Latina

Nessun sistema di controllo per controllare chi avesse voluto votare più volte

Venezuela: il plebiscito farsa antibolivariano del 16 luglio

L’opposizione punta alla guerra civile che giustificherebbe un intervento nel paese di forze straniere
19 luglio 2017
David Lifodi

internet

“Il plebiscito contro Maduro del 16 luglio è stato un successo. 7 milioni di venezuelani, a maggioranza schiacciante, hanno espresso chiaramente la volontà di cacciare da Miraflores il presidente venezuelano”. Così, parola più parola meno, si è espressa l’opposizione antibolivariana unita sotto le insegne della Mesa de Unidad Democrática (Mud), le cui dichiarazioni di vittoria sono state riprese, in maniera entusiasta, da tutta la stampa internazionale.

Difficile non definire il plebiscito come una messa in scena e le parole dei dirigenti della Mud come baggianate: è ovvio che la maggioranza dei votanti sia espressa contro Maduro, visto che hanno partecipato alla consultazione, di nessun valore a livello legale, soltanto coloro che auspicano la salida immediata del presidente. Dal canto suo, la Mud sta facendo di tutto per evitare che si realizzi il processo legato all’Assemblea costituente, promossa dallo stesso Maduro e dedicata a ristabilire l’ordine costituzionale in un paese sconvolto da anni dalla violenza politica. Da qui al 30 luglio, la data del voto sull’Assemblea costituente, l’opposizione ha tracciato un vero e proprio percorso di guerra per agevolare l’uscita di scena del presidente. Può darsi che le destre stavolta ce la facciano davvero, pur imboccando la strada della più completa illegalità.Lo stesso plebiscito del 16 luglio è stato presentato come legale dalla Mud, ma in realtà spetta solo al Consejo Nacional Electoral, come sanciscono gli articoli 292 e 293 della Costituzione venezuelana, indire le consultazioni elettorali. Il fatto che il plebiscito sia stato convocato da un’assemblea di cittadini non significa che sia legale dal punto di vista della Costituzione. Inoltre, sono stati gli stessi oppositori, implicitamente, a qualificare come farsa il plebiscito. Uno degli organizzatori, Negal Morales, si è appellato alla coscienza civica dei venezuelani affinché non si recassero più volte ai seggi per votare, ammettendo la mancanza di un sistema di controllo per scovare chi avesse voluto esprimere più volte il diritto di voto, con buona pace del principio basilare “un elettore, un voto”.  Inoltre, la scelta dell’opposizione di bruciare i quaderni della consultazione elettorale non va esattamente nel segno della trasparenza del processo elettorale, della legittimità del voto e del diritto di accesso alle informazioni. Eppure, non era proprio la Mud a chiedere trasparenza ogni volta che è stata sconfitta dal chavismo alle elezioni? Senza contare che la distruzione dei registri di voto era già avvenuta nel 2012, quando, in occasione delle primarie interne della Mud, erano stati segnalati casi di frode dalle stesse fila dell’opposizione. E ancora: quello che è stato dipinto come un successo per la partecipazione di 7 milioni di persone al plebiscito dovrebbe suonare in realtà come un mezzo fallimento, poiché la stessa Mud, nei giorni precedenti al plebiscito, si aspettava il doppio dei partecipanti, almeno a sentire le dichiarazioni bellicose dei suoi dirigenti.

Nel frattempo, contando sul cosiddetto efecto Leopoldo, dovuto ai domiciliari concessi a López, leader del partito di ispirazione fascista Voluntad Popular che i media continuano a definire come un sincero democratico vittima della tirannia chavista, Freddy Guevara, uno dei leader dell’opposizione, ha minacciato un levantamiento total contro la rivoluzione bolivariana, come se non bastasse lo stato d’assedio imposto al paese e una lunga scia di omicidi di natura politica tutti imputati a prescindere sul conto di Maduro. Anche sul 46enne che si batte per la “libertà del Venezuela” andrebbe fatta chiarezza una volta per tutte. Dopo aver beneficiato dei domiciliari, che di solito si concedono solo a chi ha oltrepassato i 70 anni o è vittima di malattie gravi, López è tornato ad essere un pandillero prepotente, come lo ha definito Resumen Latinoamericano, tanto da rappresentare un personaggio scomodo anche all’interno della stessa opposizione. A causa della sua disputa con Henrique Capriles, presentato come “il lato moderato del fascismo”, per ottenere il comando della Mud sono riprese con maggior vigore guarimbas, saccheggi e violenze di ogni tipo in una sorta di gara tra chi si trasforma in mandante dei peggiori crimini. Tutto è lecito, purché la salida di Maduro diventi realtà, ma la frammentazione della Mud è tale che gli stessi Stati uniti, aldilà delle minacciose dichiarazioni di facciata contro il Venezuela bolivariano, non siano troppo intenzionati nell’appoggiarsi all’opposizione.

A questo proposito, sono significative le parole della vicepresidente del Consejo Nacional Electoral Sandra Oblitas: “La destra sostiene di battersi per la democrazia, ma poi intende impedire in ogni modo ai cittadini di esprimere il voto in relazione all’Assemblea Costituente”. Lo scopo dell’opposizione è consolidare nel paese la cultura dell’odio e della violenza politica per poter causare una guerra civile che giustificherebbe un intervento di forze straniere in Venezuela. Finora, nonostante sui media passi un messaggio del tutto contrario perché distorto e strumentalizzato, il governo e la Fuerza Armada NacionalBolivariana (Fanb) non sono cadute nel tranello della repressione, anche se si parla da tempo di un buon numero di militari intenzionati a passare tra le fila dell’opposizione.

Cosa accadrebbe, si è chiesto provocatoriamente Aram Aharonian su Rebelión, se i fondamentalisti religiosi che seminano il terrore in Europa tramite bombe  e attentati fossero presentati dalla stampa mainstream come eroi, al pari di ciò che fanno i media embedded con gli oppositori venezuelani?

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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