Venezuela: mentre si attende di sapere l'esito della richiesta per il referendum aumentano gli appelli dell'opposizione per boicottare le prossime elezioni
La menzogna, l’inganno e l’imbroglio
Jorge Olavaria (El Nacional - 06 de Aprile 2004)
Nell’imminenza dell’inevitabile, le crepe annunciano il crollo finale dell’edificio di illusioni autoindulgenti di un ordine costituzionale che sapevamo essere falso e fittizio, ma che avevamo l’obbligo di mettere alla prova. E lo abbiamo fatto. La prova sta a punto di concludersi in una orgia di menzogne, inganni ed imbrogli. La Costituzione “bolivariana” sta affondando nello stagno pestilente del cinismo. Fingere che i suoi principi siano ancora vigenti e che le sue istituzioni funzionino significa farsi parte della farsa. Invocarla poi come legge suprema di condotta sarà espediente di scusa per codardi e opportunisti, ma non può essere obbligante per i cittadini di buona fede rispettosi di se stessi. A fronte di ciò che si è fatto con le firme che con sfoggio di comportamento civico e democratico sono state apportate a sostegno della richiesta di convocazione di un referendum con il quale poter manifestare se revocare o ratificare il presidente, tutte le strade si sono chiuse. Ora, noi venezuelani, non abbiamo altra opzione che appellarci al diritto alla legittima difesa dei nostri diritti alla vita, alla libertà e alla proprietà. D’ora in poi, accadrà quel che Dio vorrà.
Data la torbida doppiezza e l’inganno con cui i Rettori filo governativi del CNE hanno agito, il sottoporsi alle inaccettabili procedure della “riparazione” di firme da tutti considerate valide significa oltrepassare i limiti dell’ingenuità e della buona fede. Cadere nel terreno della codarda acquiescenza di abusi, inganni e imbrogli è impensabile. Senza alcuna istanza di appello a cui ricorrere avverso la grossolana frode costituzionale perpetrata dai servi della Sala Costituzionale del TSJ , chiuse tutte le porte della ragione, esauriti infruttuosamente tutti gli appelli alla decenza ed equità dei Rettori e Magistrati che hanno svolto i ruoli più importanti in questa commedia, la possibilità di poter risolvere mediante consultazione elettorale la crisi che ha spaccato il paese non esiste più. Insistere su questa via, accettando le condizioni del CNE imposte per rendere impossibile la ratifica o “riparazione” delle suddette firme valide è impensabile.
Quelli che, come noi, hanno cercato di risolvere la crisi per la via pacifica invocando la vigenza del diritto costituzionale, che offriva, nella lettera, la possibilità di convocare referénda affinché il popolo sovrano potesse decidere, sono oramai arrivati alla fine del percorso che avevano inteso transitare. Persistere, significherebbe cedere all’imbroglio e ai sofismi addotti per mantenere l’illusione della vigenza di una legittimità costituzionale che invece è morta e maleodorante; e che va solo seppellita nel silenzio e nella vergogna.
E’ arrivata l’ora
Il dado è tratto; l’ora di misurare la determinazione dei venezuelani di continuare questa farsa o finirla è arrivata. Ricordiamo la nostra pazienza. Hugo Chavez è asceso alla presidenza nel febbraio 1999, chiamando “moribonda” la Costituzione in base alla quale era stato assolto dal delitto di ribellione militare, proclamato candidato ed eletto presidente. Nel febbraio 1992, infatti, Chavez aveva capeggiato una ribellione militare la quale, secondo l’unico documento firmato da tutti quelli che lo accompagnarono, si giustificava per il dovere che l’articolo 132 della medesima Costituzione assegnava alle forze armate di difenderla da ogni violazione.
La medesima situazione si ripropone oggi con più e maggiori ragioni ed in termini più drammatici.
Hugo Chavez, tramite il suo governo delegittimato, è il maggiore violatore della Costituzione che egli stesso aveva proclamato a sazietà come legge suprema della sua condotta; è reo di sfacciato ladrocinio e peculato, è complice e insabbiatore del maggiore, immenso saccheggio del pubblico denaro della nostra storia; è responsabile della distruzione della compagnia petrolifera proprietà di tutti i venezuelani e dalla quale dipende la nostra economia; è traditore del più sacro giuramento dei militari: la difesa dell’integrità territoriale, all’avere di fatto desistito nella reclamazione territoriale della Guyana Esequiba che tanti sforzi ci costò ai venezuelani portarla ai termini dove stava.
Non c’è legge, norma o principio amministrativo che Chavez non abbia violato, il più eclatante: l’uso demenziale delle riserve monetarie poste a sostegno della nostra svalutata moneta. Sotto il suo governo, si è prodotto il più accelerato impoverimento della popolazione, il più elevato incremento dell’inflazione e della disoccupazione, il maggiore processo di disivestimento e fuga di capitali.
