Brasile: Paulo Arns, il cardinale che sfidò la dittatura
Lo scorso luglio, un’iniziativa per celebrare i suoi cinquanta anni di ordinazione episcopale è stata caratterizzata, a più riprese, da slogan contro il presidente golpista Michel Temer, che rischia di far tornare indietro di molti anni il Brasile in merito alle conquiste sociali e politiche. “Dio predilige coloro che stanno dalla parte del popolo”, disse dom Paulo in un’intervista rilasciata nel 1979 al quotidiano Movimento. In qualità di vescovo (era stato ordinato nel 1966), lavorava soprattutto nella zona nord di San Paolo, dove visitava frequentemente le carceri piene di prigionieri politici e animava le comunità ecclesiali di base. Nel 1975, due anni dopo essere stato ordinato cardinale, Arns celebrò una messa in memoria di Vladimir Herzog, il giornalista ucciso dai militari. Quella funzione religiosa si trasformò in un vero e proprio atto politico contro la dittatura. A livello religioso gli fu fatto notare che un cardinale non poteva celebrare una messa per un suicida (questa era la versione che cercò di imporre il regime per nascondere le torture e l’uccisione di Herzog), ma dom Paulo rispose dicendo che non avrebbe annullato la funzione poiché era certo che la morte del giornalista fosse opera dei militari e non si trattasse di un suicidio. Nel corso dell’omelia il cardinale Arns si scagliò contro la dittatura che reprimeva, torturava e uccideva, ma, come ulteriore provocazione, il regime ordinò l’immediata chiusura della radio della curia di San Paolo, in un estremo tentativo di farlo tacere. L’omelia contro i militari non fu l’unico atto clamoroso di dom Paulo, la cui vita è stata all’insegna dell’impegno e della militanza. Il 31 marzo 1973 celebrò una funzione funebre in memoria dello studente di Geologia Alexandre Vannucchi Leme, assassinato dalla polizia politica del regime perché faceva parte dell’organizzazione guerrigliera Ação Libertadora Nacional, fondata da Carlos Marighella. Migliaia di persone parteciparono a quella che fu definita la Celebração da Esperança e, un anno dopo, si presentò di fronte al generale Golbery do Couto Silva insieme ai familiari dei prigionieri politici per chiedere verità e giustizia per i desaparecidos.
Quasi da solo, il cardinale Arns mise più volte in difficoltà la dittatura. Ad esempio, nell’ottobre 1973 fece stampare 150mila copie della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo per diffonderla nelle parrocchie e nelle comunità di base, evidenziando come tra i paesi firmatari ci fosse anche il Brasile, responsabile però di non metterla in pratica per volere dei militari al governo. E ancora, tra il 1979 e il 1985, il religioso partecipò attivamente al progetto Brasile Nunca Mais, realizzato clandestinamente, in cui si dava conto dei 707 processi del Supremo Tribunale Militare che aprirono gli occhi del paese sulla repressione. La difesa dei poveri e le sue battaglie per la giustizia sociale nell’ambito della Teologia della Liberazione servirono per riscattare i diritti di un intero paese nonostante lo stesso Arns, a volte, non si desse pace, convinto che fosse necessario fare di più, come avvenne in occasione del cosiddetto Massacre da Lapa del 16 dicembre 1976. Il cardinale informò i dirigenti del Partito Comunista brasiliano (PcdoB) che il regime aveva intenzione di inviare la polizia allo scopo di effettuare una retata presso la loro sede. Il sacerdote aveva ricevuto l’informazione dal console nordamericano di stanza a San Paolo e si prodigò per avvertire subito i più alti esponenti del PcdoB, ma non riuscì a salvare tutto il gruppo. Pochi mesi dopo, nel settembre 1977, il regime inviò la polizia militare all’interno della Puc, la Pontificia Università Cattolica di San Paolo, per reprimere un incontro nazionale organizzato dagli studenti. Dei duemila giovani che partecipavano all’assemblea, più di 700 furono arrestati. “Si entra nella Puc per aiutare il popolo, non per distruggere le cose”, tuonò dom Paulo, che nel frattempo aveva dato vita alla Pastorale Operaia. Fu in quell’occasione che Arns denunciò pubblicamente la vergogna dell’Ato Institucional n.5, una misura repressiva varata dalla dittatura nei confronti dei prigionieri politici e delle organizzazioni popolari che non si rassegnavano allo stato d’assedio vigente nel paese. E ancora, dom Paulo affrontò uno dei peggiori torturatori del paese, il capo supremo del Departamento de Ordem política e Social (Dops), quel Sérgio Fleury a cui ancora oggi è dedicata una via di San Paolo. Avvenne quando un gruppo di frati domenicani fu arrestato dalla polizia politica del Dops con l’accusa di collaborare con la guerriglia di Carlos Marighella. Uno dei leader del gruppo, Frei Tito Alencar da Lima, fu ripetutamente torturato, tanto che, una volta libero, tormentato dagli incubi di Sérgio Fleury, che vedeva ovunque, si suicidò. In occasione della detenzione dei domenicani, l’allora arcivescovo Agnelo Rossi non intercesse per i religiosi prigionieri e per questo motivo il Papa Paolo VI lo rimosse dall’incarico sostituendolo proprio con dom Paulo alla guida dell’arcidiocesi di San Paolo.
A livello pedagogico-religioso, il cardinale Arns sposò e sostenne le teorie di Paulo Freire e trasformò le comunità di base in centri coscientizzazione sociale e politica per la costruzione di una cittadinanza democratica e questo principio fu assunto anche dal Partido dos Trabalhadores (Pt) al momento della sua fondazione, nel 1980. Infine, il religioso sostenne il teologo Leonardo Boff, di cui era stato docente a Petrópolis, quando quest’ultimo fu ridotto allo stato laicale dalla Congregazione per la Dottrina della Fede a causa della pubblicazione del libro Igreja: carisma e Poder, fortemente critico verso le istituzioni cattoliche tradizionali. Di fronte all’allora cardinale Joseph Ratzinger, che molti anni dopo sarebbe divenuto Papa sotto il nome di Benedetto XVI e che, in quell’occasione, presiedeva il processo nei confronti di Boff, Arns prese le difese del suo ex discepolo, sostenendo la bontà della Teologia della Liberazione per la Chiesa.
Arns ha svolto un ruolo fondamentale nella difesa della democrazia brasiliana e delle conquiste sociali del paese, cancellate nel ventennio del regime militare ed oggi rimesse pesantemente in discussione dal presidente Temer e dal suo governo.
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