Latina

La principale impresa di comunicazione del paese sotto accusa per aver evaso le tasse

Brasile: il paradiso fiscale di Rede Globo

La denuncia è stata presentata dall’Mst e dal Fórum Nacional pela Democratização da Comunicação
26 agosto 2013
David Lifodi

internet Rede Globo rappresenta bene quello che João Pedro Stedile, storico portavoce del Movimento Sem Terra, definisce come “latifondo mediatico”: non è solo uno dei principali canali televisivi brasiliani, possiede decine di quotidiani, emittenti radio e tv, ha numerose società partecipate. Rede Globo raggiunge ogni giorno  milioni di persone e si caratterizza come il principale mezzo di informazione dello status quo e della grande borghesia, cavalcando spesso le pulsioni peggiori della destra brasiliana.

Adesso, per Rede Globo, sembra essere giunto il momento di pagare, non solo per la quotidiana criminalizzazione dei movimenti sociali e per la distorsione dei principali eventi che avvengono in Brasile, ma anche in senso letterale: la più grande impresa di comunicazione verdeoro è infatti sotto inchiesta per un’evasione fiscale di circa 600 milioni di real. All’inizio del 2002, rivela il blog O Cafezinho, del giornalista Miguel do Rosário, Rede Globo aveva già evaso le tasse per oltre 180 milioni di real, cifra che oggi è triplicata, ma che la famiglia Marinho (padrona dell’impresa fin dalla sua nascita, nel 1965, e oggi amministrata dai tre fratelli José Roberto, João Roberto e Roberto Irineu) è stata abile a mascherare trasferendone la sede giuridica alle Isole Vergini, noto paradiso fiscale. Rede Globo è sempre andata a braccetto con i poteri forti dello stato e con i grandi conglomerati economici nazionali e internazionali, non a caso sorse durante il periodo della dittatura ed ha sempre appoggiato il regime militare. Oggi Rede Globo rappresenta anche il principale contenitore del sistema pubblicitario del paese. Scrive O Cafezinho: “Rede Globo ha commesso crimini storici contro il Brasile, si è schierato contro la nascita di Petrobras, ha appoggiato i militari golpisti, ha calpestato la nostra democrazia”. Rede Globo rappresenta il contrario di quella democratizzazione dei media che era una delle principali rivendicazioni dei riots di fine giugno: una delle parole d’ordine più gettonate della protesta era Fora Globo. Del resto, sottolinea Altamiro Borges, del Centro de Estudos da Mídia Alternativa Barão de Itararé, Rede Globo ha cercato di distorcere al massimo i contenuti della protesta, evidenziando che si trattava di mobilitazioni esclusivamente anti-governative e che alle manifestazioni sotto la sua sede avevano partecipato non più di 400 persone. Inoltre, non solo Rede Globo è finita nell’occhio del ciclone, ma anche le sue partecipate, alcune delle quali amministrate da politici coinvolti in innumerevoli casi di corruzione, ad esempio la famiglia Sarney che controlla la Tv Mirante nel Maranhão, nonostante l’articolo 54 della Costituzione vieti ai politici titolari di cariche elettive di amministrare emittenti televisive. La richiesta di indagare sui conti di Rede Globo è arrivata da numerose realtà della società civile, tra cui il Movimento Sem Terra e il Fórum Nacional pela Democratização da Comunicação: il pubblico ministero ha 90 giorni (prorogabili per altri 90) per svolgere le sue indagini e valutare se sia necessario aprire un’inchiesta. Il lavaggio di denaro sporco e l’evasione fiscale, spiegano il quotidiano Hoje em Dia e i giornalisti Rodrigo Lopes e Amaury Ribeiro Jr (quest’ultimo autore del libro d’inchiesta A privataria tucana, che ha riscosso un enorme successo per la sua indagine sui loschi traffici del Partito Socialdemocratico Brasiliano, quello di Fernando Enrique Cardoso, José Serra e Geraldo Alckmin, solo per citare i nomi più conosciuti del conservatorismo brasiliano, a dispetto del nome), sarebbe avvenuto  con l’avvallo della Fifa (il massimo organo calcistico) per l’acquisizione dei diritti televisivi legati alla Coppa del Mondo del 2002. A Globopar, l’impresa di Rede Globo maggiormente coinvolta in questa operazione insieme a Infoglobo e Globo Ltda, sono stati bloccati i conti bancari, che poi la famiglia Marinho è riuscita a farsi sbloccare momentaneamente con l’approvazione della corte di giustizia federale di Rio de Janeiro.

In molti invocano una commissione d’inchiesta e chiedono alla presidenta Dilma Rousseff di sospendere le pubblicità istituzionali degli organi di governo su Rede Globo e tutti i mezzi di comunicazione ad essa collegati: per adesso si attende ancora una presa di posizione pubblica da parte del Planalto e del Ministero della Comunicazione.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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