Latina

Il fiume Pindaré e i disastri della Vale do Rio Doce

Brasile: la terza riva del fiume

L'insediamento delle famiglie avviene ai margini del fiume
9 aprile 2012
Padre Dario Bossi

Il fiume Pindaré scende lento ed ampio, d’inverno, a fianco di villaggi nel profondo interno di questo nostro Maranhão.

Gruppi di famiglie si sono insediati nelle terre a margine del fiume: una piccola riforma agraria che interrompe, a macchia di leopardo, terre di fazendeiros. Vicino alla riva corre, parallelo, un altro flusso: la ferrovia dell’impresa Vale, che trasporta 300mila tonnellate di minerale di ferro al giorno, per l’esportazione. Questo treno del profitto non si ferma, non conosce ostacoli. Travolge, uccide, sveglia col suo rumore assordante e crepa le pareti di fango delle case in mezzo a cui passa. Sull’altra riva, i pascoli di una fazenda, che dev’essere cresciuta pian piano comprando gli appezzamenti dei piccoli e sommando una proprietà all’altra. Nuova accumulazione, riforma agraria al contrario: è ancora possibile cambiare questa storia, invertire i flussi, modificare il corso della corrente, tornare a sentire che il fiume, la terra, le risorse sono patrimonio nostro, di tutti noi? Esiste, se guardiamo bene, una “terza riva del fiume”: attraversiamo il Pindaré in un tronco cavo, con l’acqua che raggiunge il bordo della canoa per il nostro peso. Risaliamo la collina, con gli attrezzi in mano ed il fiato che vien meno. Finalmente un pezzettino di terra libera, dove le famiglie stanno sperimentando una maniera diversa di coltivare. È il primo campo agro-ecologico di questa regione, senza bisogno di incendiare o di usare veleni chimici, a misura delle forze e delle condizioni economiche della gente dell’interno. È una piccola macchia di speranza, un flusso debole di alternativa; nemmeno sappiamo se gli agricoltori si convinceranno delle sue potenzialità.

Ma la terza riva del fiume è stata tracciata e vogliamo credere che ha modo di cambiare un po’ il corso della storia di questi piccoli!

 

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