Latina

Il Brasile è la Cina del settore avicolo

"Nessun Paese al mondo riesce a produrre carne di pollo a basso prezzo come il Brasile, ma con un costo sociale molto alto", afferma Sandro Eduardo Sardá
18 aprile 2012
Gerardo Iglesias

Allan McDonald

Florianópolis, 17 aprile (Rel-UITA)-. Sardá è il direttore nazionale del Progetto di Adeguamento delle Condizioni di Lavoro nel Settore Carni, un programma che dipende dal Ministero Pubblico del Lavoro. Fa parte inoltre della Commissione Tripartita Paritetica Permanente, all’interno della quale lo Stato, l’impresa privata e i sindacati stanno dibattendo sulla creazione della Normativa sulla Sicurezza e Salute Occupazionale nelle aziende che si dedicano alla macellazione e trasformazione delle carni e prodotti derivati. Critico acerrimo della mancanza di etica all’interno delle principali aziende brasiliane del settore delle carni, critica anche l’agire dei sindacati e del governo, considerandolo insufficiente.
   
-Che cos’è e che lavoro svolge il Ministero Pubblico del Lavoro? 
-In conformità con la Costituzione, il MPT è stato creato per difendere l'ordinamento giuridico del regime democratico coi suoi diritti e interessi diffusi. Gode di un’autonomia funzionale e amministrativa, per cui agisce come un organo indipendente dai poteri Legislativo, Esecutivo e Giudiziario. 
Ha tra i suoi principali obiettivi:
 
- Combattere il lavoro schiavo e degradante 
- Eliminare lo sfruttamento infantile e proteggere il lavoratore adolescente 
- Promuovere un adeguato ambiente di lavoro 
- Garantire la libertà sindacale 
 
Nell'area della protezione della salute e la difesa dell'ambiente, si è creato recentemente un progetto specifico per l'adeguamento delle condizioni di lavoro nel settore delle carni. Il Progetto è coordinato da me, che ne sono anche il direttore e dal procuratore Heiler Ivens de Souza Natalí. 
 
-Come definirebbe le condizioni di lavoro nel settore carni in Brasile? 
-Dopo cinque anni di indagini svolte nelle aziende non ho alcun dubbio nell’affermare che le attuali condizioni di lavoro sono assolutamente incompatibili con la salute fisica e mentale dei lavoratori e delle lavoratrici. C'è una vera e propria legione di giovani con malattie professionali a causa della precarietà delle condizioni di lavoro. 
 
-Questo accade sia nel settore delle carni bovine, che in quello delle carni suine e avicole? 
-Esatto. Ma in quello delle carni avicole il problema è ancora più grave per l’eccessivo ritmo di lavoro. Alcuni lavoratori realizzano anche 120 movimenti al minuto, mentre alcuni studi avvertono che realizzarne più di 30 espone le persone a gravi rischi per la loro salute. 
 
-Stiamo parlando di più di 700 mila lavoratori e lavoratrici nel settore della lavorazione e trasformazione delle carni, giusto?
-Sì, si stima che siano più di 700 mila i lavoratori in questo settore e in base ad alcune perizie ergonomiche che si sono realizzate all’interno delle aziende del settore carni, almeno il 20 per cento di loro soffre di qualche malattia da lavoro. 
 
-E questa percentuale sta diminuendo o rimane uguale? 
-La situazione è peggiorata e lo si vede chiaramente dall’aumento che c’è stato nel numero di lavoratori con problemi muscolo-scheletrici che ricorrono alla previdenza sociale. Nel Chapecó, a Santa Catarina -uno Stato che si distingue per l’alta produzione di carne-, abbiamo per esempio rilevato un incremento del 50 per cento dei lavoratori che sono ricorsi alla previdenza sociale per problemi muscolo-scheletrici, tendiniti, borsiti, patologie della colonna vertebrale e anche con un quadro psicologico molto preoccupante, provocato da un ambiente lavorativo con molti fattori di rischio e una pressione enorme.  
 
-Che cosa succede a queste persone malate? 
-L'azienda le licenzia. Quando i lavoratori s’ammalano vengono presi in carico dalla previdenza sociale e dal Sistema Unico di Salute (SUS). Le aziende scartano queste persone e lo Stato si assume la responsabilità di contribuire al loro recupero. Allo stesso tempo è molto preoccupante vedere la grande quantità di persone con gravi problemi muscolo-scheletrici,  che frequentemente sono respinte perfino dalla previdenza sociale, la quale non riconosce la loro malattia. In questo modo ci sono molti lavoratori che restano senza ricevere uno stipendio e nemmeno la protezione sociale dello Stato. 
 
-Che cosa fa l’MPT quando entra in un’azienda del settore carni e verifica che esiste una situazione che pregiudica i lavoratori? 
-L’MPT conta su una squadra di periti ed è accompagnato da ispettori del lavoro che esaminano le condizioni di lavoro. Una volta che si è conclusa l’ispezione, si promuovono azioni civili pubbliche che hanno l’obiettivo di ottenere l’implementazione di condizioni di lavoro adeguate.  
 
