Latina

Il presidente Santos intende privatizzare l'intero sistema educativo del paese

Colombia: studenti in lotta sull'onda cilena

Tutta la società civile appoggia la protesta studentesca
19 novembre 2011
David Lifodi

L'onda studentesca cilena ha contagiato la Colombia: stesse parole d'ordine, stesse modalità d'azione e, soprattutto, uguale volontà di farla finita con i due governi tra i più liberisti del continente latinoamericano.

In realtà è già da un po' di tempo che la mobilitazione studentesca va avanti, ma adesso la protesta è entrata nella sua fase più vivace e, al pari del Cile, sta trascinando, come un fiume in piena, un'ampia parte dell'opposizione sociale colombiana, arcistufa dei governi (narco)paramilitari di Uribe prima e di Santos attualmente. "Todos somos estudiantes" è lo slogan che si grida di più nelle marce di protesta dei cittadini colombiani: non partecipano soltanto gli studenti (medi e universitari), ma anche i loro genitori, costretti a spese folli per garantire ai figli la possibilità (sempre più tramutatasi in privilegio) di studiare, i sindacati, le comunità contadine, indigene e afro e i movimenti urbani. La Mesa Amplia Nacional Estudiantil (Mane) ha scelto la strada della protesta non appena il presidente Santos ha dichiarato la sua volontà di modificare l'attuale "Ley 30 de Educación" in vigore dal 1992: il suo progetto di riforma dell'istruzione, composto da 144 articoli e varato lo scorso 12 Ottobre, di fatto rappresenta il primo passo verso la privatizzazione dell'intero sistema educativo del paese. Lo sciopero ad oltranza proclamato dalla Mane è riuscito, per il momento, nell'intento di far recedere Santos dal suo progetto, dopo numerosi cortei terminati, come in Cile, con arresti ed un utilizzo della forza sproporzionato da parte della polizia, aiutata dal famigerato Escuadrón Móvil Antidisturbios, noto per i suoi metodi non proprio pacifici. Tra i punti più contestati dagli studenti in merito alla riforma Santos (progettata però sotto la presidenza Uribe), la possibilità, per le imprese private, di investire nelle università pubbliche: lo ha dichiarato apertamente la titolare del Ministero dell'Istruzione María Fernanda Campo. Il rischio, per gli studenti, è quello che si aprano le porte ad un'istruzione (media e universitaria) di serie A e di serie B. Le imprese investiranno fondi per progetti specifici in quelle scuole e università in grado di garantire dei risultati di eccellenza, ma solo una minima parte della popolazione studentesca avrà la possibilità di iscriversi in questi poli della formazione, mentre il resto degli istituti non sarà più in grado di garantire un'istruzione gratuita e, al tempo stesso, di qualità. Al presidente Santos, che ha difeso la sua riforma paragonandola a quella, molto simile, approvata in Brasile, non solo il movimento studentesco, ma anche alcuni rettori, hanno risposto che certe università si sono trasformate in vere e proprie imprese dove, tra le altre cose, il livello d'istruzione lascia molto a desiderare. Un dato significativo: la Colombia è uno dei paesi latinoamericani che meno investe nell'istruzione, mentre le università pubbliche sono costrette ad indebitarsi, per andare avanti, e aprire così le loro porte ai privati. Inoltre, si denuncia lo stretto legame tra la riforma Santos e il Tlc (il Trattato di Libero Commercio tra Colombia e Stati Uniti), volto a "mercantilizzare" ogni aspetto della vita dei colombiani. E' per questo che la protesta condotta per la difesa del diritto allo studio è passata, in breve, a trasformarsi da un tema esclusivo della comunità studentesca, ad una mobilitazione generale di ampi strati sociali della popolazione per il mantenimento di quei diritti civili minimi che, in Colombia, stanno trovando sempre meno spazio.

L'istruzione non è, purtroppo, l'unico settore sulla via della privatizzazione: sanità, energia, mondo del lavoro sono i prossimi ambiti dove Santos vuol intervenire, in collaborazione con quei settori economici che hanno contributo, finora, ad impoverire la società colombiana. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it.
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