione Felipe Bulnes, in cui gli studenti delineavano un vero e proprio progetto di reforma educacional. Il governo ha preso tempo, infine ha risposto con un piano di 21 punti che però ha lasciato fortemente insoddisfatto il mondo della scuola e dell’università, non solo gli studenti, ma anche i professori, che sono scesi insieme in piazza. Le proteste studentesche in Cile vanno avanti almeno dal 2006, quando l’allora appena insediata presidenta Michelle Bachelet dovette fronteggiare un’imponente mobilitazione contro la la Loce, la Ley Organica Costitucional y Enseñanza,  emanata da Pinochet il 10 Marzo 1990, l’ultimo giorno prima che lasciasse la Moneda. Il movimento dei penguinos (gli studenti medi così denominati per via delle loro divise) chiedeva sia la gratuità dei trasporti pubblici per la popolazione studentesca sia la gratuità delle prove d’accesso all’università. Nonostante fosse al governo la Concertación, la coalizione di centrosinistra che ha governato per venti anni il paese prima del recente successo elettorale di Piñera, la repressione non si fece attendere. In questi giorni però la risposta della destra al governo è stata ancora più dura. Si parla di varie centinaia di studenti fermati e detenuti in seguito a due manifestazioni che il governo ha cercato di non autorizzare in qualsiasi modo. Alla prima, indetta dagli studenti delle superiori, i carabineros hanno rispolverato i metodi che utilizzavano negli anni ’70: tra i feriti ci sono anche molti minorenni, travolti dalla polizia che avuto l’ordine di sgomberare con la forza le scuole occupate. La Moneda ha difeso l’uso della forza dei carabineros, ritenendolo proporzionato al livello di scontro di piazza, ed ha elogiato il loro comportamento “professionale”. Nel frattempo è stato impedito agli studenti di utilizzare i mezzi del trasporto pubblico ed è stato rispolverato uno dei più odiosi decreti di Pinochet, secondo il quale i carabineros hanno la facoltà di fermare o sciogliere gruppi formati da non più di cinque persone. Anche la manifestazione indetta dagli universitari si è scontrata con l’intransigenza della polizia e si è conclusa con centinaia di arresti.

Un risultato, però, gli studenti lo hanno già raggiunto: il presidente Piñera (proveniente dalla destra pinochettista) è scivolato al 26% di consensi, la percentuale più bassa da quando è stato eletto, mentre gli abitanti del centro di Santiago del Cile (ma anche di altre città del paese) hanno dato vita a dei partecipati cacerolazos di protesta in solidarietà con il movimento studentesco.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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