Idrotuango : Non chiamiamola guerra
È stato come la devastazione che lascia una valanga: L'inizio dei lavori idroelettrici del progetto idroelettrico di Hidroituango, oltre alla violenza ambientale e sociale la gente si trova improvvisamente in mezzo ad azioni armate, guerriglia, bombe e scoppi e nessuno sa distinguere se arrivino dai lavori per gli sbancamenti del fiume o dai veicoli bruciati, dalle minacce e dalle estorsioni, tutte cose già conosciute in queste terre, ma mai tutte insieme.
Ma per chi ha deciso di restare la vita si sta facendo ogni giorno più dura. La gente ha paura ormai anche di partecipare alla vita sociale e chiedere il rispetto dei propri diritti, perché non sa chi sarà, ogni volta, a reagire con violenza alle sue richieste.
Non sono bastati gli appelli e i comunicati che cercavano di far sapere alla società nazionale ed internazionale che si stavano violando i diritti umani e che bisognava ricontrollare l'impatto economico finale di un mega progetto, come la nuova diga, sull’ambiente e sulla società di domani, per i danni che sta causando l'intensificarsi del conflitto armato e per gli sgomberi forzati delle popolazioni native, per il lavoro nelle miniere e per la disoccupazione crescente, per le promesse non mantenute dal governo e per gli abusi e gli inganni della Hidroituango per costruire senza nessun controllo.
Quella stessa gente, che già ha rifiutato e poi dovuto accettare l'imposizione del Governo per un'opera pubblica che avrebbe stravolto la sua cultura e il paesaggio della regione, non si vede riconosciuto nemmeno il diritto civile a protestare per essere vittima inconsapevole di una guerra che non ha mai voluto.
Un progetto come quello della Hidroituango, studiato per tanti anni, avrebbe dovuto vedere rafforzate le istituzioni nella zona prima di iniziare i lavori, per far sentire alla popolazione che la presenza dello Stato è garanzia del rispetto della legge e degli impegni presi dalla società idroelettrica con il Governo e con la Popolazione.
Invece lo stato si è limitato ad attendere le prime reazioni dei campesinos, cacciati di casa, per inviare l'esercito e per aprire nuove stazioni militari, come se la protesta di chi sta perdendo casa e lavoro fosse un atto di guerra. Come se l'esercito dovesse intervenire per legittimare una guerra già in atto e schierarsi a tutela degli interessi di una sola delle parti, di quella della “represa”, cioè degli interessi economici che non sono della gente del posto, perché l'idroelettrica non sarà costruita dalla gente del posto , né darà qualche vantaggio alla gente del posto.
Come in tutte le guerre più recenti, anche in questa zona si combatte spargendo su tutto l'arma della disinformazione. Infatti dopo una visita delle autorità civili e militari, all'inizio di luglio, la televisione ha riferito che “a causa delle vessazioni subite negli ultimi due mesi la comunità di Ituango ha chiesto l'invio di altra forza pubblica".
Ma la proposta delle comunità che hanno parlato con le autorità diceva esattamente il contrario:
La soluzione a questa guerra, non è “portare più guerra", perché è la presenza di troppe armi e di troppe azioni militari, la causa di tante vittime civili.
La minaccia paramilitare cresce nella zona e con questa la paura a pronunciarsi contro il progetto idroelettrico. Si sono cominciati a vedere gruppi di uomini sconosciuti venire da fuori, vestiti con abiti civili ma armati fino ai denti e con una fascia rossa al braccio, con scritto”AUC” che minacciano la popolazione.
Poco fuori dal centro urbano di Ituango, qualche giorno fa un centinaio di uomini hanno montato una rete per bloccare la strada e fermare tutti i contadini che passavano, maltrattandoli e accusandoli di essere fiancheggiatori della FARC. Inutili le proteste del sindaco che ha chiesto indagini.
In un altro municipio della zona ci sono paramilitari che convocano i leader politici e sindacali per dare istruzioni e qualche candidato alle ultime elezioni ha dichiarato che non era né favorevole né contrario a questo tipo di "convocazioni".
Di fronte a questo sfacelo sociale denunciato dalle popolazioni, il governo continua ad ignorare la gente che chiede servizi sociali, giustizia, salute pubblica, istruzione, case, servizi sanitari di base e anche un servizio di polizia che mantenga l’ordine e si limita ad inviare altri militari.
Pur volendo considerare parziali o esagerate le notizie diffuse dal movimento per la difesa del territorio dei municipi antioqueñi di Ituango, Briceño, Toledo y San Andrés de Cuerquia, non si può non comprendere lo stato di profonda depressione ed abbandono in cui devono sentirsi delle persone semplici, che hanno sempre vissuto nel loro "pueblito" e che, improvvisamente, vedono arrivare, come nuovi padroni sulla propria terra, ruspe e camion giganteschi che, ignorando la loro esistenza, cominciano a demolire a distruggere case e natura.
Ma ci sono troppi argomenrti più drammatici che vengono sottovalutati dalla stampa e non ci si deve riferire solo alla versione dell'esercito che parla di atti di guerriglia che vengono "appoggiati" dalla popolazione quanto :
- La nonchalance con cui si parla di colpi di arma da fuoco sparati in mezzo alla popolazione o di raffiche di mitra, come se queste fossero parte della vita quotidiana.
- Il non riconoscere la gravità dei danni che la “represa” causerà nell'impatto ambientale con una mistificazione dell'informazione dell'opinione pubblica mettendo in dubbio la legittimità delle proteste di chi reclama il rispetto degli accordi e dei propri diritti.
- Il non pretendere l'apertura di una inchiesta per sapere se i lavori sono stati iniziati su terreni di popolazioni vittime di " desplazamiento forzado" a causa del conflitto armato, e le cui proprietà dovrebbero essere sotto protezione legale dello Stato e non usate da privati che se appropriano commettendo un grave criminale.
- Il disinteresse che un incremento delle azioni militari e la continuazione del fenomeno dei paramilitari in questa zona renda impossibile che i settori sociali più deboli partecipino alla vita democratica del territorio.
Ancora una volta siamo stati costretti a parlare di soprusi, di quei soprusi fatti da quegli uomini che credono di poter impunemente disporre delle risorse della natura, della vita sulla terra e del futuro dei loro simili, senza mettere in conto che saremo tutti insieme a pagare, come genere umano, tutta la violenza e tutto il costo della nostra ignoranza.
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