Il Paraguay in piazza contro il narco presidente
A poco più di due mesi dal suo insediamento alla presidenza del Paraguay, Horacio Cartes è già inviso a buona parte della società civile paraguayana. Massicce mobilitazioni di piazza hanno caratterizzato i primi sessanta giorni del suo mandato: dalle organizzazioni sociali e sindacali agli insegnanti il presidente è sotto il fuoco della contestazione.
Sindacati, partiti e movimenti si sono riuniti sotto il nome di Coordinadora Democrática: potrebbe essere un nuovo inizio per una sinistra debole, frammentata e uscita distrutta dalle presidenziali dello scorso aprile. I primi a scendere in piazza, nel mese di agosto, sono stati i docenti. In almeno quindicimila si sono riversati per le strade per chiedere modifiche sostanziali alla Ley de Jubilación, la legge che regola il sistema di pensionamento. Poi è stata la volta dei medici, che non ricevono lo stipendio da quattro mesi. È vero ciò che sostiene il Frente Guasú, la coalizione di centrosinistra a cui appartiene l’ex vescovo e presidente del paese Fernando Lugo: Cartes privilegia le relazioni economiche con le grandi imprese, sostiene l’agrobusiness e non ha alcuna intenzione di impegnarsi nel campo dei diritti civili, sociali e sindacali. Del resto, l’attuale presidente del Paraguay si pone in continuità con il golpista Federico Franco, che nel giugno 2012 destituì il capo di stato democraticamente eletto, Fernando Lugo, approfittando del progressivo sfaldamento dell’Alianza por el Cambio e del massacro di Curuguaty. Il 15 giugno la polizia aprì il fuoco su una manifestazione di contadini che cercavano di rientrare in possesso delle loro terre e Lugo fu ritenuto il principale responsabile, quando in realtà furono i terratenientes a sparare: l’ex monsignore venne deposto con un “giudizio politico”, una procedura prevista dalla Costituzione paraguayana, ma mai applicata. Il primo passo della Coordinadora Democrática è stato quello di dichiarare una ferma resistenza alle politiche di privatizzazione messe in atto dall’esecutivo, in particolare al Proyecto de Alianza Público-Privada (APP), che autorizza il presidente a cedere alle imprese private servizi e opere pubbliche di carattere statale. Tra le prime aziende che corrono il rischio di essere privatizzate si trova l’impresa che gestisce il trasporto pubblico a livello nazionale. I colorados, ritornati a Palacio de López con una solida maggioranza, oltre all’elezione di Horacio Cartes, sostengono che l’Alianza Público-Privada non si configura tanto come una legge di privatizzazione, quanto come una legge “di concessione” al capitale privato: un gioco di parole che non cambia la sostanza dell’APP, il cui progetto è stato concepito per saccheggiare le risorse dello stato paraguayano. In ogni caso, l’Alianza Público-Privada non è l’unico dei progetti che ha mobilitato la società civile paraguayana. Desta molta preoccupazione anche
Il Paraguay sia avvia verso una fase molto incerta, dal punto di vista politico, dei diritti civili e sociali: probabilmente, solo un’incriminazione di Horacio Cartes per i suoi legami con i cartelli della droga potrebbe costringerlo a lasciare la presidenza di un paese in cui i colorados e i loro alleati di sempre, i terratenientes, continuano a fare il bello e il cattivo tempo.
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