Latina

Si è aperto in questi giorni il processo per l’omicidio di Cristian Ferreyra

Argentina: i sojeros dichiarano guerra ai contadini

Alla Casa Rosada la questione indigeno-campesina per ora non ha fatto breccia
12 novembre 2014
David Lifodi

internet È cominciato in questi giorni il processo per l’assassinio del giovane contadino ventitreenne Cristian Ferreyra, ucciso il 16 novembre 2011 nella zona di Monte Quemado, a circa 300 chilometri dalla provincia di Santiago del Estero, nel nordest dell’Argentina.

Quella di Ferreyra non è stata l’unica morte di contadini indigeni, dovuta allo sgombero violento della terra da parte delle imprese che intendono impossessarsi di quei territori. A tre anni dall’omicidio, la Cámara de Juicio Oral di Santiago del Estero dovrebbe giudicare l’imprenditore José Ciccioli, il mandante intellettuale del crimine, e l’autore materiale dell’omicidio, Javier Juárez, insieme alla banda paramilitare che intendeva appropriarsi indebitamente delle terre comunitarie. Il Movimiento Nacional Campesino Indígena de Argentina ritiene già un evento storico il processo a carico di Ciccioli e Juárez, ma la strada per ottenere la loro condanna non sarà facile.  In Argentina l’impunità per gli omicidi dei campesinos indigeni non è una novità. Inoltre, i dati ufficiali parlano di almeno 63mila famiglie contadine e indigene che vivono sotto le continue minacce delle multinazionali della soia. Ciccioli è un imprenditore sojero e, proprio per far capire il potere che detiene, ad un anno dall’omicidio di Cristian Ferreyra ha fatto picchiare il suo cugino Sergio Arnaldo: ad assalirlo, sempre a Monte Quemado, una banda di paramilitari e sicari al soldo di Ciccioli e Juárez. Non è l’unica persecuzione denunciata dal Movimiento de Campesinos de Santiago del Estero (Mocase): un altro cugino di Cristian, Maximiliano Gastón, è stato picchiato da quattro incappucciati che gli hanno sottratto il cellulare dove aveva le foto di Darío Godoy, l’altro campesino che Ciccioli voleva far fuori insieme a Ferreyra, ma che, per fortuna, è stato solo ferito durante l’imboscata organizzata contro i due contadini. Le persecuzioni alla famiglia di Cristian non sono finite: le sorelle di Ferreyra sono state minacciate più volte, prima del processo. Se la sentenza sarà sfavorevole ai sicari del giovane contadino, i paramilitari hanno detto che prenderanno le armi per uccidere i familiari di Ferreyra. Ciccioli è uno dei tanti proprietari terrieri della zona: detiene 1800 ettari di terra nella località di Monte Quemado, strappati alle comunità indigene della zona. Santiago del Estero si è trasformata in una zona molto appetibile per i signori della soia, ma è divenuto anche un luogo di forte conflittualità sociale: i sojeros offrono spiccioli ai contadini per convincerli ad abbandonare quella terra che è la loro unica forma di sussistenza in una situazione di estrema povertà. Se i contadini rifiutano di lasciare la terra, allora i sojeros chiamano le loro guardie armate per procedere allo sgombero: se non ci riescono intervengono i paramilitari con la compiacenza della polizia. Da parte delle istituzioni, nessun intervento, una sorta di tacita approvazione degli sgomberi della terra organizzati dai paramilitari con un chiaro scopo politico: intimidire la popolazione affinché non opponga resistenza all’espropriazione illegale della terra.

I sojeros hanno dichiarato guerra alle comunità indigene, ma, anche dalla Casa Rosada, per ora non è giunto alcun intervento concreto.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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