Latina

Jujuy rappresenta il laboratorio della guerra sociale di Mauricio Macri contro le organizzazioni popolari

Argentina: prosegue la detenzione di Milagro Sala

Contro la dirigente della Tupac Amaru una montagna di accuse infondate
26 settembre 2016
David Lifodi

internet La guerra scatenata dal governo argentino contro i movimenti sociali è testimoniata dall’accanimento dimostrato contro Milagro Sala: la dirigente dell’organizzazione Tupac Amaru, in prigione dallo scorso 16 gennaio, è utilizzata dal presidente Mauricio Macri, e dal suo luogotenente Gerardo Morales, governatore di Jujuy, per far capire che l’aria è cambiata e che non ci sarà alcuno spazio per il dialogo con le organizzazioni popolari, ma solo repressione.

“Jujuy rappresenta il laboratorio della guerra sociale di Macri”: a sostenerlo, in un’intervista rilasciata a Pressenza, Marta Vassallo, esponente del Comitato per la liberazione di Milagro Sala, tornata in Argentina solo nel 1984, dopo un lungo esilio a Barcellona per sfuggire alla dittatura del triumvirato Videla-Massera-Agosti. Al giorno d’oggi, secondo Marta Vassallo, la situazione politica attuale è poco diversa da quella risalente all’epoca del regime militare. La coalizione di Macri, Cambiemos, finora si è caratterizzata per sostenere gli interessi dei grandi potentati economici. Le conquiste sociali dell’era kirchnerista sono state totalmente cancellate, a partire dalla Ley de Medios, per la gioia del latifondo mediatico rappresentato dal gruppo Clarin, mentre le tariffe di luce, acqua e gas sono triplicate. In politica estera, come ampiamente annunciato, Macri ha subito allineato l’Argentina all’Alianza del Pacífico, ha benedetto il golpe in Brasile e non passa giorno senza che il presidente non attacchi il Venezuela bolivariano. Il successo elettorale di Macri faceva presagire tutto questo e, in una situazione del genere, non sorprende la persecuzione politica nei confronti di Milagro Sala, denunciata per “istigazione a delinquere e agitazione” a seguito del sit-in organizzato di fronte al palazzo del governatore di Jujuy Morales. Da allora, sulla testa di Milagro si è accumulata una montagna di accuse infondate. Vicina al kirchnerismo, l’associazione Tupac Amaru nel corso degli anni si è messa al servizio delle fasce sociali più povere della popolazione argentina per migliorarne le condizioni di vita, educative e sanitarie. La costruzione di migliaia di abitazioni nei quartieri più poveri del paese insieme a scuole, centri sanitari e sportivi non è servita a dimostrare la serietà della Tupac Amaru: la maggior parte dei media, allineati a Macri, sostiene che l’organizzazione e la stessa Milagro Sala si siano intascati i finanziamenti provenienti dal kirchnerismo. Del resto, lo scopo di Macri è quello di estendere la guerra contro Milagro e la Tupac Amaru da Jujuy a tutto il paese mettendo nel mirino tutti i movimenti sociali e, finora, il presidente argentino c’è riuscito benissimo.

Far uscire Milagro Sala dalla prigione di Alto Comedero non sarà un compito facile. In Parlamento il Frente para la Victoria, espressione del peronismo progressista, si sta pian piano sfaldando a causa delle defezioni che hanno portato su altre sponde il Partido Justicialista, mentre il Frente Renovador si è allineato a Cambiemos. Come accade spesso in queste circostanze, la vera opposizione è quella sociale e sta nelle piazze. Le manifestazioni più imponenti, negli ultimi tempi, sono state quelle avvenute in occasione dell’anniversario del colpo di stato, il 24 marzo scorso, contro gli aggiustamenti strutturali e i licenziamenti di massa, le proteste contro i cosiddetti tarifazos, dovuti agli aumenti di acqua, luce e gas e per chiedere la liberazione di Milagro Sala. Fa parte della coalizione Cambiemos anche l’Unión Cívica Radical, il partito del governatore di Jujuy Gerardo Morales (a cui apparteneva anche Raúl Alfonsín, il primo presidente alla guida del paese dopo la dittatura militare), che gode dell’appoggio della classe media ed ha sempre dimostrato un odio viscerale nei confronti delle comunità indigene. Oggi il movimento Tupac Amaru si trova a lottare contro un presidente neoliberista quale è Macri proprio come alle sue origini, quando, negli anni Novanta, il nemico giurato dei tupaqueros era Carlos Menem, uno dei peggiori presidenti che abbia mai avuto l’Argentina. Da quando Macri è arrivato al potere ha condotto una vera e propria campagna contro la Tupac Amaru smantellando tutto ciò che aveva costruito nel corso degli anni e incarcerando, oltre a Milagro Sala, altri dieci esponenti dell’organizzazione. Alle cooperative legate alla Tupac Amaru, se si schierano contro l’organizzazione, Macri e Morales promettono ricompense di ogni tipo soffiando pericolosamente sul fuoco di una guerra tra poveri che permetterebbe loro di comandare all’insegna del divide et impera. Estorsione, frode e associazione illecita sono le accuse contro Milagro che si sommano a quelle di agitazione e istigazione a delinquere. La persecuzione di Gerardo Morales contro Milagro Sala risale ai dissapori tra Carlos Blaquier, padrone dell’industria zuccheriera Ledesma e uomo molto vicino al governatore e la dirigente della Tupac Amaru, che ha sempre espresso la sua solidarietà con i familiari dei desaparecidos della cosiddetta noche del apagón del luglio 1977, quando il regime provocò un black out elettrico nella zona di Jujuy per sequestrare centinaia di oppositori al regime. Blaquier ebbe un ruolo di primo piano e la leader tupaquera svolse un ruolo da protagonista nel processo contro Blaquier, assolto dalle accuse per crimini di lesa umanità da una giustizia complice.

La Tupac Amaru ha dato voce e sostegno a quelle comunità emarginate e discriminate dal punto di vista etnico e sociale in una zona del paese, quella di Jujuy, che si trova al confine con la Bolivia e a quattromila metri di altezza: questo è il vero “crimine” per il quale Milagro Sala è divenuta la prima prigioniera politica della presidenza Macri in virtù dei suoi ideali vicini all’indigenismo boliviano e per la teoria del potere popolare propugnata dai militanti tupaqueros. “Se Milagro viene abbandonata a marcire in carcere, restiamo soli tutti”, dicono i movimenti sociali argentini, che si preparano ad una battaglia di lunga durata contro Mauricio Macri e la sua squadra di governo.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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