Panama: Changuinola reclama giustizia!
A quasi quattro anni dalla brutale repressione di Martinelli. Intanto, il vicepresidente in carica Juan Carlos Varela vince le elezioni generali
5 maggio 2014
Giorgio Trucchi
Nel mese di luglio 2010, gli apparati repressivi dello Stato panamense aprirono il fuoco contro i lavoratori delle piantagioni di banane nella località di Changuinola, provincia di Bocas del Toro, che protestavano contro l'approvazione della legge 30, popolarmente conosciuta come “Ley Chorizo”.
Il bilancio dell'operazione condotta dalle forze di polizia e dall’esercito fu di due morti e più di 700 feriti, di cui 78 con invalidità permanenti. Gli accordi firmati più tardi tra il governo di Ricardo Martinelli e i lavoratori rimasero lettera morta.
“Ci siamo ribellati contro una legge che voleva eliminare i principali diritti dei lavoratori e la risposta del governo fu brutale. Ci hanno massacrato!” ha dichiarato Jacinto Quintero, presidente del Comitato “8 Luglio” organizzazione che riunisce le vittime della repressione di quel giorno.
Secondo i dati forniti in quei giorni dal Sindacato dei lavoratori dell'industria bananiera, agricola e affini, Sitraibana, degli oltre 700 lavoratori feriti a colpi di fucile caricati a pallettoni, 67 riportarono lesioni agli occhi, tre dei quali rimasti completamente ciechi e 43 con la perdita parziale della vista.
Altri 92 lavoratori subirono gravi ferite, due dei quali con perforazioni ai reni, uno al polmone e il resto con lesioni varie in tutto il corpo, che gli hanno provocato gradi diversi d’invalidità. Per alcuni di loro esiste l’urgenza di un trapianto d’organo, ma la mancanza d’accesso al sistema sanitario nazionale l’ha reso impossibile.
Lo scandalo per la feroce repressione si è esteso a livello internazionale e ha obbligato il presidente Martinelli a sedersi a un tavolo di trattativa e a ritirare la nefasta legge 30. Purtroppo, a pochi mesi dal quarto anniversario del massacro, i principali accordi firmati con le vittime restano lettera morta.
“Ci sono compagni che sono morti, altri che resteranno invalidi tutta la vita e alla maggior parte di noi è stato riscontrato piombo nel sangue, a causa dei molto pallettoni che non hanno potuto estrarre. Il governo non ha mai mantenuto la promessa di trasformare in legge gli accordi firmati, né di indennizzare e assegnare pensioni al resto delle vittime e alle famiglie dei morti”, dice Jacinto Quintero.
Repressione istituzionalizzata
Il presidente del Comitato “8 Luglio” ha ricordato che il presidente uscente, Riccardo Martinelli, ha mantenuto un atteggiamento repressivo contro le proteste sociali, criminalizzando la lotta dei settori più poveri della società panamense.
Nel febbraio 2012 la polizia ha attaccato violentemente il popolo indigeno Ngöbe Buglé, nella zona di San Félix, regione di Chiriquí, che protestava contro la realizzazione di progetti minerari e idroelettrici all'interno della regione. Il bilancio fu di vari morti e feriti.
Otto mesi dopo, le forze di repressione si sono scatenate contro la popolazione che difendeva le terre nella zona Libera di Colòn, che il governo voleva vendere alle multinazionali straniere. Il suolo panamense si impregnò nuovamente del sangue dei caduti e dei feriti.
“In meno di 4 anni, questo governo ha assassinato almeno 12 compagni e attualmente non c'è nemmeno un poliziotto arrestato. Tutto resta nell'impunità. La gente continua ad aspettare risposte concrete per le vittime e per le loro famiglie” ha dichiarato Quintero.
Mobilitazione
Diverse organizzazioni della provincia di Bocas del Toro stanno organizzando nuove mobilitazioni per obbligare il governo a rispettare gli accordi firmati 4 anni fa.
“Invece di immischiarsi nei problemi degli altri paesi, criticando e prendendo posizione contro il governo del Venezuela, Martinelli dovrebbe rispondere per i crimini commessi nel nostro Paese e rispettare gli accordi firmati con le vittime della repressione.
