Latina

Prosegue la criminalizzazione dei movimenti sociali

Honduras: violento sgombero degli indigeni lenca in lotta contro le dighe

Montatura giudiziaria contro Bertha Cáceres e Tomás Gómez Membreño
29 maggio 2013
David Lifodi

 

internet

Un violento sgombero di indigeni lenca nel dipartimento honduregno di Santa Bárbara (situato nella zona nord-occidentale del paese) ha caratterizzato ieri l’ennesima giornata di protesta contro il progetto idroelettrico Agua Zarca: numerosi i manifestanti feriti e quelli arrestati.

Quando Agua Zarca sarà ultimato, produrrà 22 megawatt di energia e rappresenterà la centrale idroelettrica più grande dell’Honduras tra i 24 progetti approvati dal Congresso Nazionale dal 2010 ad oggi, tutti sotto la presidenza di Porfirio Lobo. La costruzione delle dighe non porta solo benefici economici alle imprese locali ed estere che lavorano al progetto (Agua Zarca gode di un prestito del Banco Centroamericano de Integración Económica), ma la loro edificazione si è trasformata in un ottimo pretesto, dal punto di vista governativo, per reprimere un’opposizione sociale che non si rassegna al golpe del giugno 2009 che ha spodestato Manuel Zalaya, il presidente democraticamente eletto. Il violento attacco scatenato dall’esercito honduregno, spiega Bertha Cáceres, esponente di primo piano del Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (Copinh), dimostra la vera natura dello stato honduregno. Del resto lei stessa, insieme a Tomás Gómez Membreño,  giornalista di Radio Guarajambala (la radio comunitaria del Copinh), la scorsa settimana è stata vittima di un episodio di criminalizzazione ad arte dei movimenti sociali. Lo scorso 25 maggio entrambi sono stati arrestati dalla polizia mentre stavano viaggiando, in auto, lungo le zone del dipartimento di Santa Bárbara, dove sarà costruita la diga che rischia di prosciugare il Río Gualcarque, ma in cui sono anche presenti, da oltre un mese, i blocchi stradali delle comunità indigene. Il progetto Agua Zarca costringerà le comunità al desplazamiento, le priverà dell’accesso all’acqua e distruggerà l’habitat in cui gli indigeni hanno sempre vissuto. Agua Zarca è un progetto di morte, protestano i lenca, ma questo non interessa all’impresa honduregna Ficosah e alla cinese SinoHidro, che si sono unite per costruire la centrale idroelettrica. Il fermo della leader del Copinh e di Tomás Gómez Membreño solleva molti interrogativi ed è stato caratterizzato da numerosi aspetti poco chiari. Entrambi sono stati arrestati perché è stata trovata un’arma da fuoco nella loro auto. Marcelino Martínez, avvocato difensore di entrambi, sostiene che è stata fabbricata una prova di colpevolezza ad arte per mettere a tacere due degli esponenti più in vista delle organizzazioni popolari honduregne. Inoltre, i militari non avevano alcun mandato di cattura, né hanno rispettato le procedure che si seguono solitamente quando vengono tratte in arresto delle persone. E ancora, nonostante il fatto che Bertha e Tomás siano stati tratti in arresto e condotti in prigione in isolamento, la polizia non solo ha negato lo stato di fermo, ma, come ha segnalato un giornalista, il loro nome non compare nemmeno nel Libro de Entradas della prigione. Il Comité de Familiares de Detenidos Desaparecidos en Honduras (Cofadeh), osserva come Bertha Cáceres e Tomás Gómez Membreño siano stati trattati alla stregua di delinquenti comuni. L’intento dello stato è chiaro e corrisponde agli avvertimenti in stile mafioso che sconsigliano di occuparsi di determinati problemi: se ti opponi alle dighe, l’arresto è il minimo che ti può accadere. La polizia, spiega ancora il Cofadeh, arresta i leader sociali, li costringe all’isolamento, ma poi ne nega addirittura la cattura: questa pratica va avanti dal colpo di stato di fine giugno 2009. La repressione sta aumentando in tutta la zona occidentale dell’Honduras, dove si trovano la maggior parte delle concessioni per lo sfruttamento minerario intensivo e per l’edificazione delle dighe, ma anche quella dove maggiore è la resistenza popolare. Emblematico della brutta aria che si respira in Honduras è il caso del sacerdote Cándido Cáceres, che solo pochi giorni fa ha corso il rischio di essere assassinato durante un’improvvisa azione della polizia, che ha arrestato arbitrariamente 32 esponenti del Frente Nacional de Resistencia Popular, il movimento di opposizione a Porfirio Lobo sorto in seguito al colpo di stato. In questa circostanza ha avuto un ruolo di primo piano il vescovo della diocesi del dipartimento di Lempira, Darwin Andino, uno dei portavoce golpisti del cardinale Oscar Andrés Rodríguez: più volte, entrambi hanno minimizzato o addirittura giustificato la repressione dei presidenti de facto Roberto Micheletti e Porfirio Lobo. La vicenda di Tomás Gómez Membreño e Bertha Cáceres non è ancora del tutto conclusa: entrambi sono stati liberati, ma la leader del Copinh ha l’obbligo di firma in commissariato ogni venerdì e le è stato imposto il divieto assoluto di lasciare il paese in attesa del processo che avrà luogo il prossimo 13 giugno. Nei confronti di Bertha Cáceres è in corso una vera  e propria persecuzione giudiziaria ed è grave impedirle il diritto di potersi spostare liberamente, a maggior ragione per le molteplici minacce che ha ricevuto, tanto da spingere la Commissione Interamericana per i Diritti Umani a prendere delle misure per preservare la sua incolumità.

L’opinione pubblica sta seguendo con preoccupazione l’evolversi della situazione: Bertha Cáceres non è solo una leader riconosciuta in Honduras, ma in tutto il mondo, grazie al suo impegno  a fianco delle comunità indigene, nelle lotte per i diritti delle donne e per riaffermare la sovranità del popolo honduregno, che da quasi quattro anni vive in un permanente stato d’assedio a seguito del colpo di stato che ha imposto prima Roberto Micheletti e poi Porfirio Lobo alla guida del paese grazie a delle elezioni farsa e nel silenzio della comunità internazionale. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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