Latina

Le CEBs confermano l’opzione preferenziale per i poveri

Brasile: XIII incontro delle Comunità Ecclesiali di Base all’insegna della giustizia sociale

Ma il vescovo conservatore Scherer provoca e rimuove i parroci di orientamento progressista
13 gennaio 2014
David Lifodi

internet Al tredicesimo incontro delle Comunità Ecclesiali di Base (CEBs), “Justicia y Profecía en el servicio de la vida”, svoltosi nella città brasiliana di Juazeiro do Norte (stato del Ceará) dal 7 all’11 gennaio, hanno partecipato oltre quattromila persone provenienti non solo dall’America Latina, ma da tutti i continenti.

L’encuentro ha rappresentato un momento importante per la chiesa di base latinoamericana, in particolare per quella brasiliana, soprattutto a seguito delle preoccupanti tendenze restauratrici espresse dal vescovo conservatore di San Paolo Odilo Scherer, che dall’inizio del nuovo anno ha dato vita ad una sistematica rimozione dei vescovi progressisti della diocesi episcopale di Ipiranga. Al contrario, l’assemblea delle CEBs è servita per ribadire la visione di una chiesa vicina ai poveri e agli oppressi nell’ambito di quel cambiamento temuto e osteggiato dal cattolicesimo integralista e conservatore. All’insegna del metodo ver, juzgar e actuar, le comunità di base si sono confrontate per fare il punto sulle esperienze comunitarie che hanno rafforzato e arricchito i loro percorsi di lotta per un mondo senza sfruttamento: non a caso, una sessione dell’incontro è stata dedicata al commercio equo e solidale come alternativa alla logica economica imposta dal capitalismo. E ancora, tra gli aspetti che hanno suscitato un ampio dibattito, l’impegno per la tutela e il rispetto dell’ambiente, messo a rischio dall’estrazione mineraria, dalla costruzione delle centrali idroelettriche e dallo sfruttamento intensivo delle risorse naturali che pregiudica anche la vita delle comunità urbane, indigene e contadine. Del resto, il motto dell’incontro, Romeras del Reino en el Campo y la Ciudad, segnala la precisa volontà delle CEBs, soprattutto quelle brasiliane e latinoamericane, di lavorare a fianco delle comunità rurali. Aperto dal canto el tren de las CEBs ni paró, ni va a parar, un segnale chiaro a chi vuol fermare le istanze delle comunità cristiane di base in America Latina, il convegno è stato caratterizzato dal ricordo delle parole del grande vescovo brasiliano dom Helder Camara, che ha speso tutta la sua vita a fianco degli emarginati e degli oppressi: no dejen morir la profecía. Come ricordato anche dall’ultimo documento della Confederação Nacional dos Bispos do Brasil (CNBB), le comunità cristiane di base rappresentano “la forma normale di essere Chiesa”, per questo suona come una vera provocazione la febbrile attività restauratrice del vescovo paulista dom Odilo Scherer, che dall’inizio dell’anno sta conducendo una vera e propria battaglia conservatrice nel segno dei papati restauratori di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Scherer (tutt’altra persona rispetto al cardinale Paulo Evaristo Arns, il vescovo di San Paolo che combatté la dittatura militare esponendosi personalmente) gode dell’appoggio dei settori più reazionari della Chiesa brasiliana, insieme ai quali nel 2010 aveva firmato un appello per scongiurare l’elezione dell’attuale presidenta Dilma Rousseff, favorevole all’aborto e all’eutanasia. Non solo: sempre in occasione dell’ultima campagna elettorale per le elezioni presidenziali, la corrente di destra della CNBB si era resa protagonista di violenti attacchi contro Dilma Rousseff: fu addirittura la polizia, proprio alla vigilia delle votazioni, a trovare un migliaio di pamphlets contro la presidenta che recavano la firma di tre vescovi dichiaratamente di destra. Del resto, Odilo Scherer non aveva fatto altro che allinearsi al pontefice Benedetto XVI, che proprio in quello stesso periodo aveva definito aborto e eutanasia come dei progetti politici che rappresentavano un tradimento dell’ideale democratico e della dignità della persona. I trasferimenti forzosi e improvvisi imposti da Scherer ai sacerdoti considerati progressisti assomigliano molto ad una rappresaglia, poiché alcuni di loro da tempo avevano cominciato a simpatizzare con il movimento Juventude Contra O Principe, composto da una parte dei giovani cattolici allergici alle imposizioni dottrinarie del clero reazionario brasiliano. Tra le rimozioni eccellenti, quella che ha fatto più scalpore ha riguardato il parroco Celso Paulo Torres, che da 24 anni lavorava con la comunità di una parrocchia paulistana. Al suo posto, il conservatore Jorge Bernardes. Quanto a Torres, ancora non è venuto a conoscenza della sua nuova destinazione, ma ancora peggio è andata ad un altro parroco, che ha saputo della sua rimozione addirittura dalle pagine di facebook. Per adesso, al Conselho de Leigos da Arquidiocese di San Paolo, agli stessi sacerdoti allontanati dalle loro comunità e ai parrocchiani, l’arcivescovo Odilo Scherer ha rifiutato di dare una risposta e, tantomeno, si è degnato di riceverli. Nel caso in cui il prelato continui a rifiutare il dialogo e a non fornire una motivazione adeguata, sono già state previste manifestazioni di protesta ad oltranza. Alcuni sacerdoti, pur se di orientamento moderato, hanno dichiarato: “La chiesa ha il compito di ascoltarci, perché noi siamo chiesa”. I fedeli, invece, si richiamano a due articoli del Diritto Canonico, che giustificano la rimozione di un sacerdote solo per motivi legati a questioni di carattere morale o finanziario. Lo scopo di Scherer è quello di tenere le parrocchie, soprattutto quelle socialmente impegnate, sotto un maggior controllo, contrastare la concezione di una “chiesa circolare”, basata cioè su un dialogo orizzontale, per favorire il ritorno ad una chiesa gerarchica e piramidale.

Per adesso, la controversia è destinata a continuare: le comunità di base che si riconoscono in una Chiesa solidale e attenta alla giustizia sociale sono ben lontane dall’idea dell’istituzione ecclesiastica propugnata da dom Odilo Scherer e dai prelati ai lui vicini.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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