Abbiamo già percorso tutte le vie legali – continua Quintero – e non abbiamo ottenuto risposte concrete da parte delle autorità. Tutto l'apparato politico nazionale è concentrato in vista delle elezioni del 4 maggio. Non ci resta altra opzione che scendere nuovamente in piazza” ha detto il dirigente popolare.
Nei prossimi giorni, il Comitato “8 Luglio” e altre organizzazioni si mobiliteranno a livello nazionale e chiedono alle organizzazioni amiche e solidali di sostenere la lotta con comunicati pubblici e lettere rivolte al presidente uscente Martinelli.
Varela è il nuovo Presidente di Panama
Poche ore dopo la chiusura delle urne, il presidente del tribunale elettorale Erasmo Pinilla, ha reso pubblico il risultato ufficioso delle elezioni generali tenutesi il 4 maggio, dichiarando l’attuale vicepresidente della Repubblica ed ex ministro degli Esteri, Juan Carlos Varela, come vincitore e prossimo presidente per il periodo 2014-2019.
Con quasi il 90% delle schede scrutinate, Varela, appartenente alla coalizione “El Pueblo Primero” formata dal Partito Panameñista (di destra) e dal Partito Popolare (di centro-destra), ottiene il 39,14% dei voti. Al secondo posto si colloca il candidato del partito di goveno, José Domingo Arias, con il 31.69% e al terzo posto il candidato del Partito rivoluzionario democratico, Prd, Juan Carlos Navarro con il 27,83%. Entrambi hanno già riconosciuto la vittoria del loro avversario.
Al momento di rendere pubblico il risultato ufficioso, Erasmo Pinilla ha spiegato che storicamente, questo risultato preliminare ha sempre coinciso con il risultato finale. Dopodiché, il magistrato elettorale ha telefonato al candidato Juan Carlos Varela, annunciandogli la vittoria. “In base al risultato preliminare, lei è il prossimo Presidente della Repubblica. La invitiamo a raggiungere la nostra sala stampa in modo da poter comunicare con la società panamense attraverso questa tribuna”.
Il vincitore di queste elezioni, un imprenditore che nelle precedenti elezioni si era candidato in accoppiata con il presidente uscente Riccardo Martinelli e che, nel 2011, fu destituito dallo stesso presidente dall'incarico di Ministro degli Esteri, si è congratulato con le autorità elettorali per il lavoro svolto ed ha chiesto al popolo panamense di continuare ad avere questo comportamento “civile e democratico”.
Dal canto suo, Martinelli ha incassato la dura sconfitta del suo candidato e ha annunciato che il suo partito porterà avanti un’opposizione costruttiva.
In Parlamento, i dati preliminari assegnano 30 diputati all’alleanza di governo Cambio Democratico e Molirena – ne avevano 42 –, 21 al Prd e 12 all’alleanza “El Pueblo Primero” del nuovo presidente Varela. Il movimento che ha appoggiato la candidatura indipendente dell’economista Juan Jované avrebbe conquistato un deputato. A mani vuote il candidato della sinistra panamense del Fronte amplio per la democrazia, Fad, Genaro López. Sette dei 71 seggi parlamentari sono ancora da destinare.
Intanto, Varela ha annunciato che il suo sarà un governo di unità nazionale. “Quello che verrà sarà un governo con visione di Stato. Un governo con uomini e donne che avranno come unico obiettivo quello di servire Panama. Un governo che lotterà per la giustizia sociale e che non tollererà la corruzione”, ha detto.
Nei giorni scorsi, l'analista politico e professore Iván Quintero, aveva dichiarato che nessuno dei tre candidati dati favoriti dai sondaggi proponevano un vero cambiamento di modello, ma “forme differenti per mantenere e legittimare lo status quo esistente a Panama, dove l'alto tasso di sviluppo economico non si traduce in un migliore sviluppo umano”.
In queste elezioni, 2,5 milioni di cittadini panamensi sono stati convocati a votare per eleggere 1648 cariche pubbliche per il periodo 2014-2019, tra queste, il successore dell'attuale presidente Riccardo Martinelli, 71 deputati dell'Assemblea Nazionale, 20 del Parlamento Centroamericano (Parlacen), 77 sindaci, 648 consiglieri comunali e 7 assessori. Tutti con i loro rispettivi supplenti.
Fonte originale in spagnolo: LINyM
Note: Traduzione: Sergio Orazi
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