Precarizzazione e deregulation continuano a preoccupare i lavoratori in Honduras
Secondo Carlos H. Reyes, presidente del Sindacato dei lavoratori dell'industria delle bevande e simili, Stibys, quello che il governo ha creato è “una bolla mediatica per far credere alla popolazione e alla cooperazione internazionale che tutto è risolto, ma non è così”.
Il dirigente sindacale sostiene che, indipendentemente dalle cifre fornite dall'Esecutivo, si tratti sempre di diversivi che servono per continuare a deregolamentare il mercato del lavoro e precarizzare l'impiego. “Si creano posti di lavoro in settori come il manifatturiero, catene di fast-food e l'agroindustria, dove non c'è nessuna garanzia, né rispetto per i diritti dei lavoratori. Questo non ha nulla a che vedere con lo sviluppo delle nostre forze produttive, né col far uscire il Paese dalla povertà. Quello che vogliono fare è solamente eliminare tutti quei diritti che sono il frutto di tanti anni di lotta”, ha spiegato Reyes.
Le principali sfide del nuovo governo sono state il risanamento delle finanze pubbliche, che negli ultimi anni hanno sofferto un forte deterioramento, la riduzione del deficit fiscale e il debito totale, che nel 2013 hanno raggiunto rispettivamente il 7,9 e il 51,5% del PIL e riattivare la crescita economica.
Da quando JOH ha assunto il mandato, è iniziato un processo di riorganizzazione dell'amministrazione pubblica, riducendo l'apparato burocratico dello Stato e accorpando o eliminando istituzioni e ministeri. Ha favorito inoltre la creazione del Consiglio nazionale degli investimenti, ha creato un fondo di investimento di più di 73 milioni di dollari per riattivare il settore agroalimentare, ha implementato la Legge di ordinamento delle finanze pubbliche – il famigerato “pacchetto fiscale” approvato nel mese di gennaio per aumentare la raccolta del gettito - e ha promosso le alleanze pubblico-private (Coalianza), una sorta di privatizzazione mascherata. Con queste misure, il governo pretende risparmiare circa 200 milioni di dollari e creare le condizioni per firmare un accordo con il Fondo monetario internazionale, Fmi.
Teoria
Nonostante l'enfasi posta sui progressi in materia economica, secondo Hugo Noé Pino, economista dell’Istituto centroamericano di studi fiscali, Icefi, questi primi cento giorni mostrano il vero volto del governo. “Nonostante si siano stabiliti dei criteri generali per la riduzione delle spese pubbliche e si siano prese varie misure di carattere amministrativo, l'impressione è che tutto sia rimasto a livello teorico”, ha dichiarato a Opera Mundi.
Noé Pino ha criticato anche l'approvazione e l’implementazione della Legge di ordinamento delle finanze pubbliche. “E' una riforma grossolana che colpisce la maggioranza della popolazione e accentua l'iniquità fiscale. Aumenta le imposte, riduce i sussidi per l'energia elettrica e contemporaneamente, mantiene privilegi, come le esenzioni fiscali, per i grandi gruppi economici”, ha spiegato l'economista.
Hugo Noé Pino, che è anche ricercatore presso l’Università tecnologica centroamericana, Unitec, avverte che in questa prima fase il nuovo governo ha dimostrato che la politica economica è in continuità con quella del governo precedente. “Utilizza misure ortodosse e tradizionali che colpiscono i settori salariati e privilegiano chi ha più possibilità economiche”.
In questo senso, Pino ha manifestato la necessità di un “dialogo nazionale amplio e inclusivo”, in cui i differenti attori pubblico-privato “cerchino un accordo nazionale” sulle strategie che riguardano le finanze pubbliche. “Abbiamo bisogno di un patto fiscale che stabilisca quali siano le priorità della spesa pubblica, che garantisca la trasparenza e la rendicontazione da parte del governo, così come la lotta contro la corruzione e l'evasione fiscale”, ha detto l'economista.
Sulla crescita economica, che negli ultimi anni si è arenata tra il 2 ed il 3%, Hugo Noé Pino sostiene che il nuovo governo continua a incoraggiare, promuovere e incentivare gli investimenti stranieri come unica soluzione possibile.
Un chiaro esempio di questo è l'accelerazione che si sta dando alla promozione e realizzazione delle Zone di impiego e sviluppo economico, Zede, meglio conosciute come città modello o charter cities, così come il concessionamento delle risorse del Paese. “Per questo governo, la crescita economica è legata alle misure tradizionali: maggiori esenzioni fiscali, vendita delle risorse naturali, maggior spesa pubblica per continuare a incentivare il settore privato, nuove privatizzazioni e concessionamenti decennali per lo sfruttamento delle ricchezze dello Stato e l'uso e abuso di fondi di investimento per rafforzare questo modello”, ha concluso l'economista.
Fonte originale: Opera Mundi (portoghese)
(3° e ultima parte)
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