Latina

La campagna di terrore segna il processo elettorale salvadoregno

Le tematiche sulla sicurezza, violenza e militarizzazione della società hanno caratterizzato il discorso dell'opposizione
1 febbraio 2014
Giorgio Trucchi

María Silvia Guillén (Foto G. Trucchi | Opera Mundi)

La recente richiesta del presidente Mauricio Funes alla procura, perché indaghi d'ufficio sull'esistenza di una struttura illegale di intelligence del partito Arena (Alleanza Repubblicana Nazionalista), denominata Omega e la sua possibile relazione con l'aumento delle attività criminali nel paese – per dare più forza alla campagna di insicurezza e paura promossa da questo partito – ha scosso con forza il processo elettorale del Salvador.

In effetti, nelle ultime settimane, le questioni relative alla sicurezza, la violenza e la militarizzazione hanno caratterizzato la campagna di Arena, demonizzando ulteriormente la “tregua tra le pandillas” firmata nel marzo 2012 nella quale l'amministrazione del Presidente Funes ha svolto un importante ruolo di facilitazione.

Il cambio di linea del candidato di Arena, l'ex sindaco di San Salvador, Norman Quijano, è stato repentino e con toni praticamente identici a quelli usati dal candidato della destra honduregna Juan Orlando Hernandez, che alimenta il sospetto di una possibile supervisione dello stratega politico venezuelano, Juan José Rendòn.

Da quando è stata siglata la “tregua”, il Salvador è riuscito a dimezzare il numero di omicidi giornalieri, da 12 a 6. Molto al di sotto della media di Honduras e Guatemala che hanno chiuso il 2013 con rispettivamente 16 e 15 omicidi al giorno. Secondo i dati della PCN (Polizia Civile Nazionale) lo scorso hanno sono state registrate 2490 morti violente, 1864 meno che nel 2011, che ha portato il Salvador dai 76,3 omicidi ogni 100 mila abitanti del 2011 ai 42 omicidi ogni 100 mila abitanti dell'anno scorso. Il 2013 è stato il meno violento degli ultimi 10 anni.

Secondo Maria Silvia Guillén, direttrice esecutiva della Fespad (Fondazione per lo studio dell'applicazione del diritto), l'incremento accelerato degli omicidi, registrati nelle ultime settimane, potrebbe essere legato a una strategia di terrore promossa dalla destra salvadoregna, per far credere alla popolazione che il governo attuale non è capace di risolvere il problema e che l'unica soluzione sia la militarizzazione de Paese.

Opera Mundi: Qual è la sua opinione sulla svolta che ha avuto la campagna del candidato di Arena, Norman Quijano, che ha adottato un discorso basato sulla militarizzazione della pubblica sicurezza?

Maria Silvia Guillén: Le campagne elettorali degli ultimi 10 anni hanno basato la loro strategia sul tema della sicurezza. Purtroppo, la violenza e la criminalità che viviamo nel Paese e che sono causa di tanto dolore e inquietudine per la popolazione povera, ha fatto sì che il tema della sicurezza sia diventato un tema molto sensibile della campagna elettorale.

Il fatto che il candidato di Arena abbia cambiato il suo discorso e che stia attaccando violentemente i suoi avversari non mi sorprende. Lui sa perfettamente che il tema della sicurezza è una delle principali preoccupazioni della popolazione, anche se, senza voler diminuire la gravità del problema, la percezione dell'insicurezza è, a volte, molto maggiore dell'insicurezza reale.

E' evidente che si tratta di una strategia per generare terrore. Stanno ventilando l'idea di militarizzare la pubblica sicurezza, di reclutare i “pandilleros” per incorporarli all’esercito inculcandogli i valori militari ed anche di applicare il Codice di Giustizia Militare. Non c'è dubbio che questa proposta implica una terribile involuzione in termini di diritti umani

OM: Il presidente Funes ha lanciato l'allarme su un possibile legame  tra l'aumento degli omicidi in questo inizio anno e  la campagna elettorale. Qual'è la sua opinione?

MSG: Il presidente ha denunciato la possibile presenza di gruppi di sterminio nel Paese e il progetto di una strategia di violenza, per generare un clima d’insicurezza e danneggiare l'immagine del governo in vista delle elezioni.

Nemmeno questo ci sorprende, perché è stata la strategia usata in tutte le campagne elettorali degli ultimi anni per mettere paura. Il messaggio è chiaro: se votate per il partito di governo, il risultato sarà più violenza, incertezza e paura, perché il governo non può combattere questo fenomeno.

