I volti dei Sem Terra in trenta anni di storia e di lotte
Ha senz’altro ragione João Pedro Stedile, storico esponente della direzione nazionale del Movimento Sem Terra, quando scrive che il Mst fa parte della famiglia del popolo brasiliano, nella prefazione del libro fotografico di Giulio Di Meo Sem Terra. 30 anni di storia, 30 anni di volti.
Fotografo sociale, fotografo di strada e fotografo delle lotte, Giulio Di Meo racconta la storia dei contadini senza terra brasiliani come se fosse un album di famiglia della sinistra sociale brasiliana, ma anche latinoamericana. Il Movimento Sem Terra, nato nel 1984, ha avuto il merito di mettere al centro della politica brasiliana la riforma agraria, ma, come osserva Stedile, ha rappresentato tutti i movimenti della classe lavoratrice del gigante dell’America Latina, sfidando il latifondo dei proprietari terrieri e quello mediatico e pagando in prima persona con la perdita di centinaia di militanti, uccisi nella più completa impunità, si pensi ai massacri di Eldorado dos Carajas e di Felisburgo. Il merito principale di Giulio Di Meo è quello di raccontare i trenta anni del movimento attraverso i volti dei suoi esponenti, in un affresco che emoziona e commuove per la sua capacità di coinvolgere coloro che guardano le foto. Ci sono i volti dei militanti dell’Mst che vivono in assentamentos intitolati a uomini che hanno fatto la storia sociale e politica del Brasile, da Florestan Fernandes a Chico Mendes passando per Marighella e l’evocativo “Martires da Terra”, ma anche la missionaria di 93 anni Irmá Alberta Girardi, di origine italiana, e le facce degli esponenti delle tante organizzazioni popolari che lottano a fianco dei senza terra, dagli Atingidos por Barragens, impegnati a denunciare l’idro-negozio, agli Atingidos pela Mineração che cercano di contrastare l’estrazione mineraria a cielo aperto. La particolarità del volume fotografico di Giulio Di Meo sta nell’intervallare le foto con brevi testi di esponenti della direzione nazionale dei Sem Terra, quali il Coletivo Nacional de Mulheres, gli addetti ai piccoli senza terra, i Sem Terrinha, e il Coletivo Nacional de Formação, solo per citarne alcuni. Si scopre così una serie di aspetti del movimento mai approfonditi a fondo. Ad esempio, la forte presenza di discendenti italiani ed europei tra i contadini senza terra: “Quando alla fine degli anni ’70 e ’80 il Mst è riemerso nella lotta per la Riforma Agraria, ha portato con sé le mani callose degli eredi contadini di discendenza europea”. Non è la prima volta che Giulio Di Meo fotografa il Brasile sociale: nel 2013 il suo Pig Iron raccontò le ingiustizie sociali e ambientali commesse dalla multinazionale Vale negli stati del Pará e del Maranhão. Stavolta Giulio Di Meo ha il merito di coinvolgere, tramite i Sem Terra, tutti i movimenti sociali latinoamericani: ci sono i volti dei Veterinarios Sin Fronteiras boliviani, dei militanti della Juventud-Partido Comunista Paraguay e quelli del Frente Popular Dário Santillán, il giovane ucciso alcuni anni fa in Argentina alla stazione bonaerense di Avellaneda durante una manifestazione dei piqueteros. La fotografia di Giulio riprende le tante facce della protesta sociale brasiliana (compresi i tanti comitati di amigos del movimento, tra cui quello italiano), ma non sono solo volti: si tratta di scatti che accusano il capitalismo, responsabile dell’esclusione sociale a cui sono stati condannati milioni di brasiliani, contestano lo strapotere di Monsanto, Bunge, Cargill e Syngenta, responsabili della monocoltura di eucalipto, ma raccontano anche gli aspetti più intimi della vita del movimento. I volti femminili della Marcia Mondiale delle Donne ci parlano della loro lotta per la costruzione di nuove relazioni di genere, mentre fanno tenerezza i faccioni sorridenti di bimbi di pochi mesi nati negli assentamentos. Il Movimento SemTerra ha sempre ritenuto che i bimbi dovessero essere parte integrante delMst fin dall’inizio, dagli spazi di gioco denominati cirandas infantis alla pedagogia per i piccoli, sempre nel segno dell’istruzione e della formazione. Non è un caso che Giulio Di Meo, nelle primissime pagine del suo libro, abbia riportato una frase del pensiero di Antonio Gramsci: “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza”. Il Movimento Sem Terra ha fatto dell’istruzione uno dei suoi punti imprescindibili, convinto che la rivoluzione nelle scuole fosse propedeutica a quella da fare nelle strade, per parafrasare Florestan Fernandes, una sollevazione che liberi la società brasiliana dall’oppressione e dall’ingiustizia sociale. “Attraverso la lente sensibile di Giulio”, scrive Stedile, “potrete conoscere il Movimento Sem Terra. Chi siamo, volti e nomi. Le nostre espressioni di lotta e di allegria. La nostra esperienza e la nostra speranza. Conoscerete le persone che formano il Mst”. E allora l’album di famiglia, con uno degli slogan di maggior impatto del movimento, Ocupar, Resistir, Produzir, parla a tutto il continente latinoamericano, chiama tutto il mondo ad unirsi a loro per festeggiare i trent’anni dei senza terra e a guardare avanti.
Zaira Sabry e Jonas Borges, del coordinamento Sem Terra del Maranhão, hanno scritto: “Il libro Sem Terra è impegno, azione politica della fotografia, della vera fotografia sociale. Esprime l’impegno di Giulio con coloro che non hanno voce e visibilità, mostra i volti, le gioie e la determinazione del Mst attraverso istantanee di militanti, compagni e amici”. Io posso solo aggiungere: diffondetelo il più possibile.
Sem Terra. 30 anni di storia, 30 anni di volti
di Giulio Di Meo
GDM Photo, Bologna, 2014
Il libro, in uscita il 30 ottobre, si acquista su produzionidalbasso o semplicemente aiutando Giulio Di Meo a diffondere questo progetto tra i vostri amici e contatti. Per chi volesse partecipare, è sufficiente registrarsi su produzionidalbasso e prenotare una o più quote, corrispondenti a uno o più libri, nella sezione ricompense. Il ricavato dalla vendita del libro servirà a raccogliere i fondi necessari per la ristrutturazione della Scuola Nazionale Florestan Fernandes (ENFF) del MST, che ha l’obiettivo di formare politicamente la classe lavoratrice.
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