Honduras: Comunità indigene lenca in ribellione contro la depredazione del territorio
Un mese dopo, l'Azienda nazionale dell’energia elettrica, Enee, annunciava la gara d’appalto internazionale numero 100-1293-2009, per la contrattazione di 250 MW di energia rinnovabile. In dicembre dello stesso anno, l'azienda pubblica ammise 50 delle offerte presentate.
Pochi mesi dopo l’insediamento del governo di Porfirio Lobo (aprile 2010), il Ministero delle risorse naturali, Serna, procedette ad aggiudicare le concessioni a 47 aziende private nazionali, il 70% delle quali appartenenti all'Associazione honduregna dei piccoli produttori di energia rinnovabile, Ahpper, vale a dire a quegli stessi gruppi economici che già controllavano e continuano a controllare quasi la totalità della generazione termica nel Paese.
La concessione pluriennale di tratte di decine di fiumi a queste aziende venne considerata “poco pulita” da vari esperti del settore, tra i quali, Juliette Handal, in quel momento presidentessa della Coalizione patriottica nazionale (Cpn). Intanto, nel Congresso, i deputati si preparavano a presentare gare d’appalto per almeno 300 nuovi progetti idroelettrici.
Fu così che tra giugno 2010 e novembre 2011, il governo honduregno e il potere legislativo approvarono 24 progetti [1] per la generazione di energia rinnovabile, con un investimento di circa un miliardo di dollari. Tra essi figura il progetto idroelettrico "Agua Zarca", a carico dall’azienda di capitale honduregno Desarrollos Energéticos S.A. di C.V. (Desa), con fondi della Banca interamericana di integrazione economico (Bcie) per 24,4 milioni di dollari.
Resistenza
Il progetto Agua Zarca (Acqua Chiara) prevede la generazione di 21,3 MW ed è localizzato nella zona nord-occidente dell’Honduras compresa tra i Dipartimenti di Santa Barbara e Intibucá. È stato più volte osteggiato dalle comunità di etnia lenca, le quali hanno votato contro la sua esecuzione durante le sedute pubbliche dei consigli comunali locali, facendo appello al diritto di consultazione previsto dalla Convenzione 169 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, Ilo, sui popoli indigeni e tribali.
È per questo motivo che, da circa tre settimane, centinaia di abitanti di cinque comunità della zona e membri del Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, Copinh, hanno iniziato una protesta indefinita e hanno bloccato le vie d’accesso al progetto idroelettrico nella zona di Río Blanco, lungo il fiume Gualcarque.
In un primo comunicato emesso il giorno dell’inizio della protesta, le comunità accusavano varie aziende private e le istituzioni comunali e nazionali coinvolte, di non avere voluto ascoltare "la decisione presa dalle nostre comunità di rifiutare l’esecuzione del progetto Agua Zarca”. Esigevano, quindi, il “blocco immediato dei lavori” e condannavano il tentativo di privatizzazione “del sacro fiume Gualcarque e del nostro territorio”.
Una strategia che, secondo le comunità lenca, avrebbe provocato “gravi danni ambientali, lo sfollamento di intere comunità, danni incalcolabili al patrimonio culturale e all’economia locale, la militarizzazione del territorio e l’aumento della repressione contro gli abitanti delle comunità”, si legge nel comunicato.
Su questo caso sono già state presentate varie denunce alla Procura della Repubblica per le popolazioni native, al Congresso e al Serna, senza ricevere alcuna risposta.
Secondo il Copinh e le comunità indigene della zona, questo progetto idroelettrico sarebbe finanziato anche dalla Financiera Comercial Hondureña SA (Banca Ficohsa), il cui direttore generale è Javier Atala, il quale, lo scorso anno, ha sottoscritto un accordo per 20 milioni di dollari con Proparco, filiale dell'Agenzia Francese di Sviluppo (AFD) incaricata del finanziamento del settore privato, per progetti di energia rinnovabile.
Tra le imprese incaricate dell’esecuzione del progetto si segnala l’azienda cinese Sinohydro - la quale è stata recentemente multata in Ecuador per gravi irregolarità commesse nei confornti dei lavoratori del progetto idroelettrico Coca Codo Sinclair -, l'impresa di costruzione Concreto Preesforzado de Centroamérica SA, Copreca, e la tedesca Voith Hydro, che ha vinto un contratto di somministrazione di turbine idrauliche e altre parti.
Nonostante l’insensibilità mostrata dai responsabili del progetto idroelettrico, i ripetuti interventi della Polizia, la distruzione delle tende sotto cui si riparava la gente, il sequestro dei viveri, dell’acqua, delle apparecchiature fotografiche e le minacce da parte di gruppi di persone assoldate, si pensa, da politici locali legati al progetto, la popolazione ha continuato a protestare e a bloccare le vie d’accesso, arrivando addirittura a invadere i cantieri e a fermare le macchine.
“Ci siamo riuniti in assemblea e la gente ha deciso di continuare con la protesta fino a quando non verranno chiusi i cantieri. Resistiamo alle intemperie, alle minacce di morte, alla militarizzazione della zona e la gente non si perde d’animo, anzi, ogni giorno che passa aumenta la sua consapevolezza e il suo entusiasmo”, ha detto Bertha Cáceres, coordinatrice del Copinh.
- Vedi video della protesta
Secondo lei, i sindaci della zona, i membri delle imprese coinvolte nel progetto, le guardie private e la stessa polizia, si starebbero preparando a uno sgombero molto violento, “usando” membri di altre comunità, per far credere all'opinione pubblica che le comunità indigene sono a favore del progetto Agua Zarca.
“Ci hanno già fatto andare via più volte e siamo sempre ritornati, perché non possiamo permettere che continuino ad accaparrare e depredare i nostri territori e le risorse naturali", ha spiegato la dirigente indigena.
In un secondo comunicato, il Copinh ha denunciato le gravi minacce rivolte ai propri dirigenti da parte del personale di Desa e Sinohydro, così come la costante pressione esercitata dai corpi di sicurezza privata che, come frequentemente accade in Honduras, svolgono compiti paramilitari, minacciando e terrorizzando la popolazione che si organizza.
Minacce
La protesta è poi giunta fino alla capitale, dove centinaia di persone si sono appostate davanti al Parlamento e hanno chiesto ai deputati e ai membri del governo di ascoltare le loro voci, altrimenti “la nostra protesta sarà ancora più forte, fino a ottenere la liberazione del nostro territorio che è stato invaso”.
“Il sistema corporativo dei mezzi d’informazione nasconde la nostra lotta e le nostre ragioni. Stiamo responsabilizzando le imprese, i sindaci, i deputati, il governo e i corpi di polizia per qualsiasi atto di repressione, minaccia e violenza contro la nostra integrità fisica, psicologica ed emotiva", ha affermato Caceres.
La dirigente indigena ha infine ricordato che nè il Copinh nè le comunità lenca si oppongono allo sviluppo, ma solo ai “progetti di morte” legati alla cultura e al modello estrattivista.
"Il popolo lenca ha un concetto proprio di 'sviluppo.' Un progetto basato sulla dignità umana, sul rispetto della madre terra, del benessere delle comunità, del delicato equilibrio tra gli esseri umani e i beni comuni, partendo da una visione di giustizia sociale ed economica.
Ciò che non accettiamo è la logica di privatizzazione e depredazione delle nostre risorse per ottenere maggior profitto. Ciò che non accettiamo è la logica estrattivista del capitalismo", ha concluso.
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