Argentina: alle elezioni legislative avanzano le destre
Le elezioni legislative tenutesi domenica scorsa in Argentina sono di difficile interpretazione: cala il kirchnerismo di sinistra, esultano i peronisti di destra con il buon risultato di Sergio Massa, leader del Frente Renovador, cresce in maniera preoccupante la destra del sindaco di Buenos Aires Mauricio Macri, benino la sinistra sociale.
Il voto legislativo aveva una certa importanza per il paese poiché si votava per eleggere metà della Camera (127 seggi) e un terzo del Senato (24 seggi). Tutti i riflettori erano puntati soprattutto sulla provincia di Buenos Aires, dove il Peronismo d’Opposizione, incarnato da Sergio Massa e dal suo Frente Renovador, ha ottenuto il 43% dei consensi. La provincia di Buenos Aires rappresenta un barometro attendibile a livello nazionale poiché in questo distretto si concentra quasi il 40% dei trenta milioni di elettori argentini. L’exploit di Sergio Massa è un chiaro avvertimento per il Frente para la Victoria (Fpv), la coalizione oficialista della presidenta Cristina Kirchner che fa capo al peronismo di centrosinistra. Il successo di Sergio Massa dovrebbe quindi rappresentare un campanello d’allarme per il Fpv, se non altro per la sua valenza politica. Massa, ex capo di gabinetto kirchnerista divenuto nel corso del tempo un convinto sostenitore delle politiche neoliberiste e acceso oppositore dei Kirchner, ha sonoramente sconfitto Martin Insaurralde, il candidato frentista scelto dalla stessa Cristina attestatosi su un misero 32%. Al tempo stesso, pur minimizzando erroneamente il pieno di voti di Sergio Massa, i frentistas non hanno torto quando dichiarano di aver mantenuto la posizione di primo partito nel paese. Ai sedici deputati conquistati da Massa, che si uniranno alla bancada del Peronismo d’Opposizione, il Frente para la Victoria può rispondere di aver confermato tutti i 47 seggi in palio, per cui disporrà di 132 rappresentanti in totale, anche se per il controllo del Parlamento i peronisti di centrosinistra devono ringraziare i tre deputati eletti a livello provinciale sotto le insegne del Movimiento Popular Nequino loro alleato. Di certo il risultato elettorale del Fpv non è esaltante, ma possono dire di non aver perso, così come il successo di Sergio Massa non può essere catalogato come una piena vittoria. Chi ride di più è senz’altro Mauricio Macri. Il sindaco di Buenos Aires, leader di Pro (Propuesta Republicana) e simpatizzante della giunta militare, ha ottenuto un consenso enorme soprattutto nella capitale: ha guadagnato tre senatori e può vantare 21 seggi alla Camera, di cui 16 ottenuti in quest’ultima tornata elettorale. La candidata di Mauricio Macri, Gabriela Michetti, ha sconfitto ampiamente Daniel Filmus, il candidato del Frente para la Victoria. Non è la prima volta che la coppia Macri-Michetti batte Filmus: era già accaduto in occasione delle elezioni a sindaco della capitale nel 2007 e nel 2011: in entrambi i casi l’esponente kirchnerista si era dovuto arrendere con un ampio margine di distacco. Inoltre, va sottolineata la buona prova della sinistra movimentista: il Frente de la Izquierda y los Trabajadores (Fit), nato da spezzoni del movimento studentesco e del sottoproletariato urbano e operaio, è riuscito a far eleggere tre suoi rappresentanti al Congresso ottenendo quasi il 6% dei consensi. In alcune province, ad esempio a Salta (nord-est del paese), il Fit si è classificato al secondo posto. Dei tre deputati eletti nelle file del Fit uno proviene proprio dalla provincia di Salta: si tratta di Pablo López, che per un solo punto percentuale ha mancato la vittoria assoluta. Gli altri due sono Nicolás del Caño, per la provincia di Mendoza (Argentina centrale) e Marcelo Ramal per Buenos Aires. L’esito di queste elezioni, aldilà delle dichiarazioni di facciata, segnala che il Frente para la Victoria ha perso le elezioni legislative in molte province chiave, ma è riuscito a mantenere il controllo del Congresso, un aspetto non trascurabile considerata la campagna stampa di un latifondo mediatico fortemente presente in Argentina. La Ley de Medios, che intende limitare il monopolio dei media, è stata di nuovo tirata in ballo dal più potente gruppo d’informazione del paese, il Clarín, che più volte ha sottolineato come un eventuale vittoria del Fpv avrebbe rappresentato un’ulteriore minaccia alla libertà d’espressione. Peraltro un risultato sottotono per il kirchnerismo era ampiamente previsto, ma il Clarín ha esercitato ancora una volta tutto il suo potere mediatico per attaccare Cristina Kirchner e la sua coalizione.
In definitiva, il dato che emerge da queste elezioni è che tutti hanno festeggiato il proprio risultato, chi legittimamente (le destre e la sinistra di base) chi in maniera un po’ impropria (il Fpv): solo le elezioni presidenziali, previste per il 2015, diranno se la tendenza delle legislative sarà confermata o meno.
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