Non c’è un solo indicatore economico che la sua politica non abbia spinto verso una spirale discendente; oggi contiamo molta più povertà di quanta ce ne fosse quando egli assunse la presidenza. La distruzione delle polizie municipali ha comportato l’aumento della insicurezza e portato l’indice delittivo delle nostre città a livelli tra i più alti del mondo.
Hugo Chavez è l’impudico violatore dei diritti umani consacrati proprio dalla sua Costituzione, nonché dei trattati internazionali in materia sottoscritti dal Venezuela. Su suo ordine, si è ammazzato, si è sequestrato e si è torturato. Il giorno in cui Chavez sarà giudicato per questo potrà tardare, ma arriverà! Nulla potrà impedire che egli venga accusato dalle sue vittime presso le attuali istanze del diritto internazionale delle quali lo Stato venezuelano è parte. Istanze create affinché non rimangano impuniti i crimini commessi da Capi di Stato come Hugo Chavez. Nessun venezuelano ha votato per l’importazione voluta da Chavez dei (20.000 ndr.) cubani castristi e per l’invio a Cuba di poveri giovani venezuelani avvelenati dalla dottrina e la pratica del regime totalitario. Nessuno ha votato perché Chavez si alleasse con la guerriglia colombiana e trasformasse il Venezuela in un rifugio per narcotrafficanti e sequestratori.
Delegitimazione totale
Noi venezuelani che con le nostre firme abbiamo inteso esigere che Chavez si sottoponesse a referéndum revocatorio, richiedevamo che egli ci rimettesse il mandato che a suo tempo mal gli avevamo conferito. Ma ciò che i poteri dello Stato hanno fatto per impedire che il suo mandato sia sottoposto a referendum, li ha totalmente delegittimati. Non c’è potere: giudiziale, elettorale o morale che non abbia perso autorità al non fare ciò che la Costituzione stabilisce. Chavez ha perso la facoltà di governare e i cittadini di questa Repubblica non sono obbligati a ubbidirlo. Non siamo al bordo dell’anarchia. Siamo nell’anarchia.
Ciò che apparentemente rimane a Chavez è l’obbedienza delle Forze Armate, che per dettato costituzionale hanno l’esclusività nell’esercizio della violenza legale dello Stato. Quella violenza dovrà utilizzarla contro i venezuelani che non sono disposti a rinunciare ai nostri diritti. I portavoce delle Forze Armate, dal generale in capo che oggi occupa il Ministero della Difesa, hanno ripetuto più volte che la loro obbedienza è alla lettera e lo spirito della Costituzione. E’ arrivata l’ora di verificare se è così. Chavez ha violato la Costituzione. Qualcuno deve esigergli che la rispetti, che si dimetta e si sottoponga a giudizio. Così come si cercò di fare nel febbraio 1992 e che poi si ottenne nel 1993.
Si deve partecipare nelle elezioni?
Il giorno che assunse la presidenza, Hugo Chavez firmò un decreto per indire l’elezione di un’assemblea costituente. Da quel momento ebbe inizio una parodia di inganni, imbrogli, simulazioni, menzogne e usurpazioni che abortirono una costituzione che, con l’etichetta sacrilega di “bolivariana”, passerà alla storia come seppellimento della leggenda di speranza che, nel 1998, personificava Hugo Chavez.
E’ arrivata l’ora di ricordare che i venezuelani non votarono per quella Costituzione. Questo è un’altro anello della catena di bugie ed inganni che adesso finiscono in frode. Al referendum consultivo del aprile 1999, nel quale si chiese ai venezuelani se volevano convocare un’assemblea costituente, partecipò il 38% degli elettori. Il 63% si astenne e l’astensione ed i voti negativi sommarono il 68% dell’elettorato. Nel referendum approvatorio della Costituzione “bolivariana” del 15 dicembre 1999, il 54% degli elettori si astenne e solo partecipò il 46%. I voti negativi e le astensioni sommarono il 67,8% dell’elettorato.
La Costituzione “bolivariana” è nata morta. E’ stata il frutto di una Costituente illegittima per sua origine e per quello che ha fatto e disfatto durante le sue sezioni. E ciò non fu tutto. Il 22 dicembre l’assemblea costituente decretò un “Regime Costituzionale Transitorio” che violò la costituzione approvata sette giorni prima, e anche quella precedente del 1961, dichiarata “vigente” fino alla pubblicazione della nuova. Con quel Regime Transitorio, che non è stato sottomesso ne approvato nel referendum, tutti i poteri dello Stato furono assaliti, sequestrati ed occupati da Chavez.
Da quel colpo di stato nacque una sequela d’inganni, menzogne ed imbrogli. Basta! La disubbidienza civile deve cominciare dai civili. Prima di far appello alle Forze Armate affinché facciano quello che devono fare, sarà necessario sapere se i partiti che hanno presentato candidati per le cariche a governatori, sindaci e consiglieri regionali si ribelleranno astenendosi dal partecipare a queste elezioni o faranno il gioco al regime.
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