Latina

Honduras

Sciopero della fame degli “indignati”: abusi e violenze non fermano la loro lotta

Chiedono l'insediamento di una commissione internazionale contro l'impunità e un "processo politico" per destituire i funzionari corrotti
25 giugno 2015
Giorgio Trucchi

Honduregni indignati (Foto Luis Méndez)

 Sono già quattro i giovani indignati che hanno iniziato lo scorso lunedì uno sciopero della fame nelle vicinanze della Casa Presidenziale a Tegucigalpa. Sono membri del gruppo denominato “Opposizione indignata” che da quasi due mesi si è messo alla testa delle manifestazioni di protesta delle “antorchas” che si stanno svolgendo in tutto il Paese, e che chiedono che si faccia chiarezza sulla milionaria sottrazione di fondi nei confronti dell'Istituto honduregno di previdenza sociale - IHSS.

Con il sostegno di persone solidali, Ariel Varela, Miguel Antonio Briceño, Osman Calero e Luis Alejandro Calero hanno piazzato le loro tende e hanno resistito alle minacce della polizia e dei militari.

La zona è stata immediatamente militarizzata e isolata con recinzioni metalliche, ed è stato proibito sia l'accesso della cittadinanza e dei mezzi di comunicazione, sia dei servizi essenziali per la permanenza dei giovani e delle oltre venti persone che li accompagnano.

“Vogliono sfiancarci. Impediscono l’allacciamento all'energia elettrica e l’entrata di ventilatori, di un gazebo per ripararci dal sole e di un bagno da campo. Impediscono anche l'entrata dei mezzi di comunicazione, violando il diritto alla libertà di espressione” ha detto Ariel Varela alla LINyM.

Questa situazione di quasi totale isolamento ha creato le premesse per il brutale attacco, a colpi e sassate, subito dagli accompagnatori degli scioperanti alle prime luci dell'alba di martedì 23, da parte di un nutrito gruppo di sconosciuti.

L'attacco ha causato il ferimento di varie persone, tra le quali alcuni giornalisti di media nazionali e internazionali che stavo cercando di dare notizia della protesta dei giovani. Sono state anche rubate delle strumentazioni.

“Vogliamo una commissione contro l'impunità”

Le loro richieste sono chiare. Vogliono l'istituzione di una Commissione internazionale contro l'impunità in Honduras (Cicih) e che il Parlamento metta sotto inchiesta, attraverso la figura del “giudizio politico”, tutti i funzionari pubblici coinvolti nel saccheggio della Previdenza sociale.

“Il popolo honduregno è stanco di tutte queste ruberie, si è sollevato e vuole partecipare, vuole essere protagonista, vuole apportare il suo granello di sabbia. Ieri (martedì), centinaia di persone sono arrivate per incorporarsi alla protesta, ci sono diverse organizzazioni che faranno lo stesso nei prossimi giorni. Venerdì prossimo, invece, ci sarà una grande manifestazione che arriverà fino alla Casa Presidenziale a sostenere la nostra protesta” ha spiegato Varela.

Il giovane “indignato” ha rigettato le dichiarazioni del consigliere presidenziale Ebal Díaz, il quale ha detto che le proteste starebbero diventando violente, mettendo in relazione i partecipanti alle manifestazioni delle “antorchas” con il lancio di una bomba molotov in un edificio all’interno del recinto della Corte suprema di giustizia.

“Questo signore è un bugiardo e un incompetente. Sono dichiarazioni che hanno l'obiettivo di discreditare il movimento. Abbiamo dimostrato in tutto il Paese che le manifestazioni delle “antorchas” sono massicce, chiassose, ma totalmente pacifiche. Questo dimostra che il governo ha paura, si sente accerchiato e senza il sostegno della gente”, ha concluso il giovane.

Netto rifiuto degli “indignati” alla proposta fatta ieri notte dal presidente Hernández di creare un fantomatico Sistema integrale honduregno di lotta contro l’impunità e la corruzione, Sihcic, e l’apertura di un ancora più fantomatico “dialogo sociale senza condizioni”, che avrà però come interlocutori dell’esecutivo le principali Ong filo-governative.

Criminalizzare il movimento spontaneo degli “indignati” e creare un’alternativa alla Cicih da poter presentare a livello nazionale ma, soprattutto, internazionale, sembra essere la strategia scelta dal governo.

Una malversazione sfacciata

Da più di sette settimane, ampli settori della popolazione honduregna hanno reagito con forza alla denuncia del giornalista David Romero Ellner, direttore di Radio Globo e di Globo TV, che vincola il Partito Nazionale, attualmente al governo, sul coinvolgimento del Partito nazionale, attualmente al governo, nella maxi frode scoperta lo scorso anno nei confronti della Previdenza sociale honduregna.

Secondo il giornalista, degli oltre 7000 milioni di lempiras (circa 330 milioni di dollari) drenati alla Previdenza sociale dai massimi dirigenti di questo istituto – attualmente in carcere – circa 2000 milioni (90 milioni di dollari) sarebbero finiti nelle casse del Partito nazionale, per finanziare la campagna elettorale dell’allora candidato alla presidenza Juan Orlando Hernández.

La deviazione di fondi verso il partito di governo è stata confermata anche dalla Commissione multipartitica del Congresso Nazionale (Parlamento), durante le indagini svolte su 12 casi di corruzione, tra i quali figura quello ai danni dell’IHSS.

Per realizzare questa milionaria sottrazione di fondi, parenti di ex funzionari della Previdenza sociale hanno creato società di comodo, con le quali venivano firmati contratti multimilionari per falsi rifornimenti di medicine, servizi e strumentazioni mediche. Dopo averli saccheggiati, i magazzini centrali venivano nuovamente riforniti con nuovi contratti.

Romero Ellner sostiene che i vertici del partito fossero al corrente di questo meccanismo fraudolento, – inclusi l’ex presidente Porfirio Lobo e il suo successore Juan Orlando Hernández – e che alti esponenti della Procura avrebbero occultato le prove nascondendo la documentazione.

Fonte: LINyM (spagnolo)

Note: Traduzione: Sergio Orazi
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