Recentemente, il Ministero Pubblico del Lavoro ha promosso un’azione civile pubblica molto importante per mezzo del procuratore Jean Carlo Voltolini, con la quale è stata denunciata l’azienda Seara Alimentos SA, a Forquilhinha, Creciúma. Questa azione ha condotto a una sanzione pecuniaria a carico dell’azienda di 16 milioni di reales (8,7 milioni di dollari), poiché le condizioni di lavoro nell’azienda erano totalmente inadeguate.  
 
Il lavoro del nostro Progetto Nazionale è quindi quello di selezionare le maggiori aziende del Brasile, quelle che maggiormente ledono i diritti dei lavoratori, effettuare un'ispezione in loco e procedere con delle azioni civili pubbliche per promuovere l'adeguamento delle condizioni di lavoro in questi ambienti.  
 
-I lavoratori non traggono benefici dalla grande crescita dell'industria della carne brasiliana… 
-Esatto. Il lavoratore e la lavoratrice non traggono benefici e nemmeno lo Stato, perché il costo sociale di questa attività è molto alto. Non c’è dubbio che la precarietà delle condizioni di lavoro configura una specie di dumping sociale, che fa leva sull’inadempimento delle norme sulla salute e la sicurezza sul lavoro, della legislazione ambientale, con l’obiettivo di ottenere prezzi più bassi per i loro prodotti. Il Brasile è la Cina del settore avicolo. Nessun Paese al mondo riesce a produrre carne di pollo così economica come il Brasile. Ovviamente, il costo sociale è molto alto. 
 
-Quali sono le aspettative rispetto alla Normativa? 
-È una Normativa per tutto il settore e speriamo che il Ministero del Lavoro l’approvi presto, in modo da proteggere la salute dei lavoratori, che è un dovere dello Stato. Si tratta di una Normativa che si occupa, tra i molti e importanti temi, dei ritmi di lavoro, le pause, i riposi e l’adeguamento degli impianti.  
 
Potremmo quindi concludere che, attualmente, nel settore delle carni si vive ancora una situazione di feudalesimo industriale. In queste aziende non c’è spazio per i diritti e nemmeno accesso per la popolazione. Tutto si blocca all’entrata dell'unità di produzione e questa situazione fa sì che i lavoratori che entrano si ritrovino in un ambiente immerso nella più totale impunità e mancanza di protezione. 
 
-Con il dottor Roberto Ruiz abbiamo denunciato che lo stesso sindacato rimane sulla porta d’ingresso della fabbrica… 
- Ovviamente. In Brasile è necessario ridefinire l’azione sindacale per capire quale debba essere il ruolo del sindacato. Bisogna rivedere molte delle clausole che si firmano addirittura dopo la negoziazione collettiva, perché rappresentano una riduzione dei diritti in termini economici e un danno alla salute degli stessi lavoratori. Per esempio: molti accordi incoraggiano varie forme di pressione affinché il lavoratore continui a lavorare anche quando è malato, in quanto restare a casa in malattia comporterebbe la perdita di vari benefici. E tutto questo senza menzionare una serie di diritti che non vengono discussi o lo stesso sistema della Banca del Tempo¹ che è visto come un atto criminale nel settore carni. 
 
-Vuole aggiungere qualcosa? 
-Credo che sia ora che lo Stato, attraverso il Ministero del Lavoro, quello della Sanità e le sue istituzioni, agisca con decisione. Non è possibile che tanta gente si ammali in questo modo nella più totale impunità e che le aziende possano degradare a tal punto l’ambiente di lavoro senza una risposta contundente da parte delle istituzioni pubbliche, i sindacati e la popolazione in generale.  
 
È indispensabile una nuova proposta sull'organizzazione del lavoro. Non c’è dubbio che le aziende debbano avere i propri guadagni, ma non possono essere a discapito della salute dei lavoratori e delle lavoratrici. Questo sarebbe un guadagno sordido che non beneficia i lavoratori, né la società brasiliana.


 Fonte originale: Rel-UITA (italiano) - (spagnolo) - (inglese) - (tedesco) - (portoghese)

Note: ¹ La Banca del Tempo è un tipo di associazione che si basa sullo scambio gratuito di "tempo". Ciascun socio, quindi, mette a disposizione qualche ora per dare ad un altro socio una certa competenza. Le "ore" date vengono "calcolate" e "accreditate" o "addebitate" nella Banca. Tutti gli scambi sono gratuiti; solo è previsto un rimborso spese e una quota associativa. Ogni ora viene valutata per un'ora, indipendentemente dal valore monetario del tipo di prestazione svolta.

© (Testo Gerardo Iglesias - Traduzione Giorgio Trucchi - Lista Informativa "Nicaragua y más" di Associazione Italia-Nicaragua - www.itanica.org )
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