Latina

Ad oltre un mese dal suo omicidio, ancora nessuna novità ufficiale sull'omicidio dell'attivista ambientalista

Messico: sulla morte dell'indigena purépecha Guadalupe Campanur l'ombra del crimine organizzato

La donna apparteneva alla comunità di Cherán, dichiaratasi nel 2011 territorio libero e autonomo
19 febbraio 2018
David Lifodi

Guadalupe Campanur

Ad oltre un mese dall'omicidio di Guadalupe "Lupita" Campanur, avvenuto lo scorso 17 gennaio, ancora non sono stati individuati i suoi assassini. Si è trattato dell'ennesima morte di un'attivista ambientalista, la decima solo nella comunità di Cherán, quella di appartenenza della donna.

Divenuto municipio autonomo nel 2011, quando emerse la volontà di auto-organizzarsi senza la presenza di partiti politici e secondo l'organizzazione comunitaria degli indigeni purépecha, Cherán ha dovuto affrontare una durissima battaglia per la difesa dei suoi boschi contro i trafficanti illegali di legname e il crimine organizzato, spesso colluso con le autorità federali. Soltanto nei sei anni di Enrique Peña Nieto, il cui mandato è ormai giunto agli sgoccioli, sono avvenute 86 sparizioni forzate e 106 morti, come evidenziato dalla Red Tdt nel suo rapporto La esperanza no se agota.

Guadalupe era stata la prima donna ad aderire alle rondas comunitarias, il cui scopo era quello di difendere il territorio dalle multinazionali, dalle guardie armate e dalla criminalità comune. Inoltre, Lupita si era avvicinata al Concejo de Bienes Comunales, partecipava attivamente alle assemblee del Barrio Tercero, il suo quartiere, e rappresentava un punto di riferimento per il suo municipio, unico esempio di autogoverno nello stato del Michoacán e del Messico, ad eccezione del processo di autonomia zapatista. Nella battaglia per la tutela del territorio e delle risorse naturali, i movimenti sociali sono considerati dallo Stato messicano come una tra le principali minacce per la sicurezza nazionale. Non a caso, la controversa Ley de Sguridad Interior, approvata da Enrique Peña Nieto allo scopo di legittimare l'utilizzo arbitrario ed eccessivo della forza pubblica, è stata più volte invocata dalle stesse multinazionali per aver garantita la mano libera sul territorio. Lo stesso Tpp, l'Acuerdo Transpacífico de Cooperación Económica, cancella anche quelle residue possibilità nelle mani dello Stato per controllare le imprese straniere, affidando a tribunali internazionali tutt'altro che imparziali le controversie tra gli stati e le imprese.

Se è vero che il rapporto di Global Witness, Defender la tierra, ha omaggiato gli attivisti ambientalisti sottolineando che estas defensoras y defensores no murieron, se multiplicaron, l'omicidio di Guadalupe Campanur ha scosso profondamente il municipio di Cherán, dove l'autogoverno era riuscito a diminuire fortemente i casi di violenza: l'ultimo omicidio risale infatti al 2012. L'uccisione di Lupita, il cui corpo è stato ritrovato abbandonato nel municipio di Chilchota, è probabilmente frutto della presenza delle eco-mafie. L'autonomia aveva permesso non solo di esercitare di nuovo un attento controllo sul territorio, ma anche la riconquista dei boschi e delle risorse idriche, con buona pace del governo del Michoacán che, fin dall'inizio, ha cercato di ostacolare in ogni modo questa esperienza di autogoverno. Cherán oggi rappresenta un esempio di orizzontalità in un contesto istituzionale caratterizzato da un’estrema verticalità ed è per questo motivo che il municipio è stato fortemente osteggiato dalle istituzioni, preoccupate che la cosiddetta cheránización si propagasse in tutto il paese.

A Cherán, come nel Chiapas zapatista, è in vigore il principio del mandar obedeciendo e i rappresentanti del consiglio comunale dirigono la comunità attraverso usi e costumi indigeni. In un paese nelle mani dei narcos e della parapolitica, assistere ad una seduta del Consejo Mayor di Cherán è come partecipare ad una lezione di democrazia. La cittadina, di circa ventimila abitanti, è divisa in quattro quartieri formati da 189 assemblee, denominate puntos de reunión, che hanno l’incarico di sottoporre le loro proposte ai keri. I candidati del Consiglio, a loro volta, devono possedere determinati requisiti, dall’essere maggiorenni a dimostrare la conoscenza della cultura purépecha, oltre, ovviamente, a non essere stati coinvolti in episodi di corruzione. Nell’assemblea dei quartieri, dove i cittadini si esprimono tramite il voto, vengono prese le decisioni che poi saranno presentate al Consejo Mayor. I keri possono solo ratificare le decisioni prese in assemblea ed essere rimossi dall’incarico in qualsiasi momento.

All’ingresso del municipio un cartello avverte che si entra in un territorio libero e autonomo. È questo che infastidisce le mafie e la comunità ha chiesto che le indagini sulla morte di Guadalupe cerchino di capire se è dovuta alla sua militanza in qualità di comunera e ambientalista. Finora, il silenzio sembra far presagire che l'omicidio di Lupita rappresenti un sinistro avvertimento per tutta la gente di Cherán.


Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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