Latina

Sulla riqualificazione dell’ospedale psichiatrico gli interessi della speculazione immobiliare

Buenos Aires: brutale attacco della polizia contro i lavoratori de “El Borda”

Cinquanta feriti tra sindacalisti, medici, giornalisti e pazienti in stato di shock
28 aprile 2013
David Lifodi

la polizia attacca i lavoratori de "El Borda"/1

Il 26 aprile scorso, trecento agenti della Polizia Metropolitana di Buenos Aires hanno fatto irruzione nello spazio antistante ad un padiglione dell’ospedale psichiatrico José Tiburcio Borda (familiarmente conosciuto nella capitale argentina come “El Borda”) per scortare un gruppo di operai di un’impresa privata che avevano ricevuto l’ordine di distruggere il Taller 19: quando il personale ospedaliero ha cercato di entrare, non solo ha trovato la strada sbarrata, ma una violenta repressione della polizia, che ha lasciato sul campo almeno cinquanta feriti tra pazienti dell’ospedale, medici, paramedici e giornalisti.

Andiamo con ordine. La battaglia sugli spazi dell’ospedale psichiatrico (il più grande dell’Argentina e conosciuto per ospitare al suo interno Radio La Colifata, alla cui redazione lavorano pazienti ed ex pazienti dell’ospedale) ha inizio nel dicembre 2007, quando Mauricio Macri, imprenditore di origine calabrese attivo soprattutto nel settore edilizio, presidente del Boca Juniors (una delle squadre di calcio più titolate del paese) ed esponente di primo piano della destra argentina, viene eletto sindaco di Buenos Aires. Da allora le mire di Macri e della sua squadra di governo, composta dagli stessi uomini che hanno dato l’ordine di reprimere la protesta di medici e pazienti alla distruzione del Taller 19,  si sono rivolte all’immensa area verde che sorge sul retro dell’ospedale psichiatrico, in particolare del padiglione preso d’assalto dalla Polizia Metropolitana. L’intera zona, situata negli Altos de Barracas, secondo Macri avrebbe dovuto trasformarsi in un quartiere residenziale: così facendo il sindaco porteño avrebbe affidato commesse miliardarie per la costruzione di nuovi alloggi per ricchi agli speculatori immobiliari. In seguito Macri, insieme al fido Daniel Chaín, ministro allo sviluppo urbano, ha pensato che un’eventuale vendita de “El Borda” sarebbe stata più redditizia: da qui avrebbe ricavato il denaro sufficiente per trasferirvi la Jefatura de Gobierno e cinque ministeri. Nel settembre 2011 Macri e Chaín presentarono l’offerta per poter affidare la costruzione del cosiddetto Centro Civico alle imprese Teximco SA, Ema SA e Dal Construcciones SA. L’affare andò in porto per 369 milioni di pesos e il sogno di costruire su 40mila metri quadri di terreno sembrava realtà. All’alba del 26 aprile, al momento di entrare a lavoro al Taller 19, medici e paramedici sono stati bloccati dalla Polizia Metropolitana: non appena i lavoratori dell’Asociación Trabajadores  del Estado (Ate) hanno capito cosa stava succedendo, hanno cercato di impedire la distruzione del padiglione ma, per tutta risposta, gli agenti hanno sparato lacrimogeni e pallottole di gomma nella zona antistante al Taller 19, dove sono ricoverati i pazienti affetti da problemi neuropsichiatrici. Tra gli stessi pazienti, molti sono rimasti in stato di shock, ma la repressione ha colpito anche gli operatori dell’informazione. Tre fotografi sono stati feriti, tra cui Pepe Mateo, del quotidiano Clarín, un quotidiano certo non progressista: in molti sostengono che sia stato riconosciuto dagli uomini della polizia in seguito al precedente del  giugno 2002, quando i suoi scatti fotografici documentarono l’assassinio, da parte della Polizia Bonaerense, dei militanti sociali Maximiliano Kosteki e Darío Santillán, durante una manifestazione del Movimiento Trabajadores Desocupados Anibal Verón alla stazione di Avellaneda. Le foto dimostrano che gli uomini della Polizia Metropolitana hanno utilizzato anche spray urticante al peperoncino e bastoni non appena il personale de “El Borda” e i familiari dei pazienti avevano cominciato a riunirsi a pochi metri dal padiglione gridando: Macri, basura, vos sos la dictadura. Tra i feriti anche María Raschid, legisladora di Buenos Aires, colpita con violenza da un agente a cui si era avvicinata per chiedere cosa stesse succedendo, e Jorge Selser, presidente della Comisión de Salud de la Legislatura. Sembra che sia stato il ministro de Seguridad Guillermo Montenegro a dare l’ordine di caricare alla Polizia Metropolitana, insieme a María Eugenia Vidal, vicesindaco della capitale. Entrambi sostengono che i lavoratori dell’Ate erano a conoscenza dello sgombero del Taller 19 per far posto al Centro Civico: i due, ai quali un ampio arco di forze politiche sta chiedendo in queste ore di dimettersi, affermano che cinque sindacati su sei del personale ospedaliero, escluso l’Ate, erano d’accordo con la costruzione del Centro. Inoltre, spiegano Vidal e Montenegro, l’edificazione del Centro Civico nei dintorni dell’ospedale non avrebbe danneggiato né “El Borda” né i suoi pazienti: per finire, sottolineano, i ricorsi presentati dall’Ate sono stati sempre respinti dalla giustizia e hanno dato ragione alla municipalità porteña. In realtà María Eugenia Vidal e Guillermo Montenegro mentono: la costruzione del Centro Civico era stata sospesa il 28 dicembre 2012, tanto che la Cámara en lo Contencioso Administrativo aveva già sanzionato Mauricio Macri e Daniel Chaín con una multa di ventimila pesos ciascuno per disobbedienza alla sentenza del tribunale e per violazione dei doveri in qualità di funzionari pubblici.

