Messico : Il TelePresidente
"Que se vayan los ineptos y que vuelvan los corruptos".
Questo stava scritto su un muro a città del Messico qualche giorno prima delle ultime elezioni, che hanno visto vincere il candidato del partito rivoluzionario istituzionale ( PRI), Enrique Peña Nieto. Questa frase rappresenta bene lo spirito confuso e disperato delle migliaia di cittadini del paese che rappresenta la seconda economia dell'America Latina e che hanno accettato con riserva la legittimità di un Presidente eletto con un timido 38,2% dei voti. E la rappresenta insieme alla frustrazione di tutti quelli che avevano sperato che il Partido Acción Nacional (PAN) sarebbe riuscito a rompere finalmente l'egemonia del PRI che aveva già governato il Messico per settant'anni o quella del PAM, il partito di sinistra di López Obrador sconfitto per la seconda volta alle elezioni presidenziali.
Sono molti quindi, quelli che vedono il ritorno del Pri come un ritorno al passato, a un presidenzialismo forte mentre qualche ottimista spera nella "gioventù" di Peña Nieto ed in una modernizzazione di Los Pinos. Anche se sono pochi quelli che ci credono veramente perché l'entourage del nuovo presidente non è formato da tecnici esperti ma da politici professionisti.
Quello che è certo però è che con il suo ritorno, il PRI non avrà carta bianca : il Presidente dovrà vedersela con un'opposizione del 61% degli elettori. In effetti la maggioranza del paese è l'opposizione, il PRI è assolutamente condizionato e non è più il partito che dopo aver perso le elezioni, 12 anni fa, e poi di nuovo nel 2006 riusciva a paralizzare per mesi il paese, pur di non riconoscere il governo di Felipe Calderón. Oggi è un partito che deve tener conto dei movimenti sociali e della società civile messicana.
Partito multiforme
Ma il PRI è un partito multiforme, come lo descrivono molti critici, è un partito che ha sempre rappresentato un tipo di patronato puro e di corruzione nel quale hanno sempre convissuto imprenditori, politici, tecnocrati e anche (sic) gente per bene.
Sicuramente tutti concordano che questo partito non potrà governare come fece in passato e ha cercato un riconoscimento della gente per inserirsi formalmente nello scenario attuale.
Per questo motivo la scelta di una figura come Enrique Peña Nieto, che non ha un passato e che quindi non ricorda le caratteristiche egemoniche del vecchio partito, non è casuale. Quest'uomo ha vissuto sotto i riflettori della televisione cercando di riflettere i gusti e i desideri degli spettatori: è un bel giovane invidiato, ricco e sempre in mezzo alle donne, che non nasconde le sue infedeltà e che ha trovato l'amore sposando una attricetta di telenovelas Angélica Rivera.
Questo nuovo presidente è un tipico prodotto del marketing che obbedisce agli ordini dei suoi procuratori e della sua agenzia di pubblicità.
Ma è anche il risultato di un lavoro molto consistente che lo ha trasformato nel protagonista della storia degli ultimi cinque anni. È’ cresciuto alla scuola di suo zio “tío Arturo” Montiel , ex governatore dello Stato di Messico il più popoloso del paese con 13 milioni di abitanti, ma che poi non ha fatto molto di più. Poco per gli obiettivi di un partito che cercava incarichi più alti e che per questo motivo cambiò strategia : cominciò a fare uso del massimo moltiplicatore di sostenitori del mondo “la televisione”. Così lo descrive lo scrittore messicano Juan Villoro: “Il PRI ha puntato tutto sulla creazione di un tele-presidente……… E così torniamo alla situazione in cui il vecchio Azcárraga ( il padre fondatore della radio e della televisione messicana ) dichiarava di essere un soldato del PRI e le sue televisioni si prodigavano per dimostrarlo.
Oggi “Televisa” fa la stessa cosa e per questo gode di un suo canale informativo preferenziale con "alcuni politici" di cui è quasi portavoce.
