Latina

Gli informatori della Vale monitoravano le attività della rete Justiça dos Trilhos

Brasile: lo spionaggio della Vale contro i movimenti sociali

Attività di intelligence anche ai danni dei Sem Terra e dei leader sindacali
16 settembre 2013
David Lifodi

internet Un vero e proprio spionaggio messo in atto dalla Vale, la multinazionale leader nell’estrazione mineraria, ai danni dei movimenti sociali brasiliani, è stato denunciato da uno dei funzionari dell’impresa, André Luis Costa de Almeida, impiegato per sei anni presso il Departamento de Segurança fino al suo licenziamento, avvenuto nel marzo 2012.

A finire nel mirino dei contractors e degli informatori dell’impresa, tra gli altri, padre Dario Bossi e la sua Justiça dos Trilhos, la rete sociale sorta su impulso dei missionari comboniani per protestare contro il trasporto del ferro, da parte della Vale, lungo la ferrovia del Carajás, in piena foresta amazzonica. La multinazionale è responsabile dell’inquinamento, della devastazione delle foreste, di aver utilizzato lavoro schiavo, di espellere intere comunità dal loro territorio per costruire nuove miniere e, infine, per travolgere persone e animali che vivono ai bordi del percorso ferroviario, situato negli stati del Pará e del Maranhão, tra i più poveri dell’intero Brasile. È proprio agli afectados della Vale che  Giulio Di Meo ha dedicato il suo libro fotografico Pig Iron, dove sono ritratte le persone durante la loro vita quotidiana, caratterizzata dall’incombente presenza della multinazionale.  Non è un caso che nel 2012 l’impresa mineraria sia stata dichiarata la “peggiore multinazionale del pianeta”: sembra che la Vale avesse l’abitudine di infiltrare degli informatori tra i movimenti sociali (soprattutto tra i Sem Terra e il Movimento do Atingidos por Barragens), corrompere funzionari statali affinché raccogliessero informazioni sui leader delle organizzazioni popolari, mettere sotto controllo gli apparecchi telefonici dei giornalisti a loro sgraditi, ad esempio Vera Durão, quando lavorava presso la redazione di Valor Econômico e Lúcio Flávio Pinto. Addirittura pare che la stessa presidenta Dilma Rousseff sia stata spiata durante gli anni in cui ha ricoperto l’incarico di ministro dell’Energia e delle Miniere. La rete di spionaggio attivata da Vale poteva contare su almeno duecento informatori che nel tempo avevano redatto dei veri e propri dossier sugli esponenti più in vista dei movimenti sociali, è il caso dell’avvocato Danilo Chammas e di Charles Trocate, uno degli attivisti più in vista dei contadini Sem Terra. La Vale non svolgeva l’attività di spionaggio e controllo in prima persona, ma aveva affidato il tutto ad un’agenzia sua affiliata specializzata in intelligence, la Network, con sede a Rio de Janeiro. Alla testa di questo tentacolare sistema di controllo Gilberto Ramalho, direttore del Departamento de Segurança e non nuovo ad operazioni di questo tipo, già sperimentate ai tempi della dittatura militare. Inoltre, secondo André Almeida, Ramalho ebbe un ruolo determinante nell’operazione di polizia che condusse allo sgombero  dei blocchi stradali imposti dai Sem Terra nell’aprile del 1996 e uccise diciannove contadini in quello che è passato alla storia come il massacro di Eldorado dos Carajás. Durante il processo per la strage dei sem terra è emersa proprio la regia  della Vale, che aveva necessità di avere le strade libere per il trasporto del ferro.  Del resto, Mst e la rete Justiça dos Trilhos rappresentano un vero e proprio incubo per la multinazionale.  La rete dei comboniani fa parte del coordinamento Atingidos pela Vale e, dalla città di Açailândia, nel Maranhão, ha intrapreso una durissima battaglia contro l’impresa mineraria per impedirle di ampliare la ferrovia del Carajás, che taglia a metà i territori indigeni e le riserve ambientali portando morte e distruzione ad ogni suo passaggio, dalle 9 alle 12 volte al giorno.  André Almeida racconta che Vale si è avvalsa anche dei servigi dell’ex colonnello Roger Antonio Souza Matta, un altro professionista dello spionaggio, attualmente docente di intelligence alla Fundação Escola Superior do Ministério Público dello stato di Minas Gerais, e del capitano della Marina Mauro Paranhos. Quest’ultimo, in una mail inviata il 16 agosto 2010 al direttore della Segurança Empresarial della Vale, Ricardo Gruba, allertava la multinazionale a monitorare le attività “di agitazione e propaganda per la Riforma Agraria e contro l’agronegozio”, che il Mst avrebbe effettivamente realizzato in occasione del Grido degli Esclusi in programma dal 17 al 19 agosto di tre anni fa. In un’altra mail, con tanto di fattura, emerge che la Vale avrebbe contattato due informatori per tenere sotto controllo le attività del Movimento do Atingidos por Barragens a Belo Horizonte (stato del Minas Gerais): risulta che la Vale abbia pagato ai due contractors uno stipendio in cui  erano inclusi vitto, alloggio, l’assistenza sanitaria e tutti i diritti che spettano ad un qualsiasi lavoratore. Uno stipendio in cambio di vere e proprie relazioni sui movimenti sociali, comprensive anche dei curricula dei leaders messi sotto controllo: il tutto finiva in un archivio denominato Movimentos Políticos, Sociais e Indígenas. Vale non si occupava soltanto delle organizzazioni popolari a lei ostili, ma anche di quelle che protestavano contro le sue partecipate, ad esempio i pescatori della baia Sepetiba (Rio de Janeiro), dove ha sede ed opera la Companhia Siderúrgica do Atlântico (Tkcsa), responsabile di aver seminato rifiuti tossici che hanno causato enormi danni alla salute della popolazione. E ancora: le proteste contro le attività antisindacali della Vale erano tenute sotto lo stretto controllo dell’impresa mineraria: in occasione delle proteste del biennio 2011-2012 contro l’allora presidente Roger Agnelli, denunciato all’Oit dalla Sindiquímica del Paraná, l’infiltrazione avveniva tramite l’invio di informatori che riuscivano ad accreditarsi come fotografi vicini ai movimenti di lotta per riprendere da vicino i leader sindacali.

Purtroppo l’infiltrazione e il monitoraggio dei movimenti sociali in Brasile non sono ritenuti illegali, ma, soprattutto grazie ai deputati del Partido Socialismo e Libertade (Psol), è stata lanciata la proposta di costituire una Commissione parlamentare. Per il momento, da parte della Vale, non è giunta alcuna smentita in merito alle pesanti accuse di cui è stata oggetto. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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