La polizia attacca i lavoratori de "El Borda"/2

Non è la prima volta che il sindaco Macri, noto per le sue pulsioni securitarie e razziste (eppure rieletto per un secondo mandato, che scadrà nel 2015, alla guida di Buenos Aires) agisce in questo modo: il leader di Propuesta Republicana (Pro), già nell’agosto 2012 aveva ordinato alla Polizia Metropolitana di irrompere all’interno del Taller 19. In quell’occasione l’Ate organizzò una serie di giornate di mobilitazione a difesa de “El Borda” e delle strutture dedicate alla salute mentale. Lo stesso ospedale psichiatrico, peraltro, si trova da tempo in una situazione drammatica: alcuni padiglioni sono senza gas, altri senza luce e molti pazienti sono stati inviati in cliniche private. Nonostante questo, “El Borda” è conosciuto ben oltre i confini nazionali grazie alla nascita, nel 1991, di Radio La Colifata: colifato significa matto in dialetto lunfardo, quello parlato dai porteños, e l’emittente ebbe impulso su iniziativa dello psicologo Alfredo Olivera allo scopo di aprire un dibattito sulla salute mentale e sul diritto dei pazienti ad essere rispettati ed integrati in un sistema di per se stesso, e fino a quel momento, escludente. È per questo che l’influenza di Macri sui media mainstream è riuscita a silenziare la notizia relativa alla repressione all’interno dell’ospedale psichiatrico (con la meritoria eccezione del quotidiano di sinistra Página 12), ma non è stata capace di far tacere le reti sociali, dove sono pubblicate le foto del brutale assalto compiuto dalla Polizia Metropolitana. Va sottolineato che  i militari non avevano mai fatto ingresso all’interno dell’ospedale psichiatrico senza avvisare la direzione, nemmeno durante gli anni della dittatura militare. Del resto, lo stesso Macri ha compreso bene la gravità della situazione e per due volte, a domanda precisa di un inviato di Página 12 e di una giornalista di CN23 su chi e per quale motivo avesse ordinato alla polizia di agire con violenza, ha rifiutato di rispondere ponendo un altro quesito agli interlocutori: “È normale che i lavoratori di un ospedale lancino pietre contro la polizia?” Ci sono filmati, foto e testimonianze che documentano la repressione selvaggia degli agenti, dicono in coro non solo i rappresentanti di Proyecto Sur e del kirchnerismo, ma anche esponenti di formazioni politiche non certo di sinistra come Ricardo Alfonsín e Elisa Carrió. Sdegnata la stessa presidenta Cristina Kirchner, che ha condannato l’azione di quella che, con un indovinato gioco di parole tra Macri e Metropolitana, Página 12 chiama la Macripolitana.

“Finchè gli interessi della speculazione immobiliare prevarranno sul diritto alla vita, sulla sanità pubblica e sui posti di lavoro”, giurano i rappresentanti dell’Ate, “da parte nostra troveranno sempre resistenza”: il primo atto di ripudio alle violenze della polizia e alle provocazioni di Macri e dei suoi uomini sarà martedì 30 aprile, quando lavoratori, medici, sindacalisti e familiari dei pazienti manifesteranno di fronte alla Jefatura de Gobierno. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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