Con questa arma Peña Nieto tenterà di rinnovare la sua immagine almeno fino a quando sarà spalleggiato dei poteri dei grandi monopoli del paese, quelli che l'altro partito il PAN non è riuscito in dodici anni a smantellare.
¿E adesso?
Il primo impegno di Peña Nieto dovrà essere combattere l'insicurezza pubblica provocata dai cartelli della droga. Questa sarebbe la strada da percorrere per il nuovo presidente che vorrebbe seguire l’esempio della Colombia che è il caso più evidente della politica degli Stati Uniti in tema di sicurezza e narcotraffico.
Ma dopo anni di lotta in Colombia ancora non è cambiato niente e si continua a produrre droga. Quello che è successo in Colombia è che si è abbassato il livello della violenza e si sono disarticolati i grandi cartelli. Ma il vero problema è più grande del paese stesso, perché non si può fermare l'esportazione di droga se la domanda dalla parte Nord del mondo continua ad essere elevata.
Ma il nuovo governo dovrà dimostrare che questo non è un ritorno alla dittatura, ad una politica antidemocratica, razzista e che non intende più lasciare, come in passato il popolo nella povertà, nell'ignoranza e nella violenza del narcotraffico, in altre parole che il PRI non è più un fedele servitore degli interessi dei gringos e degli interessi dell'Occidente.
Il nuovo governo dovrà ridisegnare il mercato che oggi esporta l’80% delle sue merci verso gli Stati Uniti, un mercato in crisi e che si basa su infrastrutture sociali che rendono i prodotti manufatturieri del paese competitivi solo per i bassi salari pagati a operai e contadini. Inoltre dovrà tener conto della speranza di democratica che ha spinto la gente al voto nelle ultime elezioni del 1 luglio e di cui il 61%, che oggi è all'opposizione, ha visto le proprie attese infrangersi contro il muro di una campagna elettorale che ha visto Enrique Peña Nieto, dopo la sua visita al Papa e al governo americano riportare, dopo 12 anni, il PRI alla Presidenza dello Stato.
Ma il Messico come ormai moltissimi altri paesi soffre di una grave crisi dovuta alla iniqua distribuzione della ricchezza (problema comune anche nel resto del mondo) aggravata però dal fatto che questa ricchezza è quasi esclusivamente in mani straniere o di poche famiglie di origine spagnola che ancora si sentono “conquistadores” benché vivano nel paese da 500 anni. Questi sono i poteri forti messicani che non permettono che un candidato di origine india si presenti alle elezioni con possibilità di essere eletto e questo è uno dei motivi per cui la sinistra messicana chiederà di invalidare le elezioni per violazione dei principi di certezza, imparzialità, obiettività e equità della Costituzione.
Ma c’è un'altra difficoltà per il nuovo Presidente.
Il candidato Andrés Manuel López Obrador , che ha perso le elezioni del 1º luglio con uno scarto del 6,62% dei voti, ha denunciato delle presunte irregolarità, come la presunta frode di migliaia di carte prepagate usate per l’acquisto di generi alimentari nei supermercati di Città del Messico e ricevute dagli elettori in cambio del voto per il candidato Enrique Peña Nieto, che poi ha vinto le elezioni. Ma già alle elezioni comunali di Morelia, capitale dello stato di Michoacán , tenutesi lo scorso anno, al PRI erano state contestate irregolarità che portarono poi all’annullamento della elezione, ma in quel caso la differenza di voti tra i due candidati era molto più ridotta.
Cambiano gli uomini, i nomi dei partiti, i paesi ma ormai la globalizzazione ha reso uguali i vizi che si agitano in tutti gli stati “democratici” e sempre più rari sono gli uomini che possono emergere grazie ai propri meriti e alla integrità delle proprie idee.
http://www.eltiempo.com/mundo/latinoamerica/analisis-del-triunfo-de-enrique-pena-nieto-en-mexico_12010842-4
http://www.midiaindependente.org/en/red/2012/07/509517.shtml
http://www.eltiempo.com/mundo/latinoamerica/izquierda-mexicana-pedira-invalidar-eleccion-de-enrique-pena-nieto_12022532-4
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