Latina

Il 25 ottobre ballottaggio presidenziale tra lo xenofobo Jimmy Morales e Sandra Torres

Guatemala: il paese nelle mani dei militari

I movimenti sociali chiedono un governo di transizione e invitano al non voto
18 settembre 2015
David Lifodi

internet In Guatemala il ballottaggio presidenziale del prossimo 25 ottobre nasce sotto i peggiori auspici: a contendersi la presidenza del paese saranno il comico Jimmy Morales, del fascistissimo Frente de Convergencia Nacional (Fnc), e Sandra Torres, della socialdemocratica Unidad Nacional de la Esperanza (Une), già primera dama ai tempi in cui il marito Álvaro Colom era mandatario.

Ciò che preoccupa di più, aldilà della contesa tra un candidato apertamente razzista e machista quale Morales ed una insipida Torres (in ogni caso il male minore) è l’attuale presenza dei militari legati all’operazione “Tierra Arrasada” in tutte le istituzioni del paese, come del resto dimostra la precedente presidenza dell’ex generale Otto Pérez Molina, costretto a lasciare l’incarico, insieme alla sua vice Roxana Baldetti, entrambi con l’accusa di corruzione. Dal primo turno, svoltosi lo scorso 6 settembre, emergono altri due dati. Il primo riguarda il totale fallimento di Manuel Baldizón, un altro personaggio tutt’altro che rispettabile. Il candidato alla presidenza per il partito Libertad Democrática Rinovada (Lider) si è visto soffiare il pass per il secondo turno da Morales e Torres ed ha provato a presentare ricorso al Tribunale Supremo Elettorale, che però ha rigettato le sue istanze. Sostenitore della pena di morte ed implicato a sua volta in scandali legati alla corruzione, Baldizón risultava indigesto anche alla Cia, se è vero che l’organizzazione non governativa Insight Crime, finanziata da Usaid, segnalava i suoi legami con il crimine organizzato. L’altro aspetto che emerge dal primo turno elettorale riguarda il pessimo risultato delle forze di sinistra. Winaq e i settori riuniti sotto le insegne della ex guerriglia dell’Unidad Revolucionaria Nacional Guatemalteca (Unrg) da un lato ed Encuentro dall’altro hanno fatto registrare un misero 1,8%. Il movimento La Otra Guatemala e la Unión de Colectivos de Resistencia Ciudadana, che fin da aprile, con i Plantones por la Dignidad, hanno portato la gente nelle piazze del paese, non sono riusciti a canalizzare a sinistra il voto di protesta, mentre Morales ha avuto gioco assai facile a presentarsi come il nuovo, anche perché, rispetto a vecchi arnesi della stessa destra, risulterebbe limpio. Tuttavia le cose non stanno così. Jimmy Morales gode dell’appoggio di Avemilgua (Asociación de Veteranos Militares de Guatemala), il settore castrense più reazionario e aperto sostenitore dei regimi dittatoriali che all’inizio degli anni Ottanta hanno perseguitato apertamente campesinos e indigeni essendo i primi responsabili del genocidio maya. Il suo partito, il Frente de Convergencia Nacional, è sostenuto dai militari coinvolti nell’operazione “Tierra Arrasada”, che causò oltre duecentomila vittime soprattutto all’epoca di Ríos Montt e Romeo Lucas García. La fortuna del Frente è che nel 2011 prese solo lo 0,33% e quindi, in un paese dove regnano caos e corruzione, il partito, al pari del suo principale esponente, Jimmy Morales, non ha alcuna difficoltà nel presentarsi come alternativo alla vecchia casta politica, anche perché era sorto nel 2008 e finora la sua incidenza politica era stata irrilevante. Se i movimenti sociali chiedono un governo di transizione nel segno di una trasformazione democratica del Guatemala, sostenendo che le elezioni sono una truffa, Morales si presenta come l’uomo forte che può giungere nelle case di milioni di guatemaltechi grazie al suo programma comico “Moralejas”, in onda tutte le domeniche su Canal 7. Peraltro non è l’unico comico ad aver scelto la strada politica: Juan Pablo Urrea, deputato del Partido Patriota, quello dell’ex generale Molina, ha anch’esso un programma tv improntato alla comicità. In ogni caso, è evidente che Jimmy Morales è tutt’altro che nuevo y limpio. Arrivato nel Fnc nel 2012 su invito di Edgar Justino Ovalle Maldonado, uno dei fondatori di Avemilgua, Morales risulta essere frequentante del dottorato in Sicurezza Strategica istituito presso l’Universidad San Carlos grazie ad un accordo tra il generale in pensione Ricardo Bustamante (uomo molto vicino a Molina, tanto che sembra sia stato lui a consigliare le dimissioni all’ex presidente) e la Facoltà di Diritto. Per inciso, l’Universidad San Carlos negli anni Settanta e Ottanta era tristemente famosa per i raid dei patrulleros che rapivano gli studenti per torturarli. Non solo: il dottorato si svolge nel segno di una cooperazione con l’Instituto de Estudios Estratégicos en Seguridad, anch’esso diretto da un ex militare, il colonnello in pensione Mario Mérida, già ai vertici dell’intelligence militare nel biennio 1992-1993, quando a capo c’era Pérez Molina. L’attuale dottorato in Sicurezza Strategica ha programmi molto simili a quelli l’Instituto de Estudios Estratégicos Nacionales, fondato per inculcare nel paese la strategia di stabilità e sicurezza nazionale a partire dal colpo di stato del 1982, da cui deriva la teoria della contrainsurgencia. E ancora, molto vicino a Morales sarebbe César Augusto Cabrera Mejía, uomo di spicco dell’ex presidente Otto Pérez Molina e tra gli uomini più influenti del dipartimento di Sicurezza durante la presidenza di Vinicio Cerezo Arévalo: fu in quegli anni, tra il 1986 e il 1990, che lo stato si macchiò degli omicidi dell’antropologa Myrna Mack e del giornalista Julio González Gamarra, solo per citare i casi più noti. E così, mentre il paese vive l’attesa per il ballottaggio con il rischio concreto che Morales diventi presidente (al Congresso si profila invece il bipartitismo tra i partiti Une e Lider), i militari continuano a disporre del paese a loro piacimento, come dimostra anche il processo nei confronti di Otto Pérez Molina. A difendere “Mano Dura”, tra i responsabili del genocidio maya, sarà l’avvocato, e militare, Moisés Galindo Ruiz, già impegnato a tutelare gli interessi del capitano Byron Lima Oliva e del padre Byron Disrael Lima Estrada, responsabili dell’assassinio del vescovo Juan Gerardi, impegnato attivamente sul fronte dei diritti umani e coraggioso accusatore dell’esercito e dei suoi crimini. Galindo Ruiz, rappresentante di spicco anche della Fundación contra el terrorismo, nota per le sue posizioni di estrema destra e per proteggere numerosi militari accusati di peculato, è assai vicino anche a Montt.

Il 25 ottobre si ripartirà dal 23,99% dei voti ottenuti da Morales e dal 19,75% di Sandra Torres: La Otra Guatemala e la Unión de Colectivos de Resistencia Ciudadana invitano a non votare e lo stesso appello, da destra, proviene da Baldizón, escluso dalla contesa: di certo, purtroppo, c’è l’agonia di un paese il cui destino resterà ancora nelle mani dei militari.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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