Latina

Da alcuni giorni è partita Caravana 43 América del Sur: chiede giustizia per il massacro di Ayotzinapa

Messico: lo stato si rifiuta di approvare la legge contro la sparizione forzata

Le istituzioni sono legate a doppio filo con la criminalità organizzata e il narcotraffico
1 giugno 2015
David Lifodi

internet Da almeno 15 anni i movimenti sociali messicani e i familiari dei desaparecidos vittime della democratura messicana si battono affinché lo stato approvi la Ley General de prevención y erradicación de la desaparición forzada. Nel 2010 il Messico fu percorso dalla Campaña Nacional contra la Desaparición Forzada, ma il Congresso si guardò bene dall’approvare la legge, nonostante la sparizione forzata non sia assimilabile a un crimine comune, ma alla violazione dei diritti umani di cui lo stesso stato è complice.

La politica delle sparizioni forzate è una pratica adottata in Messico almeno dagli anni Sessanta, ma negli ultimi anni, anche a seguito della pseudo guerra contro il narcotraffico promossa dall’ex presidente Felipe Calderón, la situazione è peggiorata. Dal 2007, secondo le associazioni impegnate per la tutela e la difesa dei diritti umani, si sono verificati in Messico almeno trentamila casi di sparizioni forzate, per le quali il governo si è limitato a sostenere che si tratta di episodi isolati o frutto del crescente potere dei cartelli legati al narcotraffico e al crimine organizzato. Secondo le organizzazioni sociali, gli agenti dello stato che sequestrino o privino della libertà personale un cittadino, commettono il reato di sparizione forzata. In questo contesto, non si può fare a meno di ricordare il caso dei 43 studenti desaparecidos e dei tre assassinati dalle forze di polizia appartenenti alla Escuela Normal di Ayotzinapa lo scorso settembre. Da pochi giorni è iniziata la carovana composta dai familiari degli studenti che ha già attraversato non solo il Messico, ma anche gli Stati Uniti e l’Europa, e che adesso si propone di far conoscere il massacro di Ayotzinapa in America Latina Alla carovana, finanziata dai movimenti sociali sudamericani e significativamente denominata Caravana 43 América del Sur, parteciperanno la madre Hilda Hernández Rivera, la coppia di genitori Hilda Legideño Vargas e Mario César González Contreras e Francisco Sánchez Nava, quest’ultimo studente della Escuela Normal Rural Raúl Isidro Burgos, sopravvissuto all’attacco di polizia e narcos avvenuto a Iguala, stato del Guerrero, il 26 settembre scorso. Tra le tappe previste dalla Caravana 43 América del Sur, le città di Buenos Aires, Rosario, Montevideo, Porto Alegre, San Paolo e Rio de Janeiro. Il massacro di Ayotzinapa ha creato una crisi istituzionale senza precedenti in Messico, soprattutto per le responsabilità dello stato centrale e di quello del Guerrero, e per i legami tra narcotraffico, polizia e le stesse istituzioni, che hanno sempre cercato di nascondere la brutta fine degli studenti, uccisi e poi bruciati nella discarica di Cocula. Se la Ley General de prevención y erradicación de la desaparición forzada fosse approvata, spiega il Comitè de Familiares de Detenidos Desaparecidos, probabilmente ci sarebbero più speranze di ottenere giustizia per il massacro di Ayotzinapa e per tutti i casi di sparizione forzata che affliggono il paese. Nel 2010, la Campaña Nacional contra la Desaparición Forzada chiedeva che lo stato istituisse un registro pubblico nazionale per i casi legati alle sparizioni forzate, in modo tale che fosse più semplice cercare o far luce sui casi dei desaparecidos, ma in Messico le indagini non sono mai cominciate, prova ne sono le statistiche in possesso dell’Observatorio Ciudadano Nacional del Feminicidio. Dei quasi 4000 casi di donne assassinate tra il 2011 e il 2013, solo 613 sono stati investigati dalla polizia e classificati come femminicidio, mentre solo l’1,6% dei casi è stato risolto con una sentenza giudiziaria. In questo contesto pesa anche l’assenza di una prospettiva di genere che contribuisce alla scarsa attività di indagine da parte della polizia ed evidenzia ancora una volta i legami tra il crimine organizzato e le istituzioni. Inoltre, evidenzia ancora il Comitè de Familiares de Detenidos Desaparecidos, nessuno si preoccupa di alleviare i problemi di carattere psicologico, ma anche finanziario, che devono affrontare i familiari delle persone scomparse. Da un lato, lo scoramento, la depressione, l’insonnia e le incertezze di una vita stravolta dalla scomparsa di una persona cara, dall’altra i problemi economici se la persona desaparecida era quella che mandava avanti l’intera famiglia.  E ancora, l’assenza di proteste dei familiari nei confronti dello stato per evitare rappresaglie, poiché nada puede contra el estado.

Nel manuale del Comitè de Familiares de Detenidos Desaparecidos, Que hacer en caso de desaparición forzada, si spiega come presentare denuncia alla Commissione interamericana dei diritti umani e all’Organizzazione degli stati americani per ottenere giustizia, ma finché non sarà approvata dal congresso la Ley General de prevención y erradicación de la desaparición forzada, difficilmente si raggiungeranno risultati concreti. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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