Porre fine all'impunità per liberarsi dalla violenza, esigono le donne nicaraguensi
Forte mobilitazione in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne
28 novembre 2011
Giorgio Trucchi
Managua, 25 novembre (LINyM). - Donne, giovani e bambine nicaraguensi sono scese in piazza in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e hanno partecipato alla mobilitazione indetta dalla Rete delle Donne contro la Violenza, RMV, per esigere che si ponga fine all'impunità e che il Parlamento approvi nel minor tempo possibile una legge che affronti in modo integrale il dramma della violenza di genere.
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"Il nostro principale obiettivo è quello di promuovere, in modo sistematico e permanente, azioni di sensibilizzazione, educazione, prevenzione e denuncia, difendendo il diritto umano delle donne a potere vivere una vita libera dalla violenza. Sfortunatamente, in Nicaragua stiamo assistendo a un grave deterioramento delle condizioni della donna", ha affermato Matilde Lindo, attivista della RMV.
Secondo i dati forniti da questa organizzazione, negli ultimi dieci anni in Nicaragua sono state assassinate 729 donne - 71 delle quali durante l'ultimo anno - mentre i Commissariati della Donna e dell'Infanzia a livello nazionale hanno registrato 66.522 denunce di violenza contro le donne negli ultimi due anni e cioè una media di 95 denunce al giorno. Durante il 2010, dei 3.856 delitti gravi registrati dai Commissariati della Donna, il 78,13 per cento riguarda delitti sessuali, dove le vittime sono molto spesso bambine e adolescenti.
Da segnalare anche che in Nicaragua, come nel resto della regione centroamericana, esiste una forte sottostima dei dati relativi alla violenza contro le donne e una tipificazione e classificazione inadeguata di questi delitti. "Tutti elementi che non aiutano certo a comprendere e rendere visibile la gravità e la dimensione del problema", ha denunciato la Rete in un documento presentato recentemente.
"Uno dei principali problemi che viviamo è che non riusciamo ancora a costruire una società sensibile a questi problemi e cosciente del fatto che la violenza contro le donne è un delitto. Continua invece a prevalere la naturalizzazione della violenza di genere. È per questo motivo che diciamo che si deve destrutturare la visione patriarcale secondo la quale con il corpo della donna ognuno può fare ciò che vuole", ha spiegato Lindo.
Durante la manifestazione che ha attraversato la capitale e che si è conclusa di fronte al Parlamento, le donne nicaraguensi hanno chiesto di porre fine all'impunità e di condannare i colpevoli, "troncando il traffico di'influenza nei processi giudiziari che mette in libertà assassini, aggressori e violentatori". Secondo loro, i principali responsabili dei femmicidi sono i mariti, ex compagni di vita, i fratelli o altri parenti. Il 70 per cento di questi delitti restano impuni.
"L'impunità è aumentata in modo sfacciato. Benché nella Costituzione del Nicaragua si riaffermi l'uguaglianza assoluta tra uomini e donne, nella pratica non è così. Di fronte alla società, come donne non godiamo ancora dei pieni diritti di cittadinanza. Lo Stato e le Chiese sono in gran parte responsabili di questa situazione", ha aggiunto l'attivista della RMV.
Tra le altre richieste presentata durante la manifestazione vi sono la depenalizzazione dell'aborto terapeutico, la ratifica da parte dello Stato del Protocollo opzionale alla Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) e l'applicazione reale della sanzione sociale nelle situazioni di violenza contro le donne.
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"Il nostro principale obiettivo è quello di promuovere, in modo sistematico e permanente, azioni di sensibilizzazione, educazione, prevenzione e denuncia, difendendo il diritto umano delle donne a potere vivere una vita libera dalla violenza. Sfortunatamente, in Nicaragua stiamo assistendo a un grave deterioramento delle condizioni della donna", ha affermato Matilde Lindo, attivista della RMV.
Secondo i dati forniti da questa organizzazione, negli ultimi dieci anni in Nicaragua sono state assassinate 729 donne - 71 delle quali durante l'ultimo anno - mentre i Commissariati della Donna e dell'Infanzia a livello nazionale hanno registrato 66.522 denunce di violenza contro le donne negli ultimi due anni e cioè una media di 95 denunce al giorno. Durante il 2010, dei 3.856 delitti gravi registrati dai Commissariati della Donna, il 78,13 per cento riguarda delitti sessuali, dove le vittime sono molto spesso bambine e adolescenti.
Da segnalare anche che in Nicaragua, come nel resto della regione centroamericana, esiste una forte sottostima dei dati relativi alla violenza contro le donne e una tipificazione e classificazione inadeguata di questi delitti. "Tutti elementi che non aiutano certo a comprendere e rendere visibile la gravità e la dimensione del problema", ha denunciato la Rete in un documento presentato recentemente.
"Uno dei principali problemi che viviamo è che non riusciamo ancora a costruire una società sensibile a questi problemi e cosciente del fatto che la violenza contro le donne è un delitto. Continua invece a prevalere la naturalizzazione della violenza di genere. È per questo motivo che diciamo che si deve destrutturare la visione patriarcale secondo la quale con il corpo della donna ognuno può fare ciò che vuole", ha spiegato Lindo.
Durante la manifestazione che ha attraversato la capitale e che si è conclusa di fronte al Parlamento, le donne nicaraguensi hanno chiesto di porre fine all'impunità e di condannare i colpevoli, "troncando il traffico di'influenza nei processi giudiziari che mette in libertà assassini, aggressori e violentatori". Secondo loro, i principali responsabili dei femmicidi sono i mariti, ex compagni di vita, i fratelli o altri parenti. Il 70 per cento di questi delitti restano impuni.
"L'impunità è aumentata in modo sfacciato. Benché nella Costituzione del Nicaragua si riaffermi l'uguaglianza assoluta tra uomini e donne, nella pratica non è così. Di fronte alla società, come donne non godiamo ancora dei pieni diritti di cittadinanza. Lo Stato e le Chiese sono in gran parte responsabili di questa situazione", ha aggiunto l'attivista della RMV.
Tra le altre richieste presentata durante la manifestazione vi sono la depenalizzazione dell'aborto terapeutico, la ratifica da parte dello Stato del Protocollo opzionale alla Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) e l'applicazione reale della sanzione sociale nelle situazioni di violenza contro le donne.
Note: © (Testo e Foto Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
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