Latina

Il ministro Claudio Avruji riduce il dramma delle sparizioni forzate a settemila persone

Argentina: la presidenza Macri nega l’esistenza dei trentamila desaparecidos

Si tratta di una strategia del governo per far cadere nell’oblio il diritto alla memoria
20 novembre 2016
David Lifodi

internet

Dall’Argentina macrista arriva un pesante attacco ai desaparecidos e alle loro famiglie. Pochi giorni fa, il segretario ai Diritti umani e al pluralismo culturale Claudio Avruji ha sostenuto che gli oppositori eliminati dal triumvirato militare Massera-Videla-Agosti non arrivano a settemila e, non contento, ha affidato la direzione dell’Espacio de Memoria dell’ex Esma, dove sono stati torturati ed eliminati migliaia di desaparecidos, a Mariano Miranda, il pubblico ministero di Jujjuy che sta rivestendo un ruolo di primo piano nella detenzione della deputata del Parlasur e presidente dell’associazione Tupac Amaru Milagro Sala.

Del resto, uno degli obiettivi di Mauricio Macri, fin dalla sua campagna elettorale per la Casa Rosada, era quello di  cancellare la memoria dei desaparecidos e fare terra bruciata intorno alle organizzazioni impegnate per la tutela dei diritti umani. Per raggiungere il suo scopo, Macri ha scelto Claudio Avruji, uno che con il pluralismo culturale e la tutela della memoria non ha proprio niente in comune. La lista delle vittime del regime militare, raggiungerebbe quota 7.010, a cui vanno aggiunte 1.561 persone assassinate: questi i dati divulgati dalla Secretaría de Derechos Humanos, che ha esteso la sua macabra quanto distorta contabilità a partire dal 1973. Questi stessi dati, appartenenti al Registro Unificado de Víctimas del Terrorismo de Estado, sono stati consegnati all’organizzazione non governativa vicina alla destra, Ciudadanos Libre, con il sostegno entusiasta del Clarín, il quotidiano più conservatore del paese, noto per aver sostenuto apertamente la dittatura e, negli ultimi anni, scatenato una guerra mediatica senza quartiere contro il kirchnerismo. Tutto ciò non è casuale, ma fa parte di un piano preordinato di Macri per perpetuare l’impunità dei torturatori di allora con il sostegno di una parte della stampa, a partire proprio dal Clarín, apertamente negazionista. Impunità, repressione e provocazioni sono i tratti che contraddistinguono la presidenza Macri. Nel caso specifico, il presidente e suoi uomini cercano di cancellare il dramma dei desaparecidos ogni giorno, con dichiarazioni e frasi ad effetto, nella speranza che il paese li segua. Di questa strategia fa parte anche la vergognosa equiparazione tra coloro che hanno combattuto la dittatura e i militari che si sono sentiti in dovere di agire per evitare che il paese scivolasse verso il comunismo. La cosiddetta teoria dei “due demoni”, utilizzata purtroppo anche in Italia per delegittimare la Resistenza, viene di nuovo tirata fuori dal cilindro  per giustificare il lavoro sporco degli aguzzini nei campi di detenzione clandestini sorti in tutto il paese. Al tempo stesso, Macri soffia sul fuoco e apre a ong apertamente revisioniste come Ciudadanos Libres che, tramite l’avvocato José Mangiocalda, di recente hanno denunciato un collettivo studentesco con la singolare accusa di far politica all’interno di una scuola perché avrebbe attentato ai diritti degli adolescenti. Così la Casa Rosada cerca di sviare l’attenzione sugli oltre tremila membri dell’esercito e della polizia bonaerense che hanno sostenuto apertamente la dittatura e continuano ad essere in servizio, al pari degli alti vertici della polizia metropolitana. Purtroppo, episodi di questo tipo non sono una novità. In passato era stata la volta di Darío Lopérfido, ministro della Cultura nella Buenos Aires in cui Macri era sindaco, a sparare a zero contro i desaparecidos, negare l’aperta repressione delle lotte operaie e popolari degli anni Sessanta e Settanta e sostenere la teoria degli opposti estremismi.

“Il macrismo ha un obiettivo molto chiaro: cancellare la memoria”, ha detto Victoria Montenegro, figlia di due militanti della guerriglia uccisi dalla dittatura e che a 25 anni, grazie alle Abuelas de la Plaza de Mayo, ha scoperto che i suoi genitori reali non erano quelli che l’avevano cresciuta. Figlia di Hilda Ramona Torres e Roque Orlando Montenegro, Victoria era nata nel 1976 e subito affidata al colonnello Herman Tezlaff, capo dell’intelligence che operava nel centro di detenzione clandestino El Vesubio. Ribattezzata con il nome di María Sol, per anni Victoria ha sentito parlare di lotta al terrorismo e alla guerriglia come unico modo per salvare la patria dal comunismo. Tramite le Abuelas, Victoria non solo ha recuperato la sua vera identità, ma ha scoperto che Herman Tezlaff era in realtà il “Gordo José”, questo il nome di battaglia dell’uomo all’interno del centro di detenzione clandestino e responsabile della morte dei suoi genitori. Bloccare le cause per delitti di lesa umanità, concedere ai repressori gli arresti domiciliari e mettere i bastoni tra le ruote alle Madres e alle Abuelas de la Plaza de Mayo sono gli obiettivi che il presidente argentino Macri intende portare a termine ad ogni costo e per questo le provocazioni e il fango gettato sulle associazioni impegnate sul versante dei diritti umani fanno parte di una strategia ormai quotidiana. In Argentina ci sono stati almeno seicento centri di detenzione clandestini: negare i trentamila desaparecidos equivale a sostenere l’insostenibile e cioè che da quei luoghi dell’orrore sia passato un numero minimo di persone.

Strano che tutte le ong, la stampa e le istituzioni impegnate ogni giorno a screditare il Venezuela bolivariano dipingendolo come il male assoluto non si esprimano in alcun modo su quanto sta accadendo in Argentina e continuino a descrivere Mauricio Macri come un conservatore moderato e niente più. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it.
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