In Colombia parapolitica e paramilitarismo vanno da sempre a braccetto: non sono mai morti, neppure quando lo stato fingeva di impegnarsi nel processo di smobilitazione delle Auc, le Autodefensas Unidas de Colombia.
Adesso, però, la situazione è ancora più complicata, e preoccupante. Un comunicato stampa del 21 Giugno, divulgato da Operazione Colomba, il Corpo Nonviolento di Pace dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, denuncia la presenza “di numerosi individui armati, appartenenti a gruppi criminali (definiti Bacrim), vicino al piccolo villaggio di La Esperanza”, luogo in cui si trovano attualmente i volontari stessi di Operazione Colomba. La Esperanza fa parte della comunità di pace di San José de Apartadó, più volte finita nell’occhio del ciclone per la sua scelta di non prendere posizione a favore di nessuno degli attori del conflitto armato: né con i paramilitari, né con i guerriglieri delle Farc (le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e dell’Eln (l’Esercito di Liberazione Nazionale), e neppure con lo stato, corrotto fino ai vertici e molto spesso complice dei paras. L’Operazione Colomba lavora da tre anni in Colombia accompagnando un progetto non violento della popolazione civile della comunità di San José de Apartadó, nel nord-ovest del paese, e segnala la presenza di Bacrim nei punti di aggregazione sociale de La Esperanza, dagli spazi pubblici alle piccole botteghe fino ai bivacchi nei pressi delle abitazioni. La sigla Bacrim significa “bande armate criminali”: queste bande non si trovano a La Esperanza per caso, ma tutto fa pensare che siano una emanazione di Palacio Nariño. Il presidente Santos da tempo ripete che il paramilitarismo è stato debellato: in realtà, una minima parte dei paras che ha realmente smobilitato è entrata in questi gruppi dediti alla delinquenza comune, ma che utilizzano le stesse tecniche proprie delle bande paramilitari. L’Operazione Colomba parla di una crescita costante di Bacrim a La Esperanza almeno dal 16 Giugno secondo una logica già sperimentata nel villaggio di Porvenir, poco distante da La Esperanza. Lì le bande criminali arrivarono lo scorso novembre e, come a La Esperanza, fotografano a scopo identificativo la popolazione locale, ma il fatto più grave riguarda l’irruzione di alcuni di loro nelle abitazioni dei volontari chiedendo esplicitamente di “non denunciare alle autorità competenti quanto sta accadendo nell’area”. Non è la prima volta che i volontari di organizzazioni non governative finiscono nel mirino dei paramilitari travestiti da delinquenti comuni: alcuni mesi fa diverse ong sono state raggiunte da lettere minatorie in cui venivano accusate di fiancheggiare le Farc e, di conseguenza, minacciate in quanto obiettivi militari. In tutto questo, sottolinea Operazione Colomba, la forza pubblica è assente. Dal canto suo, la comunità di San José de Apartadó ha denunciato più volte le istituzioni, “che incentivano, appoggiano, proteggono e coprono i paramilitari”, mentre l’esercito, che in teoria dovrebbe difendere la popolazione civile, nel migliore dei casi se ne lava le mani. La presenza dei volontari internazionali servirebbe a disincentivare l’uso della violenza ai danni dei civili da parte dei gruppi armati, ma, al contrario, “è fondato il rischio che sopraggiungano altri gruppi armati di diverse fazioni e che dello scontro ne paghi le conseguenze soprattutto la popolazione civile locale”. Le bande criminali hanno raggiunto una crescita esponenziale negli ultimi anni grazie al riciclarsi tra i loro ranghi di molti paras delle Auc, desiderosi di soartirsi la gestione del narcotraffico insieme ai criminali comuni. Al tempo stesso, paramilitari e Bacrim godono di ampi appoggi da parte di alcuni settori del governo colombiano, in particolare quelli maggiormente legati all’allora presidente Uribe e all’attuale Santos, coinvolti nel caso dei falsos positivos, semplici cittadini, perlopiù giovani e ragazzi, uccisi dall’esercito e spacciati come guerriglieri nell’ambito del piano di sicurezza nazionale: per questa mattanza, definita ejecuciones extrajudiciales, il principale responsabile sembra proprio Santos, che ideò questa strategia criminale nel 2010 quando era ministro dell’interno. In questo caso si parla di almeno tremila vittime. Il fenomeno della parapolitica è stato più volte denunciato anche dall’Onu come un problema di difficile risoluzione, in un paese in cui l’appartenenza a sindacati, movimenti studenteschi, organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e partiti di sinistra si paga nel migliore dei casi con minacce costanti e nel peggiore con l’eliminazione fisica. Nel frattempo, dalla pseudo smobilitazione delle Auc sono sorte altre formazioni paramilitari: le più temibili sono le Aguilas Negras, che in breve tempo si sono installate nel dipartimento Norte de Santander (nord-est della Colombia) per poi espandersi nel resto del paese. Da un’indagine autogestita della stessa comunità di San José de Apartadó emerge l’inquietante aumento di basi paramilitari confinanti proprio con le stesse frazioni della comunità. In tutti i casi, la strategia dei paras è sempre la stessa: arrivano e minacciano la popolazione costringendola all’obbedienza, spesso impongono tasse, fanno sparire le persone a loro non gradite, requisiscono gli averi degli abitanti e ne registrano le generalità, installano posti di blocco abusivi e chiedono i documenti, infine commerciano in armi e le fanno entrare nelle comunità.
San José de Apartadó ha sempre rifiutato la logica paramilitare, per questo si cerca di imporgliela con la forza: dall’arrivo di “copiosi approvvigionamenti alimentari destinati al loro accampamento”, scrive Operazione Colomba, se ne deduce che le bande criminali non se andranno via velocemente Del resto, perché dovrebbero? Gli organismi internazionali latitano e lo stato colombiano è il primo ad appoggiare Bacrim e paramilitari, purtroppo.
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