Brasile: sospeso il Plano Estadual de Educação
La Escola Estadual Diadema, nell’ABC paulista (il cordone industriale della regione metropolitana di San Paolo), è stata la prima ad entrare in stato di agitazione. Era il 9 novembre: mentre altre decine e decine di istituti scolastici (alla fine saranno 193) venivano occupati contro la riforma dell’istruzione che intendeva imporre il governatore dello stato di San Paolo Geraldo Alckmin, il grande capitale cercava di dare la spallata alla presidenta Dilma Rousseff. Per ora, la conquista del Planalto non è avvenuta, mentre in un momento molto difficile per tutto il paese a livello economico e politico (l’offensiva della destra per far cadere la Rousseff e farla finita con le organizzazioni popolari), gli studenti medi e i loro docenti hanno ottenuto una clamorosa vittoria. Alckmin ha fatto marcia indietro e, almeno per il momento, la riforma che avrebbe privatizzato l’istruzione è stata sospesa.
Il voto del giudice Coimbra Smith, che sanciva il divieto di sgombero delle scuole occupate, ha già fatto giurisprudenza, come evidenzia il Conselho Estadual dos Direitos da Criança e do Adolescente (Condeca). Alla base della decisione che ha caratterizzato il voto unanime dei cinque giudici del Tribunale di Giustizia a favore del mantenimento delle occupazioni, la mancata discussione del governatore Alckmin e del suo governo con gli studenti e i docenti dello stato di San Paolo, secondo quanto prevede, invece, l’articolo 14 della Lei de Diretrizes e Bases da Educação. Insegnanti e studenti hanno sottolineato che la riforma prospettata da Alckmin non risolveva i problemi strutturali delle scuole dello stato, anzi, intendeva imporre aule di 30-40 studenti a discapito della qualità dell’insegnamento, senza valorizzare né la professionalità dei docenti (che peraltro, da tempo, richiedono aumenti salariali sempre promessi, ma mai attuati) né il diritto ad un’istruzione adeguata per gli alunni. Quando si è trattato di approvare il contestato Plano Estadual de Educação, studenti e docenti hanno occupato l’Assemblea legislativa allo scopo di far sospendere un’approvazione varata in tutta fretta e contraddistinta dal carattere di urgenza. Dal Grito pela Educação lanciato dagli insegnanti alle mobilitazioni che hanno coinvolto un’ampia parte della società civile paulista (movimenti sociali e sindacati), il progetto di Alckmin e di Herman Voorwald (ministro dell’Istruzione) è naufragato. Il Plano Estadual de Educação intendeva in realtà privatizzare l’istruzione e darla in appalto all’esterno per aumentare il controllo su docenti e studenti. La chiusura di 93 istituti scolastici dello stato e il conseguente trasferimento di alcune centinaia di migliaia di studenti in altre scuole è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le cosiddette escolas charters, aperte a New York negli anni Duemila e gestite dai privati, hanno rappresentato il principale spauracchio di un piano di riorganizzazione incentrato sulla suddivisione delle scuole medie in due soli cicli: fundamental I e fundamental II. Gli istituti scolastici, se divisi per cicli, rappresenterebbero un miglioramento per l’istruzione, almeno stando alle dichiarazioni ufficiali del governo, che sostiene inoltre come la domanda di una scuola pubblica sia in calo tra le famiglie dello stato proprio per la mancanza di una adeguata qualità. Niente di meglio, allora, che mettere l’istruzione nelle mani dei privati, uno dei passi principali del governatore Geraldo Alckmin, il quale guarda già alle elezioni presidenziali del 2018, per candidarsi come uomo dei tucanos. Così, mentre la destra, su base locale, tentava di scalare posizioni in chiave statale e nazionale, nelle scuole occupate nasceva un movimento che ha fatto dell’antiautoritarismo e della pratica libertaria la propria bandiera. Gli stessi movimenti sociali come il Passe Livre o i Sem Teto, che pure hanno avuto un certo ruolo nelle mobilitazioni scolastiche, hanno appoggiato gli studenti dall’esterno, mentre ha fatto scuola (è proprio il caso di dirlo), la lotta degli studenti cileni, soprattutto quella dei penguinos contro la prima presidenza Bachelet e contro il governo neoliberista di Piñera. Nel bel mezzo della maggiore offensiva della destra brasiliana, ha notato Raúl Zibechi, “migliaia di giovani tra i 14 e i 15 anni stanno facendo un’esperienza formidabile. Affrontano l’autoritarismo del governo socialdemocratico-neoliberista, sfidano la repressione poliziesca e le manipolazioni dei media”.
Il sostegno di docenti e studenti ha fatto il resto: Alckmin ha perso il suo braccio di ferro, mentre, scrive ancora Zibechi, “l’energia sociale e politica dal basso è stata capace di vincere su una destra che ha preso coraggio, ma deve retrocedere di fronte alla potenza della strada”.
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