Argentina: il macrismo attacca la libera informazione
Tra le "colpe" di Morales, la maggiore è quella di aver denunciato le pratiche mafiose del quotidiano, voce principale del macrismo e, negli anni del colpo di stato, cassa di risonanza dei militari che rifiutavano di dire alle madri dove erano imprigionati i loro figli. Il forte legame tra il potere politico e quello economico, la minaccia persistente allo stato di diritto ed una democrazia "a bassa intensità" sono aspetti messi più volte in rilievo da Victor Hugo Morales, vittima di un imprenditore vicino al macrismo e proprietario del Gruppo Indalo, che detiene la maggioranza delle azioni dei media dove lavorava il giornalista e non si è fatto alcuno scrupolo nel licenziarlo. "Ogni voce messa a tacere serve per far indietreggiare la libertà di espressione", ha spiegato Morales, sottolineando come lo stesso destino sia stato condiviso da migliaia di operatori dell'informazione che, dall'avvento dell'era macrista, hanno conosciuto l'amara strada del licenziamento o, in alternativa, dell'autocensura.
In Argentina non esiste più la libertà di espressione, ma non solo per i giornalisti: magistrati, sindacalisti e attivisti rischiano di essere perseguitati per le proprie idee politiche proprio come è accaduto a Victor Hugo Morales, che non ha mai nascosto il proprio pensiero. Tuttavia, l'allontanamento del giornalista dalla redazione di C5N è avvenuto a seguito di quella che a prima vista era apparsa come una semplice riunione di redazione. È stato in questo contesto che Victor Hugo ha compreso di essere stato messo in disparte, grazie ad Ignacio Jorge Rosner, l'imprenditore amico di Macri: non solo il suo destino lavorativo era stato deciso da altri, ma i vertici della redazione si sono limitati a comunicargli una decisione presa da altri e dall'alto. Il Gruppo Indalo, in pratica, ha certificato la propria tolleranza zero verso qualsiasi critica a Mauricio Macri e al Clarín. I margini per fare giornalismo con un minimo di dignità e indipendenza in Argentina diminuiscono ogni giorno di più, sotto il peso e l'influenza del macrismo, delle grandi corporazioni e di un oligopolio mediatico che, per otto anni, si è permesso di insultare quotidianamente la ex presidenta Cristina Fernández senza mai subire alcuna conseguenza di sorta, mentre Macri in breve tempo ha fatto pulizia di tutti i giornalisti a lui sgraditi.
Telesur e Prensa Latina, due dei pochi media che gli argentini possono seguire senza correre il rischio di vedersi propinate notizie manipolate, sostengono che C5N ha fatto passare il licenziamento di Victor Hugo Morales come una questione di carattere esclusivamente contrattuale. Inoltre, non si può fare a meno di notare l'immobilismo del mondo dell'informazione, anche in Europa, dove gran parte delle persone sono all'oscuro delle mobilitazioni contro Mauricio Macri, poiché notizie di questo genere sono state silenziate sia in Agentina sia nel vecchio continente.
No alla censura, no alla paura è lo slogan che risuona nelle piazze di un'Argentina dove il Clarín è tornato ad essere l'organo preposto ad anestetizzare la coscienza sociale e a mistificare la realtà di un paese in cui i seguaci del macrismo negano i trentamila desaparecidos, gettano fumo negli occhi a proposito del caso di Santiago Maldonado e obbligano il paese a vivere in una sorta di ininterrotto black out informativo.
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