Latina

Costa Rica: CEDIN accusa settori non indigeni di creare divisione tra gli indigeni

Il Centro per lo Sviluppo Indigeno denuncia un'azione legale contro la legge indigena avanzata apparentemente da indigeni ma in realta 'fomentati da settori reazionari della societa'
8 aprile 2004
Associazione per i popoli minacciati / Gesellschaft für bedrohte Völker

San José
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha ricevuto un comunicato del
CEDIN (Centro per lo Sviluppo Indigeno) secondo il quale alcune persone (i
nomi sono noti) hanno presentato un'azione legale per incostituzionalità di
diversi articoli della legge indigena (6172) del Costa Rica. Rubén Chacón
Castro, rappresentante legale delle Associazioni per lo Sviluppo di Cabagra
e Yimba Cajc (Rey Curré), ha quindi presentato a nome delle Associazioni
Indigene una richiesta di non procedere nell'azione di incostituzionalità
della legge indigena.

Rubén Chacón spiega che la l'azione per dichiarare incostituzionale la legge
indigena nasce da una concezione del mondo astorica e promotrice di vecchi
pregiudizi che non corrispondono ai valori di solidarietà, rispetto della
diversità culturale e tolleranza umana che caratterizzano invece la storia
del paese. L'azione legale inoltre sostiene una tesi falsa e diffonde
concetti discriminatori ed etnocentristi.
Aggiunge infine che quest'azione non è altro che il tentativo di certi
movimenti politici che sperano in questo modo di guadagnare qualche seguace
nella zona di Cantón de Buenos Aires de Puntarenas, soprattutto grazie
all'inganno retto da una percezione sbagliata della legge, o peggio ancora,
dall'occultamento della realtà giuridica che caratterizza gli ultimi
accadimenti. Leggendo bene il documento presentato sembrerebbe che questo
non sia stato redatto da indigeni ma da persone che ripudiano le tradizioni
indigene. Gli stessi firmatari sono persone che non mantengono vincoli
culturali forti con le proprie comunità indigene e l'azione legale da loro
inoltrata ne è la prova poiché l'istanza ha come scopo ultimo la distruzione
delle tradizioni, usanze e concezione del mondo indigene.

Secondo Rubén Chacón Castro non bisogna però dimenticare che negli ultimi
anni sono state presentate diverse istanze di incostituzionalità della legge
indigena e altri ricorsi alla stessa legge, ma in tutti i casi la Corte
Costituzionale ha respinto con unanimità le istanze presentate.
Il CEDIN spera che anche questa volta il pronunciamento della Corte
Costituzionale sia lo stesso e, grazie ai suoi legami con organizzazioni e
persone indigene può assicurare che la vasta maggioranza degli indigeni non
appoggia il ricorso di incostituzionalità. La difficile situazione in cui
vive la maggior parte degli indigeni, comporta anche che questi non abbiano
a disposizione un mezzo per esprimere i propri pensieri, per far ascoltare
la propria voce, per comunicare le proprie aspirazioni.

Conclude il comunicato del CEDIN: "Forse dovremmo agire in modo più
drastico, non tanto contro le persone che si sono fatte portatrici
dell'azione legale, le quali dovranno comunque continuare a vivere nelle
loro
comunità, ma contro quelle istanze che appoggiano l'azione, che sono poi
coloro che hanno sempre ostacolato lo sviluppo del nostro popolo. Il poco
sviluppo indigeno che finora si è avuto è da imputare agli sforzi fatti da
leader comunitari e organizzazioni locali che hanno lavorato
instancabilmente per il proprio popolo."

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