Messico: la frode elettorale firmata Televisa
A due settimane dalle elezioni presidenziali che hanno consegnato il Messico nelle mani di Enrique Peña Nieto cresce il rifiuto della società civile verso il mandatario del Partido Revolucionario Institucional (Pri): a livello istituzionale Andrés Manuel López Obrador (popolarmente conosciuto come Amlo) ha chiesto l’annullamento della tornata elettorale, a livello di movimenti #YoSoy132 ha dato vita ad una due giorni che si concluderà oggi per ragionare sul futuro del paese indipendentemente dall’evoluzione che avrà il ricorso dei lopezobradoristas, riuniti sotto le insegne del Movimiento Progresista.
Quello che risulta chiaro è che, ancora una volta, siamo di fronte ad un golpe. Non si tratta di un colpo di stato brutale volto ad eliminare dalla politica esponenti della sinistra moderata democraticamente eletti quali Zelaya e Lugo, come avvenuto in Honduras e Paraguay. Stavolta l’oligarchia e i sostenitori dello status quo hanno utilizzato uno stratagemma ben più raffinato, quello di carpire milioni di voti alla sinistra tramite una lenta, ma inesorabile campagna mediatica durata mesi e mesi. Non si tratta, quindi, di chiedere solo l’annullamento delle elezioni ed un nuovo controllo dei voti ad un ente, l’Instituto Federal Electoral (Ife), che, tra le altre cose, vanta nel suo consiglio di amministrazione una forte maggioranza di rappresentanti priisti e panisti (l’altra destra, il Partido de Acción Nacional, uscita peraltro con le ossa rotte dalla competizione elettorale), ma di indagare a fondo su quanto abbia giocato sporco Enrique Peña Nieto. Lo hanno capito gli studenti di #YoSoy132 che, insieme al Frente de Pueblos en Defensa de
L’esito uscito dalle urne messicane, peraltro ampiamente previsto, insegna due cose. La prima: in Messico, ma anche in buona parte dell’America Latina, la disputa elettorale deve essere storicamente solo tra le destre, vedi il recente caso del Guatemala, l’alternanza infinita tra blancos e colorados in Paraguay (esclusa l’effimera parentesi di Lugo), o quella tra democristiani e “socialisti” in Venezuela prima dell’avvento del movimento bolivariano. La seconda: la sinistra deve tornare a far presa sulla società ed essere meno ingenua, come è accaduto recentemente sempre in Paraguay: se non porterà la sua protesta nelle piazze, Amlo andrà incontro ad un’altra sconfitta.
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