Inoltre, il coordinatore del programma di sicurezza pubblica e giustizia penale della Fespad, Nelson Flores, ha detto molto chiaramente che esistono gruppi di sterminio che si muovono in varie  comunità dei municipi di Soyapango, Ilopango e la contrada Lourdes del municipio di Colòn.

OM: Da dove arrivano questi gruppi?

MSG: I gruppi di irregolari, meglio conosciuti come Squadroni della Morte, continuano a esistere e hanno operato durante e dopo la guerra civile (1980-1992) ma non si è mai voluto investigare su di essi.

Purtroppo, nel Salvador, le indagini si concentrano sempre sul tema delle pandillas (bande giovanili) e non prendono mai in considerazione i delitti “dei colletti bianchi”, i vincoli con il crimine organizzato e i delitti politici con fini elettorali.

La nostra paura è che il discorso del candidato di Arena non sia solo per motivi di campagna elettorale, ma che abbia intenzioni veramente autoritarie. Lo ha già dimostrato come sindaco della capitale, quando, con operazioni di polizia e militari, ha sgomberato in maniera brutale i commercianti che vendevano i loro prodotti per le strade della città.

La sua proposta di arrestare tutte le persone che potrebbero avere a che fare con le pandillas è completamente assurda, perché sono politiche che si sono già dimostrate sbagliate nel passato, mentre l’origine di questa situazione risiede nell’avere lasciato una grande fetta della popolazione abbandonata a sé stessa, senza accesso alla salute e all'educazione, senza accesso ai servizi basici, senza niente.

OM: Quindi che fare?

MSG: Fino a quando si penserà che il problema della violenza si possa risolvere con maggiore violenza, il risultato sarà disastroso. Abbiamo bisogno di politiche e azioni concrete per prevenire la violenza, iniziando, per esempio, a bloccare l'accesso dei bambini nelle pandillas, riabilitando i giovani che vogliano uscire da questa situazione. Solo in questo modo potremo iniziare a costruire un autentico processo di pace nel Salvador.

OM: Pensa che questa campagna di terrore abbia presa sulla popolazione?

MSG: La popolazione che vive in comunità dove le pandillas sono molto presenti e che soffre quotidianamente le estorsioni, è quella più esposta a credere a questi discorsi, in particolar modo quando, contemporaneamente, si stanno verificando massacri da tutte le parti.

OM: Qual è la sua opinione sulla “tregua tra le pandillas” che in questi giorni è stata demonizzata dal partito Arena?

MSG: L’abbiamo vissuta come una grande opportunità e abbiamo sempre chiesto al governo di far conoscere quale fosse il suo ruolo in questo processo e che si seguisse rigidamente il mandato legislativo. I risultati sono evidenti per ciò che riguarda la diminuzione degli omicidi, ma questo deve andare molto più in là, incentivando processi di ricostruzione del tessuto sociale comunitario, accompagnati dal recupero economico e dall'attenzione dello Stato verso queste comunità.

Queste situazioni drammatiche di violenza non nascono ora, come vogliono farci credere i partiti di opposizione, ma sono il risultato di politiche inadeguate in materia economica e di pubblica sicurezza, che hanno escluso dalla politica una grande fetta della popolazione. Dove non c'è lo Stato ci sono le bande giovanili. In questo senso, speriamo che la proposta del futuro governo sia ancora più forte, più energica, senza paure, e soprattutto, più integrale.

OM: Qual'è il ruolo del crimine organizzato?

MSG: L'enfasi che si pone sul tema delle bande è una cortina di fumo affinché la criminalità organizzata possa operare senza troppi problemi nel nostro Paese. C'è ancora una struttura di impunità che permea le istituzioni quando si tratta di questo tipo di crimini. Tutte le istituzioni hanno a che fare con la sicurezza pubblica, includendo ovviamente la polizia che deve essere seriamente analizzata e depurata.

OM: Che ruolo hanno gli Stati Uniti?

MSG: La politica di sicurezza nel nostro Paese, come in tutto il Triangolo Nord (Guatemala, Honduras, El Salvador) è definita dagli interessi geopolitici degli USA. Nel nostro caso, ad esempio, il tema della tregua ha subito forti interferenze da parte degli Stati Uniti che si sono opposti a questo processo.

La politica della “mano dura” gode dell'appoggio dell'amministrazione nordamericana, con il presunto obiettivo della lotta al narcotraffico, ma sappiamo perfettamente che i suoi interessi geopolitici e geostrategici vanno molto al di là di questo.

Fonte originale: Opera Mundi (portoghese)

Fonte in spagnolo: LINyM

Note: Traduzione: Sergio Orazi
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