Latina

Leader dell’associazione Tupac Amaru, la donna è in carcere dal 16 gennaio 2015

Argentina: prosegue la criminalizzazione di Milagro Sala

A fine dicembre per la deputata del Parlasur è arrivata una doppia condanna
14 gennaio 2017
David Lifodi

internet

Il prossimo 16 gennaio sarà trascorso un anno dalla detenzione illegale di Milagro Sala nel carcere di Alto Comedero, a Jujuy, la città dove non si muove foglia senza che il governatore Gerardo Morales non voglia.

A fine 2015, per la dirigente dell’associazione Tupac Amaru, sono arrivate due brutte notizie. La prima si riferisce alla condanna a tre anni per l’escrache realizzato nel 2009 contro l’allora senatore Morales. La seconda riguarda invece una multa e l’interdizione a pubblici uffici e cariche in associazioni per tre anni. Fin dal primo giorno della sua detenzione, è stata evidente la natura esclusivamente politica della reclusione di Milagro Sala, deputata del Parlasur e animatrice della Tupac Amaru, associazione che grazie al suo lavoro ha restituito dignità a migliaia di cittadini poveri. Ad essere fatale a Milagro il sit-in di protesta convocato di fronte al palazzo del governatore di Jujuy Gerardo Morales che, insieme al presidente Mauricio Macri, sta conducendo una vera e propria campagna d’odio nei confronti della donna. La manifestazione del dicembre 2015, organizzata per chiedere conto a Morales dell’ondata di licenziamenti che aveva lasciato senza lavoro migliaia di lavoratori delle cooperative, è stata utilizzata come pretesto dal governatore, che ne ha sollecitato l’arresto con la surreale accusa di blocco della circolazione. In realtà, Morales ha più volte declinato l’invito di Milagro Sala per un incontro ed ha risposto ordinando la repressione e la criminalizzazione della Tupac Amaru.

In realtà, i punti oscuri di questa storia sono molteplici, a partire dall’unico testimone chiamato in causa da Morales ad oltre un anno dalla detenzione della donna. È emerso infatti di recente che il testimone in questione era in realtà un impiegato che lavorava proprio presso il palazzo del governo di Morales, mentre, per quanto riguarda la manifestazione del 16 ottobre 2009, conclusasi con il lancio di uova verso il senatore presso il Colegio Profesional de Ciencias Economicas, a chiamare in causa Milagro Sala sono stati due lavoratori di una cooperativa che più volte hanno sostenuto differenti versioni, tanto che l’avvocato della donna ha facilmente dimostrato come in quella circostanza, né la stessa Milagro né esponenti della Tupac Amaru, fossero presenti al momento dei fatti. René Orlando Arellano, questo il nome del testimone, ha dichiarato di essersi deciso a testimoniare contro Milagro Sala affinché quest’ultima smettesse di minacciarlo, incolpandola inoltre di essere rimasto disoccupato per causa sua. E ancora, Arellano avrebbe aggiunto di essere stato indotto da Milagro Sala, tramite una pistola puntata, a promuovere azioni violente contro il governatore Morales. Tutto ciò sarebbe accaduto presso l’abitazione di Milagro Sala in occasione di riunioni in cui la Tupac Amaru progettava azioni di protesta contro Morales. In realtà, per essere un disoccupato, Arellano disponeva di una segreteria e di una cooperativa a cui venivano assegnati gli appalti proprio per mezzo di Gerardo Morales. A sostenere le poco credibili tesi del testimone è intervenuta anche l’organizzazione studentesca universitaria Franja Morada che, in un inquietante video in cui viene fatto un collage delle manifestazioni della Tupac Amaru, descrive l’associazione come forza “parastatale”. Questo gruppo studentesco sostiene inoltre che a Jujuy vige lo stato di diritto, non ci sono prigionieri politici e che la campagna a favore della liberazione di Milagro Sala intende solo garantirle l’impunità. Nel video, significativamente intitolato Qué pensamos de la condena de Milagro Sala, si accusa la leader della Tupac Amaru di voler schivare la giustizia e si vedono i principali esponenti della Franja Morada sostenere la tesi della detenzione della deputata del Parlasur come misura necessaria per ristabilire l’ordine a Jujuy.

Subito dopo la doppia condanna, Milagro Sala ha dichiarato: “Questa sentenza è assolutamente antidemocratica e il suo unico obiettivo è quello di continuare a criminalizzare la protesta. Sento molto dolore per l’ingiustizia che stiamo vivendo, perché non abbiamo rubato nulla, abbiamo lavorato per dare dignità a migliaia di compagni”.  

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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