Latina

Il governo si ritira dalla tv sorta nel 2005 a sostegno dell’integrazionismo latinoamericano

Mauricio Macri decreta la fine di Telesur in Argentina. Festeggia il latifondo mediatico

La decisione arriva dopo l’attacco sferrato contro la Ley de Servicios de Comunicación Audiovisual
16 aprile 2016
David Lifodi

internet

A fine marzo il governo argentino ha annunciato che si sarebbe ritirato da Telesur in qualità di socio e lo ha fatto, particolare non trascurabile, tramite i media allineati e fedeli al governo, su tutti il quotidiano Clarín. Con questa decisione la tv che era sorta nel 2005, su impulso dell’allora presidente venezuelano Hugo Chávez e caratterizzata dal motto Nuestro norte es el sur, sparirà dallo specchio del digitale argentino, anche perché la Casa Rosada ha già fatto pressione sulle catene tv via cavo affinché non concedano né copertura né segnale.

Nell’Argentina macrista, dove si governa a colpi di decreti d’urgenza in barba alla normativa costituzionale, l’attacco a Telesur rappresenta un colpo al cuore alla comunicazione sociale. È evidente che Macri sia tutt’altro che interessato a prendersi a cuore un’emittente televisiva che si occupa delle rivendicazioni dei campesinos, dell’autogestione comunitaria nei barrios più poveri del continente latinoamericano e che contrappone la realtà sociale brasiliana ai disegni golpisti per fare fuori Dilma Rousseff e Lula, solo per fare alcuni esempi, ma soprattutto c’è un precedente inquietante. In occasione del colpo di stato del 24 marzo 1976, il triumvirato Videla, Agosti e Masera si preoccupò, tra i suoi primi atti, di fare pulizia tra i giornalisti non allineati facendone scomparire un buon numero. A sostenere questa operazione di pulizia sociale, come sempre, il Clarín. Ecco perché la cancellazione di Telesur dal panorama televisivo rappresenta un pessimo segnale. “La nostra decisione è in linea con il programma di governo proposto per i mezzi di comunicazione pubblica in termini di pluralismo e austerità”, ha tagliato corto il ministro dei Medios y Contenidos Púlicos Hernán Lombardi. In America Latina il latifondo mediatico va configurandosi sempre più come il principale alleato dei mezzi di comunicazione neoliberisti, come risulta assai evidente nella crisi brasiliana, dove Rede Globo ha letteralmente costruito l’accusa contro Dilma Rousseff, per la quale l’impeachment sembra ormai essere vicinissimo.

Per tornare in Argentina, il violento attacco di Macri e dei suoi uomini contro la Ley de Servicios de Comunicación Audiovisual, che serviva per democratizzare la comunicazione e regolare lo strapotere dell’oligopolio mediatico, ha rappresentato l’antipasto di quanto il governo avrebbe fatto poco dopo con la chiusura di Telesur. Ad un governo di destra radicale come quello presieduto da Macri (chi lo ha definito semplicemente un esecutivo conservatore dovrebbe compiere un bell’esame di coscienza) non serve il pluralismo dell’informazione, anzi, è meglio se il paese non viene a sapere quali sono i punti di vista di lavoratori, studenti e contadini. Al contrario, ciò che interessa alla Casa Rosada, non è solo il controllo dell’informazione, ma soprattutto dell’industria del contenuto, che include informazione, pubblicità, intrattenimento e orienta la cultura di massa. In questo senso i media commerciali eludono il dibattito, decidono i protagonisti, scelgono i problemi da trattare e individuano già prima i capri espiatori. Così hanno cercato di “cucinare”, senza successo, Chávez, ci stanno provando con Maduro, sono andati a segno con Zelaya e Lugo e sono assai vicini all’obiettivo per quanto riguarda la salida di Dilma Rousseff. Segnala il premio Nobel per la pace Pérez Esquivel: “Oggi Macri attacca Telesur, domani sarà la volta di Mercosur, Unasur e Celac” e in effetti c’è da scommetterci poiché il nuovo presidente argentino, già in campagna elettorale, aveva promesso che la posizione del paese in merito agli organismi dell’integrazionismo latinoamericano sarebbe cambiata. Telesur ha rappresentato uno dei progetti più importanti dell’ultimo decennio per l’intera America Latina, poiché rappresentava il primo tentativo di decolonizzazione mediatica rispetto all’egemonia comunicativa dei gringos. Telesur ha sempre dichiarato che intendeva porsi come ponte tra i popoli latinoamericani e così ha fatto, al fine dell’integrazione. Quando Telesur nacque si era all’inizio di quel ciclo progressista che adesso sta segnando il passo in diversi paesi del continente, ma allora come oggi la tv si è sempre posta da un punto di vista popolare e indipendente. Per l’Alba (Alianza bolivariana de los pueblos de nuestra América), l’attacco di Macri a Telesur rappresenta una chiara violazione alla libertà di espressione, a partire dall’articolo 13 della Convenzione americana sui diritti umani, che garantisce il diritto ad essere informati senza alcuna restrizione, oltre alla libertà di pensiero e di espressione.

Composta dai governi di Venezuela, Cuba, Bolivia, Nicaragua, Uruguay e , fino a poco tempo fa, Argentina, con la decisione di Macri Telesur perde uno dei soci fondamentali, mentre il panorama informativo argentino rischia di tornare alla parzialità e alle disuguaglianze tipiche dei paesi dove domina il latifondo mediatico.  

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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