Latina

Il 7 Ottobre uno dei Cinque esce di prigione

Cuba: René González deve tornare

Ma la giudice ha disposto la permanenza obbligatoria negli Usa per altri tre anni
20 settembre 2011
David Lifodi

Non c'è pace per i cinque cubani arrestati nel 1998 dall'Fbi con la surreale accusa di essersi infiltrati negli Stati Uniti per compiere attacchi terroristici. René González, uno di loro, dal prossimo 7 Ottobre in teoria sarebbe libero, ma l'uscita dal carcere, probabilmente, non potrà farla da uomo libero. René è atteso da tre anni di libertà vigilata che, escluse sorprese, sarà costretto a scontare sempre negli Stati Uniti: il suo ritorno a Cuba, purtroppo, rischia di rimanere un sogno.

Le motivazioni per le quali il cubano non può far ritorno al suo paese, dopo 13 anni di carcere, sono al limite dell'assurdo. Se René tornasse a Cuba, spiega la giudice di Miami Joan Lenard, "non si potrà valutare se la popolazione statunitense sia protetta da eventuali futuri crimini commessi dall'imputato nei suoi confronti". Avete letto bene: se González torna al suo paese, potrebbe rappresentare un pericolo per gli Stati Uniti in quanto coinvolto in azioni di terrorismo contro il potente vicino. In questo caso la realtà viene stravolta: erano stati proprio i Cinque ad essere inviati negli Usa allo scopo di smascherare piani di destabilizzazione nei confronti dell'isla rebelde. Non solo: Joan Lenard, d'intesa con la fiscal Caroline Heck Miller, ha sempre rifiutato di condannare come terrorista Luis Posada Carriles, che non ha mai avuto alcun problema nel dichiarare al mondo intero le sue trame contro Cuba e a compiere atti terroristici che hanno causato numerosi morti in tutto il continente latinoamericano. Solo per citare i più recenti, ricordiamo la campagna terroristica (questa si, reale) per sabotare l'economia cubana tramite attentati nei luoghi maggiormente frequentati dai turisti allo scopo di mettere in ginocchio l'isola. E' quindi paradossale che René, ritenuto una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, sia costretto a trascorrere altri tre anni in un paese le cui istituzioni lo detestano. "Cosa si aspetta a concedere il suo trasferimento a Cuba", si chiede sconsolato José Pertierra (avvocato che rappresenta il Venezuela per il caso dell'estradizione a Caracas di Luis Posada Carriles), "che qualche terrorista di Miami lo uccida?". Negli Stati Uniti González non ha alcun parente, tutto ciò che desidera è poter tornare a Cuba per vedere la moglie, Olga Salanueva, e le due figlie, possibilità negata per lungo tempo dal Dipartimento di Stato americano. Pur essendo statunitense di nascita e avendo la doppia nazionalità, per René rimanere ulteriori tre anni negli Stati Uniti potrebbe essere realmente pericoloso. La Fondazione Cubano-Americana di Miami è nota per agire con estrema violenza nei confronti di tutti coloro che solidarizzano con la causa dei Cinque e, più in generale, con la Revolución: non si contano più le minacce nei confronti degli avvocati difensori dei cubani, al pari delle violente campagne di stampa condotte tramite i loro organi d'informazione. René stesso ha capito che la sua vita rischia di essere in pericolo, tanto che ha dichiarato la sua disponibilità a rinunciare alla cittadinanza statunitense e la sua intenzione di non avvalersi dei servizi sanitari e di tutti quei diritti di cui gode un qualsiasi cittadino nordamericano. Un altro cavillo uscito dalla giurisprudenza di Caroline Heck Miller, infatti, era riferito, per René, ad una prolungata permanenza negli Stati Uniti al fine di poter godere dei diritti quali l'assistenza medica o la possibilità di reinserirsi nella società americana, benefici ai quali González ha dichiarato da tempo di non voler accedere. Il suo avvocato, Phil Horowitz, ha già presentato un'istanza affinché sia concesso al suo assistito il trasferimento a Cuba per ragioni umanitarie: "Altri tre anni negli Stati Uniti", spiega, "rappresenterebbero per lui un ulteriore castigo". Un eventuale concessione al cubano del ritorno in patria passerebbe anche dal presidente Barack Obama, ma finora la Casa Bianca ha sempre preferito fare orecchie da mercante. Eppure la solidarietà nei confronti dei Cinque resta alta: il regista Saul Landau ha da poco presentato al pubblico un documentario dal titolo eloquente: "Que el verdadero terrorista por favor se ponga de pie". L'opera di Landau spiega chiaramente quale fosse l'intento dei Cinque negli Usa: monitorare e raccogliere informazioni su possibili attentati contro Cuba. Inoltre, a breve, sarà acquistata una pagina intera del Washington Post per chiedere, una volta di più, la liberazione di quelli che ormai sono definiti i "Cinque Eroi".

In attesa della decisione del 7 ottobre, che avrà ripercussioni dirette sulla situazione di René González, spiace constatare, una volta di più, che i veri terroristi sono liberi e godono di appoggi influenti.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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