Colombia: lettera dal carcere di Luz Perly Cordoba
nuovacolombia@yahoo.it
Lettera agli amici internazionali
In molte occasioni vi ho scritto per farvi conoscere la situazione
dei nostri contadini, degli abusi delle forze dell'ordine colombiane
contro essi, delle detenzioni arbitrarie e delle sparizioni forzate.
In molte occasioni nelle mie dichiarazioni avevo avvertito dei rischi
che, in questo paese, comporta essere dirigente e portavoce di uno
dei settori storicamente più colpiti dal terrorismo di stato: l'
eroico popolo contadino colombiano. In molte occasioni abbiamo
denunciato i macabri piani del presidente Uribe Vélez contro il
movimento popolare e contadino, finalizzati a porre fine alla
resistenza dei popoli che si oppongono alle politiche di terrore e di
terra bruciata di questo Stato miserabile e vendi patria, al quale
importano esclusivamente gli interessi delle multinazionali mentre
più del 90% della popolazione si trova in condizioni di miseria e
fame, nel mezzo di un conflitto sociale ed armato che ha le sue
origini nelle insopportabili disuguaglianze economiche che affrontano
i cittadini colombiani e che riscuote sempre più vittime.
Oggi vi scrivo dall'obbrobrioso carcere in cui l'establishment
colombiano mi ha rinchiusa privandomi dei più elementari diritti,
come ha fatto con centinaia di compatrioti, di dirigenti popolari e
contadini che attualmente si trovano come me privati delle loro
libertà, allontanati dalle loro famiglie e comunità ed accusati di
ribellione per via dell'intolleranza di un regime che si dedica a
demonizzare e stigmatizzare, come ribelli, tutti coloro i quali si
azzardano a differire e a dissentire dalle sue inaccettabili
politiche economiche e sociali.
Amici: in Colombia impera ormai da tempo la PENALIZZAZIONE DELLA
PROTESTA SOCIALE, che non è altro che l'incarceramento di chi si
oppone in forme democratiche al disumano regime dominante in
Colombia, con l'aggravante della politica di SICUREZZA DEMOCRATICA
quale bandiera principale del regime uribista.
Di fronte all'accusa di ribelli, dobbiamo dire che siamo ribelli e
che lo siamo perché non accettiamo gli abusi della forza pubblica
nelle campagne colombiane, che siamo ribelli perché sogniamo,
lottiamo e ci organizziamo con le nostre comunità per rigettare le
politiche che lo Stato ci vuole imporre, come l'ALCA, il PLAN
COLOMBIA e tutto quello che questi funesti piani comportano; che
siamo ribelli perché proponiamo e lottiamo per una riforma agraria
radicale ed integrale, che metta nelle mani dei contadini le terre
che oggi sono in quelle dei latifondisti, perché lottiamo per la
difesa dei diritti fondamentali, ma capendo che questi comprendono
necessariamente i diritti economici e sociali, culturali e
dell'ambiente quali requisiti minimi per la costruzione di una vita
dignitosa di qualsiasi cittadino del pianeta, e chiaramente necessari
per lo sviluppo delle nostre comunità.
Siamo ribelli perché non rinunciamo ne rinunceremo al sogno ed alla
speranza di far ereditare ai nostri figli un paese più giusto, degno
e sovrano per tutti. E' per questo che oggi il regime ci incarcera
illudendosi di zittire ciò che non si può zittire, il grido di
libertà di un popolo così sofferente come il nostro.
E' per tali ragioni che oggi mi rivolgo a voi, miei compagni ed amici
di angosce ma anche di sogni condivisi, affinché ora più che mai
siate presenti e non ci lasciate soli in questa battaglia ed in
questo difficile momento che stiamo vivendo.
E' necessario che voi là rinforziate le campagne di denuncia,
solidarietà ed accompagnamento non solo nei confronti dei prigionieri
ma anche delle nostre famiglie ed organizzazioni; è necessario che si
portino avanti campagne molto forti sui casi degli arresti di
dirigenti popolari e contadini, e che si organizzino visite tanto
nelle carceri colombiane quanto in tutte le regioni dove si
sviluppano operazioni giudiziarie e di sterminio delle dirigenze e
base contadine. La presenza internazionale e la denuncia sono buoni
punti di pressione con i quali si otterrebbe un accompagnamento
effettivo. Inoltre, è importante denunciare quotidianamente i casi di
violazione dei diritti umani in Colombia.
Amici ed amiche, siamo di fronte ad uno dei momenti più duri e
cruenti dell'attacco dello Stato contro il movimento popolare e di
resistenza in Colombia. Per questo, ora più che mai è necessario
rimanere uniti e che la solidarietà effettiva sia una premessa, un
compito urgente all'ordine del giorno per abbattere questo regime
fascista che stiamo affrontando in Colombia. So che a volte ci
sentiamo impotenti davanti a tanta ingiustizia, ma c'è e ci sarà
sempre qualcosa da fare; se di qualcosa dobbiamo essere sicuri, è che
abbiamo ragione e questa prevarrà molto presto nonostante l'orribile
momento che oggi stiamo vivendo. Non dimentichiamo le parole del
nostro amato CHE: "La solidarietà è la tenerezza dei popoli".
Voglio ringraziarvi profondamente per i gesti e le manifestazioni di
solidarietà che ho ricevuto da voi e dai vostri contatti, che mi
mostrano la giustezza della nostra causa e mi danno la certezza che
non siamo soli in questa lotta, ma è necessario che si continuino a
seguire molto da vicino tutti i casi come il mio, quello dell'
ASSOCIAZIONE CONTADINA DI ARAUCA (ACA) e quelli delle altre
organizzazioni popolari perseguitate in Colombia dal regime
uribista.
Potete scrivermi alla mia mail (perly1122@hotmail.com), o a quella
della Federazione (fensuagro_derechosh@yahoo.com). A causa delle mie
condizioni di detenuta, non sempre potrò rispondervi subito; ma lo
farò ogni volta che mi sarà possibile, attraverso il mio compagno
(Hanz).
Infine, voglio che sappiate che sono qui battagliera, nonostante
l'obbrobriosa prigione, che sono convinta che il nostro popolo sarà
più forte di ogni avversità imposta oggi giorno dal regime e che la
nostra lotta ed il nostro sacrificio non saranno in vano poiché più
prima che poi trionferemo.
UN GRAN ABBRACCIO DALLA PRIGIONE, MA CON LA MENTE ED IL CUORE PIU'
LIBERI CHE MAI PER LA LOTTA!
Fraternamente,
PERLY
http://italy.peacelink.org/latina/articles/art_3243.html
http://italy.peacelink.org/latina/articles/art_3343.html
e l'appello http://italy.peacelink.org/latina/articles/art_3312.html
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