Brasile: la Coppa del Mondo tra militarizzazione e controllo sociale
Fifa abaixa a bola è il motto del twitaço che prenderà il via lunedì 27 Febbraio in Brasile per protestare contro le violazioni dei diritti umani e dell'abitare derivanti dalla prossima Coppa del Mondo in programma per giugno 2014. A promuovere questa originale iniziativa l'Istituto Brasiliano per la Difesa del Consumatore ed i Comitati Popolari sorti in maniera spontanea nelle dodici città che ospiteranno la massima competizione calcistica mondiale.
La Lei Geral da Copa, che dovrebbe essere approvata entro il mese di marzo, non ha lasciato indifferenti i movimenti sociali brasiliani. Molte grandi opere connesse ai mondiali, anche se non strettamente necessarie, stanno cominciando a prendere forma, mentre le comunità che (soprav)vivono negli insediamenti più poveri delle metropoli hanno già subìto sgomberi violenti: si cerca di ripulire alcune aree delle città dalle fasce sociali più povere per riqualificarle, approfittando dei mondiali di calcio. Queste operazioni, denunciano i Comitati Popolari, sono delle vere e proprie azioni di higienização social. Lo scorso Dicembre gli stessi Comitati Popolari, impegnati a fare chiarezza anche sulle Olimpiadi 2016, il secondo grande evento che il Brasile ospiterà nel giro di pochi anni, hanno presentato una relazione intitolata significativamente "Megaeventi e violazioni dei diritti umani in Brasile": una copia è già stata consegnata al Governo Federale (che però vede nei mondiali un'opportunità per perseguire il discutibile Programa de Aceleração do Crescimento), alla Commissione per i Diritti Umani dell'Osa (l'Organizzazione degli Stati Americani) e al Tribunale dei Conti dell'Unione. Articolato in sette assi tematici, il dossier svolge un vero e proprio lavoro di controinformazione su diritto all'abitare, mobilità urbana, accesso ai servizi pubblici, sicurezza, questione ambientale, consultazione popolare in merito alle grandi opere, privatizzazione degli stadi di calcio. Se approvata, la Lei Geral da Copa rischia di trasformarsi in un cavallo di Troia che scardinerà l'ordinamento giuridico brasiliano. I Comitati spiegano che non sono contrari allo svolgimento della Coppa del Mondo nel loro paese, ma segnalano ciò che potrebbe derivarne in senso negativo se verrà perseguita la strada di un modello imprenditoriale che intende lucrare sui megaprogetti relativi agli eventi sportivi. Un esempio, tra i tanti, riguarda la pretesa della Fifa (il massimo organo di governo calcistico) di rivoluzionare il piano urbanistico di alcune metropoli allo scopo di compiere una rivalutazione immobiliare di tutta l'area dove sorgono gli stadi. A Belo Horizonte (stato del Minas Gerais) diecimila ettari di verde saranno sommersi da una colata di cemento che prevede la costruzione di 75mila appartamenti in una zona della città adiacente allo stadio denominata Vila da Copa: in pratica, un nuovo quartiere nascerà dal nulla per la medio-alta borghesia. Nella sua finestra mensile scritta per El Programa de las Américas, Raúl Zibechi, analista dei movimenti sociali latinoamericani e firma di prestigio del settimanale uruguayano Brecha, ha intervistato Roberto Morales, collaboratore del deputato del Psol (Partido Socialismo e Liberdade) e attivista per i diritti umani Marcelo Freixo, sulla questione delle grandi opere connesse ai mondiali. Le sue parole sono state significative: "I brasiliani si illudono di poter trarre benefici economici dalla Coppa del Mondo e dagli eventi collegati, ma la verità è che saranno brutalmente repressi". E ancora: "I mondiali rappresenteranno un grande affare soltanto per le imprese sportive e le multinazionali dedite al commercio di bibite e prodotti alimentari". Del resto Morales sa cosa dice: già nel 2007 aveva fatto parte dei Comitati Popolari sorti per monitorare i Giochi Panamericani svoltisi a Rio de Janeiro. In quell'occasione furono spesi 3500 milioni di reais contro i 300 previsti. Per i mondiali di calcio è già stata programmata una spesa intorno ai 24mila milioni di reais, quasi 14mila milioni di dollari, è scritto nel dossier "Megaeventi e violazioni dei diritti umani in Brasile". Effettivamente le parole di Morales hanno solo previsto ciò che succederà in buona parte delle città che ospiteranno i mondiali e che in parte è già accaduto a Fortaleza. Nella capitale del Ceará è stata già decisa la costruzione del Veículo Leve sobre Trilhos, un trenino veloce su rotaia che, per collegare ventidue quartieri della città e condurre gli sportivi allo stadio, costringerà oltre tremila famiglie che abitano nei dintorni della ferrovia ad abbandonare le loro case. Ovviamente, di indennizzi non se ne parla. Lo stesso Zibechi nota che centinaia di abitazioni alla periferia delle grandi città saranno distrutte per far posto a grandi centri commerciali da cui avranno vantaggi gli speculatori immobiliari e le imprese private. Anche in questo caso, è superfluo dirlo, gli inquilini dei palazzi che saranno distrutti non sono a conoscenza della demolizione dei loro appartamenti. Inoltre, i Comitati Popolari puntano il dito contro la Fifa, colpevole di aver imposto lo sfruttamento commerciale esclusivo del merchandising legato alla Coppa del Mondo, proibendo così la vendita dei gadgets ai venditori ambulanti informali, i quali rischiano così di andare in rovina. E ancora, l'eventuale approvazione della Lei Geral da Copa potrebbe stabilire un regime speciale restrittivo per le migrazioni limitato alla sola durata dei mondiali di calcio, una forma di controllo sociale che fa il paio con la militarizzazione delle favelas o di quartieri considerati "pericolosi": sarà schierato un vero e proprio esercito per controllare i movimenti degli esclusi, coloro ai quali non sarà permesso di accedere alla vetrina sfavillante dei mondiali.
La sovranità del Brasile, ad oggi, è nelle mani della Fifa e delle grandi imprese costruttrici, che hanno buon gioco a screditare i Comitati Popolari e a dipingerli come contrari allo sviluppo economico e al progresso del paese: in realtà non si tratta di osteggiare per partito preso mondiali e Olimpiadi, ma di difendere i propri diritti. La Coppa del Mondo è benvenuta, spiegano i movimenti sociali, ma i mondiali che non rispettano la dignità delle persone e l'ordinamento giuridico di un'intera nazione no.
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