Latina

Cuba responsabilizza gli Usa per crisi migratoria in Centroamerica

Cittadini cubani ancora bloccati sul confine tra Nicaragua e Costa Rica
19 novembre 2015
Giorgio Trucchi

Frontiera costaricana (Foto AP)

Il governo di Cuba ha emesso ieri un comunicato nel quale accusa gli Stati Uniti per la grave crisi migratoria che coinvolge migliaia di cittadini cubani, bloccati sul confine tra il Costa Rica e il Nicaragua.

In modo particolare, punta l’indice contro le politiche migratorie statunitensi, come la Legge de Ajuste Cubano e la politica “piedi asciutti, piedi bagnati”, che di fatto incentivano l’emigrazione illegale di cubani verso il territorio nordamericano, garantendo loro l’immediata concessione della residenza.

Non importa come arrivino e se per farlo devono percorrere migliaia di chilometri in balia delle reti criminali del traffico di migranti, come sta accadendo a circa duemila cubani che sono partiti dall’Ecuador, hanno attraversato la Colombia e Panama, e che ora sono bloccati sul confine tra i due paesi centroamericani.

Una situazione che ha fatto lievitare nuovamente le tensioni tra le due nazioni, che proprio in questo momento (giovedí) stanno discutendo il tema all’interno della Commissione di sicurezza del Sistema d’integrazione centroamericano, Sica, per ora senza risultati tangibili.

- Leggi “Cresce nuovamente la tensione tra Nicaragua e Costa Rica

“Il Ministero degli esteri desidera sottolineare che questi cittadini sono vittime della politicizzazione del tema migratorio applicata dal governo degli Stati Uniti, che assegna ai cubani un trattamento differente unico in tutto il mondo, ammettendoli in forma immediata e automatica, senza che importino la via o i metodi utilizzati, nè se giungono illegalmente nel territorio statunitense”, sostiene il comunicato del Ministero degli esteri cubano pubblicato nel sito internet del quotidiano Granma.

“Questa politica – continuano le autorità cubane – stimola l’emigrazione da Cuba agli Stati Uniti e costituisce una violazione dello spirito e dei dettami degli accordi migratori in vigore, con i quali i due Paesi hanno assunto l’obbligo di garantire una migrazione legale, sicura e ordinata”.

Ricordano inoltre che il governo statunitense mantiene sempre in vigore il cosidetto Cuban Medical Professional Parole, approvato nel 2006 dal presidente George W. Bush, per convincere medici e altro personale sanitario cubano a emigrare negli Stati Uniti.

“Questa è una pratica censurabile indirizzata a danneggiare i programmi di cooperazione cubani e privare di risorse umane vitali Cuba e altri paesi che le necessitano”, sottolineano.

Di fronte a questa nuova grave situazione, il governo cubano ha ribadito con forza che queste politiche “sono incongruenti con l’attuale contesto bilaterale, ostacolando la normalità delle relazioni migratorie tra Cuba e gli Stati Uniti e creando problemi in altri Paesi”.

Esigono rispetto

A questo proposito, il Ministero degli esteri ha spiegato che le persone bloccate sul confine tra Costa Rica e Nicaragua sono uscite legalmente da Cuba verso differenti Paesi dell’America Latina, “realizzando tutte le pratiche stabilite dal regolamento migratorio cubano”.

Nel tentativo di giungere in territorio statunitense sono però “diventate vittime di trafficanti e di bande di delinquenti senza scrupoli, che cercano guadagni controllandone il passaggio in Sudamerica, Centroamerica e Messico”.

Le autorità cubane hanno infine espresso la speranza in “una soluzione veloce e adeguata, che tenga in considerazione il benessere” dei propri cittadini.

Boicot del Costa Rica

Intanto, le prime notizie che giungono dalla riunione della Commissione di sicurezza del Sica sembrano non essere positive.

Il governo del Nicaragua ha denunciato a livello internazionale “il boicottaggio sistematico del governo del Costa Rica”, il quale si sarebbe rifiutato di inserire nell’ordine del giorno il tema “dell’immigrazione irregolare e illegale dei cittadini cubani”.

- Vedi Comunicato del governo nicaraguense

Ha ribadito che il Sica è la sede appropriata per discutere questo tema ed ha proposto che in la regione centroamericana assuma con forza una posizione di reclamo nei confronti degli Stati Uniti, “esigendo reciprocità”, cioé “lo stesso identico trattamento umanitario a tutti i migranti centroamericani” che, invece, “continuano a essere considerati come cittadini di seconda e terza categoria”.

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